L’idillio medico-paziente esiste solo in Tv. Nella realtà le denunce che piovono sulla settore sanitario sono lievitate del 300%in soli otto anni. E i pazienti sono diventati nemici dei camici bianchi che vengono denunciati spesso con leggerezza.
Lo confermano i dati della Procura di Roma elaborati dall’Istituto di medicina legale dell’Università cattolica Sacro Cuore: solo una denuncia su 100 è fondata e si trasforma in condanna. In pratica, i199% dei medici viene scagionato dopo aver subito un processo che può durare dai cinque agli otto anni. Una degenerazione che provoca uno sperpero di denaro pubblico nel settoregiudiziario e in quello sanitario. Già, perché i medici non ne possono più di ricevere avvisi di garanzia per ogni magagna. E contrattaccano con la medicina difensiva, un’arma a doppio taglio: se da un lato li cautela, Ball’ altra aggravai costi della sanità pubblica per circa un miliardo di euro l’anno. Un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari rileva infatti che quasi il 70% dei medici propone un ricovero non necessario mentre sei su dieci suggeriscono più esami del dovuto. «La classe medica si sente perseguitata e la conseguenza è l’aumento del 10% della spesa nazionale» incalza Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami, acronimo di Associazione Medici Accusati di Malpractice. «I costi lievitano in tutti i settori – aggiunge il medico – La spesa far-macologica cresce del 15%, gli accertamenti di circa 20% e si traducono in 200 milioni l’anno, le visite specialistiche aggiuntive si stimano intorno ai 150 milioni l’anno. Alla fine il miliardo di euro lo superiamo senza problemi». E tutto perché in Italia, unica nazione nella Ue e nel mondo è previsto lo strumento penale per colpa del medico. Fuori dai confini un professionistaviene condannato solo per dolo o per aver agito sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o dell’alcol. Ma il nostro codice è rimasto un po’ indietro. E si assiste a una sorta di perversione giudiziale che lascia una vittima anche dopo un’ assoluzione. E nell’ambiente ospedaliero, chi ha ricevuto un semplice avviso di garanzia è colpito dalla «sindrome dell’appestato»: vive una crisi psicologica chegli crea isolamento professionale e limita le sue capacità professionali. Molti finiscono dal collega psicanalista. I medici sono disorientati, sfiduciati e hanno voglia di rivalsa. E anche il presidente di Amamai, Maggiarotti ammette che di fronte a 30 mila sinistri all’anno, questa reazione è inevitabile. «Un medico – racconta – è stato condannato per omicidio colposo perché di fronte a una cefalea non ha prescritto unarisonanzaper allontanare il sospetto di aneurisma di arteria cerebrale. I giudici hanno detto che l’evento, anche se è improbabile, andava previsto anche a costo di prescrivere esami lunghi e costosissimi».
Il Giornale – 11 dicembre 2012