La Stampa. Avanti in ordine sparso. Venti regioni e quasi altrettante soluzioni per la riapertura della scuola. Dopo che il premier Mario Draghi ha annunciato la ripresa delle lezioni in presenza fino alla prima media anche in zona rossa dal 7 aprile, c’è stato chi ha deciso di bruciare le tappe e giocare d’anticipo. È il caso del Trentino e della Valle d’Aosta (entrambi in rosso) che, con due ordinanze dei presidenti Maurizio Fugatti e Erik Lavévaz, hanno deciso di riaprire da oggi scuole primarie, scuole per l’infanzia e nidi. Decisione opposta quella di Abruzzo, Molise e Basilicata che terranno chiuse le scuole fino a dopo Pasqua pur essendo in zona arancione. A metà strada si colloca il Lazio dove 470 mila bambini, dall’infanzia fino alle medie, rientreranno a scuola domani quando la regione da rossa tornerà a essere arancione. Intanto in Campania, dove infuria la protesta dei genitori «No Dad», il presidente Vincenzo De Luca ha promesso: «Dopo Pasqua sarà possibile riaprire fino alla prima media. Ma la nostra linea è quella di riaprire per sempre, non per due giorni e poi chiudere per due mesi».
In Alto Adige, che è in zona arancione, le scuole fino alle medie sono già riaperte: è iniziata anche la sperimentazione con i test fai da te nasali per gli studenti. In Umbria, arancione anch’essa, sono aperte in 35 comuni, mentre negli altri resteranno chiuse fino a dopo Pasqua. In Puglia, zona rossa rafforzata, il presidente Michele Emiliano ha annunciato che intende consultare le famiglie sull’opportunità di tornare in classe dal 7 aprile. Tutte le altre regioni riapriranno dopo le vacanze almeno fino alla prima media.
In tutto saranno 5,3 milioni, circa il 62% del totale, gli alunni che torneranno sui banchi a partire dal 7 aprile, mentre altri 3,2 milioni continueranno le lezioni con la Dad.
In Trentino questa mattina saranno in aula 45 mila bambini, 27 mila alle primarie, 14 mila alla scuola per l’infanzia e 4 mila nei nidi. Il presidente Fugatti spiega la sua decisione con la necessità di dare una risposta alle famiglie e ai ragazzi: «È vero che siamo ancora in zona rossa, ma da tre settimane l’Rt è stabilmente sotto l’1, con una previsione dello 0,85 per la prossima settimana, e l’incidenza è in calo: è arrivata intorno ai 267 casi ogni 100 mila abitanti. Viste le parole di Draghi, abbiamo deciso di ripartire anche prima di Pasqua. Lo abbiamo fatto per andare incontro alle esigenze delle famiglie e degli stessi ragazzi che stanno soffrendo enormemente per la Dad, soprattutto i più piccoli». Una decisione, ci tiene a precisare Fugatti, permessa soprattutto dalle prerogative dell’Autonomia: «Se possiamo fare un passo come questo è perché in estate abbiamo potuto investire sulla scuola 45 milioni di euro grazie alla nostra specialità. Abbiamo assunto 800 persone in più, tra insegnanti e personale non docente, e abbiamo potuto fare interventi edilizi per allargare le aule per rispettare al meglio le regole sul distanziamento. Se torneremo arancioni, dopo Pasqua riapriremo anche le medie e le superiori a giorni alterni». L’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti aggiunge che, grazie agli investimenti fatti in estate, il contagio nelle scuole è stato contenuto: “La scuola trentina in questi due giorni ha lavorato a tutto regime per riaprire oggi. Abbiamo sentito gli insegnanti che hanno scritto alle famiglie. Per noi chiudere le scuole due settimane fa, dopo tutti gli sforzi fatti, è stata dura. Del resto le classi in quarantena, al momento della chiusura, erano meno del 3 per cento. Per questo abbiamo deciso di riaprire anche se le vacanze iniziano a breve. Dopo un lungo stop era necessario far vedere una luce ai ragazzi».
Un ottimismo che non piace molto ai sindacati. Pietro Di Fiore della Uil Scuola del Trentino punta il dito contro la lentezza del piano vaccinale: «Non ha molto senso riaprire quando le vaccinazioni del personale sono iniziate da poco. Nella scuola trentina il 40% dei docenti ha più di 55 anni e molti sono soggetti fragili, quindi non sono vaccinabili con Astra Zeneca. Molti di loro torneranno a scuola senza nessuna copertura, mentre si assiste al paradosso di giovani docenti già vaccinati e protetti con il preparato anglo-svedese». Cinzia Mazzacca della Cgil scuola trentina rincara la dose: «Se avessero aspettato dopo Pasqua come tutti, il 70% degli insegnanti sarebbe stato vaccinato e i rischi sarebbero stati molto minori». —