Stop all’inserimento al Nido o alla scuola materna dei bambini non vaccinati. E’ la prima misura decisa dalla Regione, che la ratificherà con delibera di giunta, per arginare il crollo della copertura vaccinale, dal 2008 a oggi scesa dal 97,7% al 91,3%. E’ emerso ieri, durante la commissione Sanità dedicata al tema — il Veneto è l’unica regione ad aver sospeso, nel 2007, l’obbligo vaccinale contro poliomelite, difterite, epatite B e tetano — e concentrata sul dossier presentato dalla dottoressa Francesca Russo, a capo del Dipartimento regionale della Prevenzione.
«Abbiamo deciso di coinvolgere i sindaci, in quanto autorità sanitarie locali, affinchè per l’accesso alle comunità infantili, cioè Nido e scuole dell’infanzia, venga richiesto all’atto dell’iscrizione il certificato di vaccinazione del bambino o l’autodichiarazione — spiega la specialista —. La documentazione sarà sottoposta al vaglio dell’Usl di riferimento, che si esprimerà in merito al rischio individuale e collettivo di ammissione di bimbi non vaccinati o immunizzati in modo incompleto (per esempio alcuni genitori rifiutano l’anti-tetano, ndr ). I piccoli non sottoposti a tale forma di prevenzione, che è un diritto ma anche un dovere, possono rappresentare un rischio per la salute pubblica, soprattutto nelle zone gravate da copertura vaccinale inferiore alla soglia di attenzione del 90%. E quindi, qualora lo reputi necessario per scongiurare epidemie, il Servizio d’Igiene potrà disporne la non ammissione a scuola o il temporaneo allontanamento». Il tutto nel rispetto del Decreto del Presidente della Repubblica 355 del 26 gennaio 1999, che la Regione recepisce.
C’è di più: i Nido e le scuole dell’infanzia sostenute da finanziamenti regionali nella graduatoria per la richiesta di iscrizione dovranno attribuire il punteggio massimo al requisito di adesione al calendario delle vaccinazioni. Che contempla non solo le quattro ex obbligatorie, oggi somministrate nella soluzione esavalente insieme all’anti-emophilus B e all’anti-pertosse, ma anche quelle raccomandate, cioè i sieri contro morbillo, rosolia e parotite riuniti nella formulazione trivalente. Più i vaccini contro meningococco e pneumococco. «Stiamo preparando il dispositivo con le modalità operative da inviare alle Usl — anticipa la Russo — sarà una procedura ad hoc da diffondere gradualmente in tutto il Veneto. Partiamo con la provincia di Vicenza, la più a rischio perchè dal 2008 caratterizzata dall’ampia diffusione di comitati anti-vaccini, che hanno fatto scendere il livello di copertura sotto la soglia di attenzione del 90% e vicino a quella di allarme dell’85%». Infatti se per la poliomelite, termine di riferimento per le quattro ex obbligatorie, la copertura regionale è appunto al 91,3%, a Bassano (Usl 3) è sprofondata all’86,8% e a Vicenza (Usl 6) all’87,6%. Vicina all’allarme rosso pure l’Usl 8 di Asolo, con l’86,9%. Non va meglio per difterite-tetano (Bassano 86,6%; Vicenza 87,5%; Asolo 87%)ed epatite B (Bassano 86,4%; Vicenza 87,2%; Asolo 86,5%). Peggio ancora per il morbillo, con un 86% di media regionale e l’84% di Vicenza.
«Io sono per il ripristino dell’obbligo vaccinale — dice Alberto Villanova (Zaia presidente), medico che ha richiesto la seduta speciale della commissione Sanità —. Ma anche per un’informazione capace di chiarire i dubbi dei genitori e i vantaggi dei vaccini, magari sui social network, finora usati solo dai comitati del no. E poi ci dev’essere una forte presa di posizione di Palazzo Balbi nei confronti dei medici del Servizio pubblico che sconsigliano la vaccinazione, per esempio togliendo la convenzione a chi ce l’ha e denunciando tutti all’Ordine». «Tra le azioni previste nella delibera in preparazione c’è anche la segnalazione all’Ordine di questi camici bianchi — assicura Fabrizio Boron, presidente della V commissione —. Previste poi la formazione e la responsabilizzazione di tutti gli operatori sanitari e una campagna straordinaria di sensibilizzazione della popolazione». «Quest’ultima è vitale — riflette Jacopo Berti, capogruppo del M5S — perchè purtroppo manca la percezione del rischio». C’è un piccolo spiraglio. «Monitoriamo la copertura vaccinale ogni sei mesi, con un comitato scientifico in cui siedono esperti di Regione, ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità — precisa la Russo —. E l’ultimo report del 30 settembre evidenzia un aumento al 91,5% nei nati il primo semestre 2016, contro l’88,6% riscontrato nei bimbi venuti alla luce nel primo semestre 2015. A fare da traino è stato probabilmente il vaccino contro la meningite, che ha avvicinato tanti perplessi alla prevenzione. Se il trend continua così, le previsioni a 24 mesi arrivano al 94%. I nostri dati non sono però comparabili a quelli delle altre regioni, anche loro alle prese con il calo delle vaccinazioni, perchè il Veneto si è dotato di un’Anagrafe unica».
Ma il «piano di battaglia» non convince il Pd. «L’unica soluzione sensata è abrogare la legge che sospende l’obbligo — dichiara Claudio Sinigaglia, firmatario di un pdl dedicato — è chiaro che non ha funzionato». «Potremmo pensare di ripristinarlo nelle aree vicine alla soglia di allarme», concede Boron.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 20 ottobre 2016