Boom di richieste per il bianco dell’uovo dei big dell’alimentare a caccia di prodotti anti-colesterolo. Il costo è quadruplicato in un anno e oggi è più alto di quello del giallo. Le scorte sono ridotte ai minimi e gli esperti temono che la corsa non sia ancora finita
MILANO – Tutti pazzi per l’albume. La mania delle diete a basso contenuto di colesterolo rivoluziona le gerarchie interne all’uovo e manda in fibrillazione i mercati delle materie prime alimentari. Le regole, al riguardo, sembravano scolpite nella pietra. Il prezioso cibo monocellulare – dice la storia della gastronomia dall’Artusi in giù – è fatto di due parti: il bianco, considerato per secoli una sorta di scarto, e il tuorlo. Più saporito, ricco di vitamine (assenti nella chiara) e da sempre ingrediente base di migliaia di ricette, dalla pasta fino ai dolci. E l’economia ha da sempre replicato in fotocopia queste considerazioni, facendo pagare il dovuto per il “giallo” e svendendo a prezzi di saldo la sua povera pellicola protettiva.
Il mondo però è bello perchè è vario. E così da un paio di anni a questa parte è partito l’albume-pride. I medici, manuali del wellness e i guru dell’alimentazione bilanciata hanno iniziato a mettere in guardia il pianeta dalle diete troppo ricche di colesterolo. E il tuorlo (un uovo di 60 grammi contiene due terzi della razione giornaliera consigliata della molecola di sterolo) è finito dritto-dritto sul banco degli imputati. Che fare? Le multinazionali dell’alimentazione, grande consumatrici, hanno fatto di necessità virtù. L’uovo non può essere escluso dalle ricette dei loro prodotti. Ma per evitare di finire nelle liste di prescrizione dei salutisti hanno ripudiato il giallo e si sono convertite all’improvviso all’uso dell’albume.
La svolta – come ha raccontato il Financial Times – ha avuto effetti economici devastanti in un mondo diventato ormai globale. McDonald è stata la prima a lanciare il White delight McMuffin, tutto a base di chiare. Molti si sono messi in scia e la domanda di albume ha fatto saltare il banco. Il suo prezzo è balzato in un anno dell’80% a oltre una sterlina per libbra, calcola la società di rilevazioni Urner Barry. E con una svolta copernicana ha superato per la prima volta quello del tuorlo. La salute, ovvio, non ha prezzo. E il boom dell’albume, che ha il pregio di non intasare le nostre arterie dell’odiato colesterolo, non pare destinato ad arrestarsi a breve. Le scorte di materia prima seccata o congelata sono crollate del 46% nell’ultimo anno. Oggi rappresentano solo un terzo del totale, mentre i magazzini sono pieni di tuorli che non vuole più nessuno. “Siamo a livelli che garantiscono solo la domanda standard” dicono alla Urner Barry. Così bassi come non si vedevano dal 2004, anno del boom della dieta Atkins. La bolla continua, il colesterolo trema e sul mercato dell’alimentazione – con i tempi che corrono – c’è una sola certezza: meglio un bianco d’uovo oggi che una gallina domani.
Repubblica.it – 21 maggio 2014