«Il castigo è finito, finalmente posso tornare a lavorare per i miei pazienti». Dopo un anno di lontananza «forzata», il dottor Giovanni Serpelloni torna a dirigere il Sert di Verona. A dare ufficialmente l’annuncio è il nuovo direttore generale dell’Usl 20, Pietro Girardi: «Nelle prossime ore firmerò la delibera di reintegro, si tratta di un atto dovuto alla luce dell’ordinanza appena scattata dalla magistratura».
Parliamo dell’ordinanza con cui, in data 9 gennaio 2016, il giudice del Lavoro Antonio Gesumunno ordina all’Usl 20 di rimettere «immediatamente» a capo del Sert di via Germania. Un ritorno, quello di Serpelloni al Dipartimento anti dipendenze, che arriva a un anno esatto da quando, il 31 gennaio 2015, era stato licenziato in tronco «per giusta causa» dall’allora direttore generale Maria Giuseppina Bonavina. Stessa sorte aveva colpito 24 ore prima un suo storico collaboratore, il dirigente medico Oliviero Bosco, mentre risaliva a novembre 2014 l’allontanamento di Maurizio Gomma, che aveva diretto il dipartimento delle dipendenze negli anni in cui Serpelloni era stato a capo del Dipartimento antidroga del governo sotto i governi Berlusconi, Monti e Letta. Nel giro di poche settimane, Serpelloni e il suo team erano stati dunque spazzati via dal Sert: se Gomma aveva pagato alcune contestazioni per una convenzione con l’associazione Eihp per la gestione di alcuni progetti del Sert, a Serpelloni e Bosco è stato imputato di aver promosso – per altro con l’assistenza del Codacons, e insieme anche a Gomma – un ricorso al Tar e un esposto alla procura contro la stessa direttrice di allora dell’Usl 20 per «violazione dei diritti costituzionali e abuso di potere mediante l’attivazione di ingiusti provvedimenti disciplinari», chiedendone la rimozione dall’incarico.
In ballo, però, c’era in realtà l’ormai famigerata diatriba sul software clinico ideato dagli stessi medici del Sert, che ne rivendicavano i diritti intellettuali e avevano per questo chiesto agli sviluppatori della Ciditech – che lo aveva venduto in tutta Italia e ne curava la manutenzione – una somma di 100mila euro «a saldo forfettario e risarcitorio».
Di qui, la guerra di esposti e ripicche scoppiata nei mesi scorsi tra medici e gli allora vertici dell’Usl 20 finché, la scorsa estate, la magistratura scaligera aveva ordinato l’immediato reintegro dei tre sanitari. Nessuno di loro, tuttavia, era stato fatto rientrare al precedente incarico: Serpelloni, nello specifico, era stato «retrocesso» da direttore apicale (l’ equivalente di primario) a dirigente semplice, passando dal Servizio tossicodipendenze all’ ufficio di Medicina territoriale e specialistica. Nei fatti, era stato degradato e aveva dunque deciso di impugnare immediatamente tale «retrocessione» in tribunale.
Sabato scorso, il verdetto del magistrato: «Si deve ritenere che l’annullamento della delibera di nomina del dottor Serpelloni a dirigente medico responsabile di struttura complessa n.1110 del 1999 è illegittimo. Il ricorrente aveva diritto, una volta reintegrato in esecuzione dell’ordinanza che ha dichiarato la nullità del licenziamento, a riprendere le funzioni e mansioni proprie del dirigente di secondo livello responsabile di struttura complessa ricoperte sino al recesso comunicato dall’azienda».
Ma non è finita: «La sottrazione delle mansioni dirigenziali apicali e di coordinamento dei settori, proprie del dirigente di unità operativa complessa e l’assegnazione di mansioni di dirigente medico di primo livello, peraltro nell’ambito di un servizio totalmente estraneo a quello di provenienza e attualmente non ancora ben definite – prosegue infatti il giudice Gesumunno nella sua ordinanza – possono concretamente determinare il rischio, durante il tempo necessario per lo svolgimento della causa di merito, che il dottor Serpelloni perda, quanto meno in parte, la elevata professionalità ed esperienza acquisita nel lungo periodo trascorso nel Sert anche con funzioni direttive e in incarichi di rilevante importanza in ambito nazionale e internazionali (come risulta da documentazione non contestata dalla parte convenuta)».
E adesso? Oltre a poter rientrare subito al suo posto di capo del Sert, Serpelloni potrà anche chiedere i danni: «Ma non mi rivarrò sull’Usl 20 bensì sulle persone che firmarono la delibera che mi ha degradato». Non ne fa il nome, il riferimento all’ex dg Bonavina è esplicito. E inevitabile.
La. Ted. – Il Corriere del Veneto – 13 gennaio 2016