Il Ministro della salute, Orazio Schillaci è intervenuto al convegno nazionale organizzato da Cosmed, ‘Quale dirigenza per il servizio sanitario nazionale e la pubblica amministrazione?’ che si è tenuto il 21 aprile a Roma.
“Le prossime risorse che avremo vanno destinate assolutamente agli operatori. Nella prima fase abbiamo privilegiato chi lavora nell’emergenza, nella seconda consideriamo già solo l’extra orario che abbiamo aumentato solo per alcune categorie, questo invece va fatto per tutti. E poi ovviamente bisogna trovare dei sistemi incentivanti anche di tipo economico, per far sì che le persone possano essere gratificate meglio” ha affermato il ministro in apertura di un intervento a tutto tondo che ha toccato varie delle tematiche più attuali come l’intramoenia, il rapporto con la sanità privata, la medicina difensiva, l’applicazione dei Lea, il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale senza dimenticare il personale sanitario.
“Farò una moral suasion sugli assessori sanitari e, dove possibile sui presidenti di Regione, perché è inaccettabile che, se un cittadino telefona gli si dice che per fare la PET vieni domani in intramoenia, se no vieni tra sei mesi. Questo è brutto e da un’immagine sbagliata degli ospedali pubblici e degli operatori. Ma non è l’intramoenia il problema principale. Poi se dirlo porta degli applausi, come li porta dire di voler abolire il numero chiuso, io gli applausi non li cerco“.
“La sanità privata è qualcosa che c’è, credo che vada ripensato tutto il funzionamento del nostro sistema sanitario nazionale. Il privato convenzionato ha maggiore agilità nello smaltire le liste d’attesa, ma questo perché nel pubblico i medici e gli operatori sanitari sono pagati troppo poco, quindi malvolentieri fanno un orario in più che permetterebbe di abbassare le liste d’attesa“.
“Non possiamo in questa fase trascurare il privato convenzionato che consente comunque al cittadino di avere delle prestazioni in maniera gratuita o con il ticket, credo quindi ci voglia un giusto equilibrio. Così come mi dispiace quando vengono quasi criminalizzati i giudici che fanno intramoenia. La media di chi fa intramoenia, all’anno, credo sia intorno alle 20mila euro lorde, quindi stiamo parlando di cifre contenute” ha detto Schillaci.
“Il ministro Nordio sta valutando gli aspetti tecnici e su questo non intervengo. Il fine ultimo è rendere più sicuro chi opera. La medicina difensiva è un problema, un esame in più non va fatto, né se si hanno i soldi per pagarlo, né se non li si hanno. Non si deve fare e basta se inappropriato. Il 96-98 per cento delle cause finisce in un nulla di fatto, secondi i dati Anaao, questo complica la vita di chi per tanto tempo poi ha una nube in testa e non solo. I medici non meritano tutto questo. Non c’è nessuna voglia di non andare contro alle rimostranze dei pazienti quando sono giuste. Ma andare a razionalizzare gli esami è giusto“.
“Sui nuovi Lea monitoriamo con le Regioni che poi i Lea vengano applicati. Faremo un tavolo di monitoraggio per aggiornare sia le nuove prestazioni che il prezzo delle stesse, sia per far sì di poter verificare che nelle varie Regioni siano applicati“.
“Appena possibile rivedremo il decreto 70/2015 e il decreto 77/22, non abbiamo nessun interesse e nessuna voglia di non favorire la sanità pubblica, su questo credo che i primi atti che abbiamo fatto lo dimostrino: basti pensare all’intervento che è stato fatto sui gettonisti, sul Pronto Soccorso. La questione va vista a 360 gradi, ma è fondamentale il dialogo continuo con chi sta sul campo“.
“Da quando sono diventato ministro parlo con gli operatori, non parlo con gli stakeholders che non hanno mai visto un malato, non sono mai stati in corsia, non sanno come funziona un ospedale – ha aggiunto Schillaci – ho bisogno di confrontarmi con chi veramente lavora, soffre. Ci sono persone con cui mi confronto di più o di meno. C’è chi si accorge che il definanziamento del Servizio Sanitario non è arrivato adesso con me: tolti gli anni del Covid, in cui il famoso rapporto tra Fondo Sanitario nazionale o spesa sanitaria e Pil è aumentato e arrivato per la prima volta sopra il 7% perché purtroppo il Pil dell’Italia nel 2020 è crollato, quest’anno abbiamo distribuito 136 miliardi di euro che non sono pochi”.
“Avere più fondi – ha aggiunto il ministro – è il mio primo obiettivo, ma dobbiamo avviare percorsi virtuosi, cambiare alcuni paradigmi, per ridare attrattività al sistema sanitario pubblico. Anche il discorso delle carriere credo sia assolutamente corretto, i medici e gli operatori sanitari di fatto guadagnano in Italia molto meno che in altre nazioni. Per tornare attrattivi, oltre ad offrire un compenso maggiore occorre offrire prospettive di lavoro in condizioni migliori e di crescita professionale e quindi anche di carriera”.
“Io per primo – ha ricordato il ministro – sto interloquendo col ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per avere più fondi per il Servizio Sanitario pubblico, ma non posso accettare le semplicistiche soluzioni di chi dice che ci vogliono 50 miliardi in un anno. Chiunque sta con i piedi per terra sa che l’Italia ha un debito pubblico altissimo. Le ricette non sono queste, vanno trovate in quella che è la situazione, cercando di dare anche delle prospettive” ha concluso.