Il Sole 24 Ore, Marzio Bartoloni. Per ridurre le liste d’attesa «non servono solo più soldi che tra l’altro ci sono», serve «organizzazione» e soprattutto «incentivare» i medici a lavorare di più nel Servizio sanitario. Come? «Pagandoli subito di più come abbiamo già fatto per i medici di pronto soccorso e rendendo strutturali gli straordinari da 80 euro lordi all’ora (50 euro per gli altri operatori, ndr)». Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha le idee molto chiare sulle priorità per il Ssn ed è pronto a parlarne al collega all’Economia Giancarlo Giorgetti che vedrà martedì prossimo in vista della manovra in autunno: «Per la Sanità servono 3-4 miliardi in più da destinare prioritariamente agli incentivi per il personale in modo da rendere più attrattivo il Ssn. Poi appena possibile va superato il tetto di spesa sul personale perché abbiamo bisogno di fare più assunzioni».
Ma non è scandaloso che quasi 2,5 milioni di italiani oggi rinuncino a curarsi a causa delle liste d’attesa?
Noi siamo intervenuti mettendo a disposizione delle Regioni più risorse: sia recuperando quelle non spese per le liste d’attesa nel 2022 sia aggiungendo più fondi. I soldi dunque sono stati assicurati, ma ho chiesto alle Regioni di spenderli bene. Se occorre un ulteriore supporto noi siamo a disposizione, ma credo che serva soprattutto un maggiore sforzo organizzativo. Per questo stiamo lavorando a un cambiamento strutturale e non a interventi tampone che non risolvono situazioni a volte inaccettabili. È indispensabile però che tutti gli attori del Servizio sanitario, compresi i privati convenzionati, mettano a disposizione nelle loro agende regionali le prestazioni e gli interventi che possono svolgere. Questo purtroppo non avviene in alcune Regioni ed è importante che lo facciano tutti e nel minor tempo possibile.
E poi cosa serve?
Un buon modo per abbattere i tempi di attesa è quello di incentivare i medici del Servizio sanitario nazionale a lavorare di più. Spero di avere in manovra 3-4 miliardi in più per la Sanità e i soldi aggiuntivi che ci saranno devono essere impiegati per pagare meglio il personale allargando ad esempio agli altri medici i benefici che lo scorso marzo abbiamo riconosciuto a chi lavora nei pronto soccorso che erano quelli che soffrivano più di tutti.
Sarà esteso dunque il bonus per chi lavora nei pronto soccorso anche agli altri?
Assolutamente sì. Perché pagarli meglio e incentivandoli anche ad avere un attività straordinaria ben remunerata sarà lo strumento migliore insieme a un supporto organizzativo per riuscire a tagliare le liste d’attesa.
Lo straordinario da 80 euro lordi per i medici e 50 euro per gli infermieri sarà reso strutturale?
Ci proveremo. Perché anche questa misura se resa stabile sarà uno strumento fondamentale per ridurre le liste d’attesa. Gli operatori sanitari se pagati adeguatamente avranno più voglia di dedicare più ore extra al Servizio sanitario.
Ma il vero nodo non è il tetto sul personale che prevede che per le assunzioni non si spenda più di quanto speso nel 2004 a cui sottrarre l’1,4%?
È un tema su cui stiamo lavorando. Questo tetto è il frutto di tanti anni di tagli lineari adottati in passato per contenere una spesa che era fuori controllo. Oggi si è trasformato in un boomerang diventando l’ostacolo principale per aumentare gli organici e avere un turn over del personale. E nel frattempo per far fronte alle carenze è esploso il fenomeno inaccettabile dei medici gettonisti sul quale siamo intervenuti con una stretta. Perché è impensabile che nello stesso reparto ci sia del personale che per le stesse mansioni ha un compenso superiore anche di tre volte a quello di chi è assunto regolarmente nel Ssn
Lo supererete dunque?
Questo è un governo che sono sicuro durerà a lungo e il superamento del tetto di spesa sul personale è un obiettivo che puntiamo a raggiungere appena possibile e comunque entro la legislatura. Del resto ce lo chiedono tutti i nostri interlocutori. Abbiamo bisogno di assumere e possiamo usare altri strumenti per controllare il livello della spesa.
Lei potrebbe essere il ministro che aprirà entro il 2026 le case di comunità previste dal Pnrr. Ce la farete?
Siamo in linea con la tabella di marcia del Pnrr. I lavori per la loro costruzione cominceranno tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. Le risorse ci sono per costruirle, mentre il vero problema sarà quello di trovare i fondi per il personale che ci dovrà lavorare dentro, risorse che non sono previste dal Pnrr. Ma con l’aiuto di tutti gli stakeholder faremo partire la nuova Sanità territoriale che insieme alla Sanità digitale sarà la vera rivoluzione del futuro Ssn.
Nella rimodulazione del Pnrr a cui lavora il Governo potrebbero arrivare più fondi alla Sanità?
Vedremo. Il ministro Fitto sta facendo un ottimo lavoro. Quello che segnalo è come sia paradossale che un piano nato per rispondere alla crisi della pandemia veda i fondi meno cospicui assegnati alla sanità.
Ricorrete se necessario ai fondi della coesione o a quelli dell’edilizia sanitaria?
È una possibilità su cui stiamo riflettendo. Ma credo che avere tempi e target stringenti sia un pungolo fondamentale per portare in porto i progetti.
I medici di famiglia lavoreranno nelle case di comunità?
Loro sono fondamentali per la sanità di oggi e per quella futura che vogliamo disegnare. Le case di comunità sono uno strumento per riportare il Ssn vicino agli italiani ed è evidente che la figura del medico di famiglia avrà un ruolo essenziale: è chiaro che dovranno prestare parte del loro servizio al loro interno. Ci stiamo lavorando con le loro rappresentanze sindacali nell’interesse di tutti e in particolare dei cittadini.
Abolirà presto l’isolamento per chi è positivo al Covid?
Il mio ufficio legislativo ci sta lavorando. Serve una norma e dunque la inseriremo nel primo decreto o provvedimento utile. Il Covid ormai è finito e l’isolamento è una misura anacronistica che peraltro credo sia largamente disattesa. I problemi della sanità per fortuna oggi sono altri
E sul caldo pensate a misure strutturali anche per il futuro?
Siamo intervenuti subito dal 15 maggio con i bollettini sul caldo e con i sistemi di sorveglianza sugli eccessi di mortalità e sugli accessi al pronto soccorso. Abbiamo poi diffuso un decalogo sui comportamenti migliori per i cittadini per non esporsi ai rischi delle ondate di calore. Abbiamo anche messo a disposizione il numero di pubblica utilità 1500 usato durante il Covid a cui possono rivolgersi cittadini per avere informazioni. Abbiamo infine rafforzato l’assistenza introducendo il codice calore nei pronto soccorso e potenziando la guardia medica e attivando gli ambulatori territoriali e le Uscar per l’assistenza domiciliare. Ma siamo pronti con le Regioni a valutare altri interventi se dovesse essere necessario.
26 luglio 2026