“Stiamo studiando la possibilità di un incremento delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive soprattutto finalizzate all’abbattimento delle liste di attesa, così da rendere il ricorso a tali prestazioni pubbliche più incentivante per i professionisti sanitari destinatari nonché più utile per la collettività”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso del question time alla Camera aggiungendo che nel pacchetto normativo che dovrà essere adottato “prima dell’inizio dell’estate” saranno previste anche “misure di premialità di carriera per chi accetta di prestare il proprio servizio nei reparti più impegnati e di prima linea, nonché misure di defiscalizzazione del lavoro aggiuntivo e della indennità di specificità della dirigenza medica sanitaria”. Attenzione, inoltre, sarà dedicata “alle difficoltà di lavoro dell’area di emergenza urgenza, “anche per una valorizzazione ai fini previdenziali”, nonché a disincentivare l’assunzione dei medici a gettone.
Per Schillaci la tematica della carenza di medici ed infermieri deve essere considerata alla stregua di una vera e propria “emergenza del personale sanitario”. Emergenza che ha origini lontane e cui hanno concorso numerosi fattori, “non ultimi una errata valutazione e programmazione nel tempo dei fabbisogni, con il crescente innalzamento della relativa età media del personale ed una eccessiva rigidità dei limiti alla spesa del personale dipendente che ha reso nel tempo scarsamente attrattivo il lavoro prestato presso gli enti e le aziende del Ssn”. Con un flusso in uscita complessivo di circa 31.600 professionisti tra medici ed infermieri dal 2001 al 2021.
La pandemia ha reso maggiormente evidenti le criticità, con un incremento del fenomeno delle dimissioni, per cause diverse dai pensionamenti, e dell’esodo volontario dal servizio sanitario nazionale.
“Ai fenomeni elencati – ha continuato Schillaci – deve poi aggiungersi il cronicizzarsi della carenza di personale sanitario soprattutto nei reparti di Emergenza Urgenza, con lo scarso indice di gradimento che riscontrano le scuole di specializzazione in Medicina e Chirurgia d’urgenza, Anestesiologia ed altre. Tutto ciò ha spinto le aziende stesse a forme d’ingaggio atipiche, attraverso affidamenti di appalti esterni, talvolta di interi reparti, con costi crescenti contabilizzati non più tra i costi del personale, ma tra quelli per beni e servizi”.
Per il ministro “l’uso distorto delle esternalizzazioni, peraltro, non soltanto genera un sempre più gravoso onere in capo alle strutture, ma comporta gravi criticità in termini di sicurezza delle cure: sia perché non sempre offre adeguate garanzie sulle competenze dei professionisti coinvolti, sia per la ridotta fidelizzazione di questi ultimi alle strutture pubbliche, derivante da ingaggi professionali distribuiti contemporaneamente su più sedi, con conseguente mancanza di conoscenza da parte dei “turnisti” dell’organizzazione delle unità operative in cui svolgono le loro prestazioni”.
“Su questa complessa distorsione del sistema – ha sottolineato ancora Schillaci – fin dall’inizio del mio mandato ho delegato i Nas all’effettuazione di specifici controlli sulle cooperative di fornitura dei servizi sanitari, da cui sono emerse anche fattispecie di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture. Inoltre è stata accertata la fornitura di medici con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente – anche sopra i 70 anni – e l’impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri”.
Per rispondere a queste criticità il ministro ha istituito un apposito gruppo di lavoro proprio con on l’obiettivo di affrontare la questione della carenza del personale sanitario e il conseguente ricorso da parte delle aziende sanitarie ad affidamenti esterni. “I temi che si stanno approfondendo – ha concluso Schillaci – costituiranno i contenuti di nuove proposte normative, che intendo adottare prima dell’inizio dell’estate” con l’ obiettivo “di assicurare il potenziamento delle risorse umane nei servizi di emergenza urgenza, da un lato, e, dall’altro, a disincentivare il ricorso alle sopra descritte forme di esternalizzazione dei servizi sanitari ma anche di mettere in campo tempestive e rilevanti misure, anche di natura finanziaria, per rinnovare e incentivare l’interesse verso il Ssn, da parte di tutti i professionisti sanitari”.
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