Luigi Grassia. L’industria italiana dei farmaci e delle biotecnologie continua ad assumere anche in tempi di crisi o di crescita lenta per l’economia in generale, e per di più assume una quota notevole di ricercatori e di tecnici qualificati. Il settore conta in Italia 63.500 addetti di cui 6100 sono (appunto) ricercatori dotati di forti competenze, e l’anno scorso ci sono state 6000 assunzioni di ogni genere.
Le cifre di Farmindustria
Secondo i dati di Farmindustria (le aziende del comparto) questo è il primo settore per produttività tra quelli manifatturieri in Italia. La sua produzione vale 30 miliardi di euro ed è cresciuta dell’11% in cinque anni, il più alto incremento fra tutti i settori della manifattura. Le esportazioni sono balzate del 57% tra 2010 e 2015, rispetto al 33% della media europea. Gli investimenti nella ricerca valgono 1,4 miliardi di euro all’anno, con un incremento del 15% dal 2013 e con una previsione di ulteriore crescita almeno per i prossimi tre anni.
Tutto questo viene fatto un po’ per vocazione e un po’ per continuare a crescere e così conservare l’indipendenza, in un periodo di grande fermento per il settore a livello mondiale. I giganti stranieri hanno rilanciato le fusioni e acquisizioni: proprio nei giorni scorsi è stata firmata un’intesa da 14 miliardi di dollari fra il gruppo Pfizer (che compra) e la preda Medivation, specializzata nelle cure anticancro, mentre la Bayer punta a un accordo con la Monsanto.
In Europa e in America
A questo la farmaceutica italiana risponde con importanti risultati all’estero. Di recente l’italiana Molmed ha ricevuto il via libera dell’Unione europea a una sua terapia per le leucemie, mentre la Diasorin ha ottenuto un contratto per realizzare negli Stati Uniti nuovi dispositivi per test sierologici in grado di identificare le infezioni causate dal virus Zika.
Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, descrive il settore come «trainante per il Paese, insieme a quello dell’automobile». Le industrie farmaceutiche «hanno creduto nelle potenzialità dell’Italia e hanno continuato a investire. Oggi il 75% dei nostri associati vuole continuare su questa strada e scommette sul nostro Paese».
Il 20% dei test europei
L’amministratore delegato di Molmed e presidente di Assobiotec (le aziende delle biotecnologie), Riccardo Palmisano, dice che la ricerca «è l’elemento che consente di trasformare gli investimenti in conoscenza. I recenti successi di Diasorin e di Molmed dimostrano che si può fare impresa biotecnologica di eccellenza nel settore delle scienze della vita anche in Italia».
L’amministratore delegato del gruppo Dompé, Eugenio Aringhieri, dice che l’Italia rappresenta «un’eccellenza nello scacchiere farmaceutico internazionale. L’industria farmaceutica italiana svolge il 20% degli studi clinici condotti in Europa. Da azienda che è storicamente impegnata nelle biotecnologie e nella ricerca di soluzioni terapeutiche innovative, guardiamo a questi dati con fiducia».
La Stampa – 27 agosto 2016