Una lettera al presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, firmata da tutti i capigruppo del Parlamento europeo, che contenga la decisione di sospendere il voto sulla nuova sede dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) il 12 marzo in Commissione straordinaria a Strasburgo e il 14 in plenaria. È l’ipotesi sulla quale stanno lavorando in queste ore alcuni deputati della Commissione per gli affari costituzionali dell’Europarlamento dopo il nuovo “allarme” sui lavori dell’edificio rivelato da un quotidiano di Amsterdam.
Het Parool scrive infatti che una delle due società in gara per la costruzione della nuova sede dell’Ema si è ritirata dall’appalto. E ora resta un solo costruttore interessato al progetto del Vivaldi Building. Züblin Nederland, la società che ha deciso il passo indietro, avrebbe comunicato la sua valutazione il 3 febbraio – cioè 19 giorni prima della missione degli eurodeputati della commissione Ambiente e di quella Affari costituzionali del 22 febbraio ad Amsterdam – ma il vicepremier e ministro della Salute olandese Hugo de Jonge non ne ha informato la delegazione. Anzi, nella conferenza stampa al termine degli incontri ufficiali aveva chiaramente affermato che dopo la pubblicazione del bando erano rimaste in lizza due imprese.
Theo Broere, business development manager di Züblin Nederland, ha dichiarato al giornale olandese che alla base del ritiro ci sono «una combinazione di fattori, compreso il tempo di realizzazione troppo stretto, ma anche le penali previste dal contratto, inaccettabili per Züblin». Il riferimento sarebbe alla multa che il bando di gara accollerebbe all’impresa costruttrice in caso di sforamento della scadenza del 15 novembre 2019 prevista per la consegna del Vivaldi Building. Dunque, in gara resta soltanto la Dura Vermeer, un gruppo di Rotterdam nato nel 1998 dalla fusione di due aziende familiari.
Secondo il giornale olandese il ministero della Salute è stato informato del ritiro della Zublin. Ma poi avrebbe guarda caso dimenticato di comunicarlo alla delegazione dell’Europarlamento guidata dal relatore della commissione Ambiente, Giovanni La Via (Ppe).
«De Jonge – spiega La Via al Sole 24 Ore – ha detto che c’erano due imprese in gara ma non ha precisato che alcuni giorni prima una delle due si era ritirata. E una delle motivazioni del ritiro è proprio la tempistica dei lavori. Che de Jonge non ci abbia avvertiti non è corretto. L’impresa che è rimasta è un grande gruppo e sicuramente non si spaventerà a realizzare un lavoro di 200-300 milioni di euro. Ma adesso un chiarimento urgente con le autorità olandesi è necessario». La Via non è l’unico a pensarla così. In queste ore l’atmosfera tra gli europarlamentari è tesa.
Mercedes Bresso, deputata Pd del Gruppo S&D si sta coordinando con Ermal Brok, capoguppo del Ppe, sconcertato per quanto sta accadendo. «Mi ha chiesto cosa possiamo fare e secondo me la cosa migliore da fare è bloccare la decisione in europarlamento. Fermiamo tutto, ci rifiutiamo di votare e chiediamo di parlare con Commissione e consiglio. L’Ema non ha un piano B – sottolinea Bresso -. Ne riparleremo da martedì della prossima settimana».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Patrizia Toia, capo delegazione del Pd al Parlamento europeo: «Promuoveremo un incontro tra tutti i capigruppo. Tutti gli elementi finora venuti alla luce ci inducono a sfruttare appieno le incongruenze del Governo e dello Stato olandese. Il fatto stesso che gli eurodeputati non siano stati informati significa che l’Olanda gioca in modo coperto».
Il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo (M5S), del gruppo Efdd parla di situazione surreale: «Un paese che fa della trasparenza un cavallo di battaglia continua a mentire. ll Parlamento deve rivendicare con forza il ruolo di co-legislatore e votare con piena e totale cognizione di causa senza dare per scontata un ratifica della decisione presa sulla sede dell’Ema».
«Adesso basta – gli fa eco Piernicola Pedicini (M5S), della commissione Ambiente -: è ora che il Parlamento europeo rompa gli indugi e voti in maniera compatta una risoluzione con cui si assicura definitivamente che Amsterdam dopo tutte queste bugie non può essere titolata ad ospitare un’agenzia così importante per la salute dei cittadini. Questa è una vera farsa, che purtroppo sta per degenerare in tragedia».
Il Sole 24 Ore – 4 marzo 2018