Il nuovo CCNL della dirigenza medica, che ha iniziato il suo iter applicativo in sede decentrata sulle materie previste dall’art 7, non ultima la nuova disciplina contrattuale dell’orario di lavoro introdotta dall’art 27, comma 3, appare permeata di incognite nella traduzione operativa. Premesso che la professione medica rimane sostanzialmente refrattaria a modelli organizzativi improntati a criteri meramente economici, e distanti dai livelli di assistenza essenziali e dal miglioramento delle prestazione mediche, non sarà semplice con gli strumenti proposti attualmente (vedi piani di lavoro o piani di lavoro informatizzati), conciliare le linee definite dal contratto con una programmazione dettagliata delle prestazioni e con la predisposizione di rigidi schemi di attività e orari predefiniti.
Non tutti i lavori sono programmabili secondo uno schema predefinito, per le frequenti modifiche dei piani legati a situazioni contingenti, che accadono puntualmente in ogni servizio e costringono a variazioni e ad aggiustamenti subitanei.
Le variabili sono connesse anche a problematiche che coinvolgono tutte le figure professionali che contribuisco a programmare, eseguire e rendicontare ogni atto medico.
Ciò premesso risulta intuitivo che mappare puntualmente l’eccedenza oraria dei dirigenti sanitari pubblici con strumenti matematici, come richiesto dall’art 27 del nuovo Ccnl, non risolve la variabilità delle fattispecie organizzative nei setting assistenziali. Occorre osservare che l’orario generato dall’applicazione dell’algoritmo, per stabilire il monte ore compensato dal trattamento di risultato, genera un numero di ore largamente inferiore rispetto alla media di ore rese in eccedenza attualmente da una larga parte dei medici ospedalieri e dei dirigenti sanitari sul territorio. Questa situazione implica che alla fine il contratto, a parere mio, viene a sancire di fatto la strutturazione di ore eccedenti nell’orario di lavoro, a costo zero, e contestualmente un numero rilevante di ore eccedenti l’eccedenza (non programmabili) dovranno essere recuperate a giornata intera, con ricadute insostenibili per le amministrazioni aziendali, già in difficoltà per la forte carenza di professionisti e il ricorso all’utilizzo di “gettonisti”. È assai probabile, pertanto, che le amministrazioni regionali e locali facciano pressione sui direttori di UOC responsabili del controllo e della validazione dell’eccedenza oraria prodotta dai collaboratori. Il controllo e la validazione, tuttavia, prevedono che siano disponibili strumenti oggettivi di programmazione dell’attività di servizio, come la definizione dei tempi della prestazione e dei piani di lavoro, e che sia a priori calcolata una dotazione di personale in grado di garantire gli obiettivi prestazionali richiesti.
Nella situazione attuale la programmazione in questi termini sembra più teorica che reale e porterà a una progressiva disaffezione collaborativa, non governabile neppure con il ricorso a strumenti disciplinari. Cui si aggiungeranno, in un futuro prossimo, rischi di tipo economico, calcolati senza che sia chiaro chi, in mancanza di recupero delle ore eccedenti l’ulteriore attività definita dall’algoritmo, dovrà eventualmente farsi carico del relativo onere.
Alla luce di queste mie considerazioni la mia opinione è che il CCNL non risolverà l’annoso problema dell’eccedenza oraria a genesi multifattoriale perché l’art 27 irrigidisce ed ingessa l’organizzazione del lavoro peggiora il clima organizzativo, rende virtuale il ristoro del credito orario e incrementa il contenzioso amministrativo.
Alberto Pozzi
Vicepresidente FVM Veneto
5 giugno 2024