Il governo ha decurtato 80 milioni dagli 8,7 miliardi di euro destinati al fondo sanitario del Veneto, peraltro non ancora corrisposto. Lo conferma l’assessore alla Sanità, Luca Coletto: «E’ un taglio importante, soprattutto per le Regioni virtuose come la nostra che hanno già razionalizzato la spesa, ma non inciderà sui servizi al cittadino. Recupereremo quei soldi ribassando del 5% i contratti in essere con i fornitori». Ma non sarà l’unica modalità di contrazione della spesa. E’ appeso alle nuove schede ospedaliere elaborate dai tecnici e ora al vaglio della politica il destino di 158 primari, non rinominati. Ognuno di loro costa alla Regione 200 mila euro l’anno, perciò una buona parte potrebbe non essere riconfermata, con conseguente chiusura del reparto di riferimento.
Doppio risparmio. Una terza fonte di abbattimento dei costi è l’anagrafe unica regionale, già operativa, che consente a quasi tutti i veneti (solo l’Usl 22 di Bussolengo sta completando le procedure) di scaricarsi sul pc i referti degli esami, collegandosi al sito dell’Usl. Anche di sera, sabato e domenica. «Insomma, h24 — ha precisato Coletto ieri all’ospedale dell’Angelo di Mestre, ad un convegno a tema — è il progetto Escape, accanto al quale sta prendendo forma “Doge”, per la messa in rete dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta, mentre in luglio è partito il percorso di avvicinamento al fascicolo sanitario digitale, che conterrà la storia clinica di ogni cittadino e sarà realtà nel 2013. Il tutto si traduce in meno burocrazia, meno disagi e meno costi: 70 milioni l’anno si risparmiano già con Escape e altri 200 milioni resteranno in cassa quando andrà a regime il fascicolo sanitario digitale». Per avviarlo la Regione ha versato alle Usl 12 milioni di euro in tre anni.
L’anagrafe unica consente la gestione sull’intero territorio del rapporto tra cittadino e struttura: ciascun veneto è conosciuto in tutte le Usl anche se si presenta per la prima volta. Così, per esempio, si possono gestire le pratiche di esenzione dal ticket per patologia e reddito, la scelta o il cambio del medico di famiglia, le variazioni di residenza. Passi da gigante, se si considera che nel 2009 le aziende con il servizio di referti on line erano solo otto: Belluno, Pieve di Soligo, Asolo, Treviso, Cittadella, Vicenza e Padova (Usl 16 e Azienda ospedaliera).
Risultati evidenziati dal segretario della Sanità, Domenico Mantoan: «Due anni fa abbiamo imposto ai direttori generali una serie di obiettivi, la cui soddisfazione ha fatto del Veneto una delle regioni capaci di razionalizzare, rendere efficace il sistema, reggere i tagli senza diminuire i servizi ma trovando le risorse per la progettualità e gli investimenti. Abbiamo scelto di mantenere il sistema dei 500 campanili, la Regione non è mai stata individualista ma ha conservato programmazione, indirizzo e controllo, lasciando la gestione alle Usl, mettendone a sistema intuizioni e competenze. Senza mortificare ma esaltando la periferia e le decine di dirigenti. Per il Veneto — ha proseguito Mantoan, probabilmente riferendosi alle schede — la strada giusta è di non stravolgere il sistema ma di perfezionarlo, salvando il modello delle aziende, che à quello vero».
L’idea dela Regione è di convincere il governo a ritirare l’impugnazione del piano sociosanitario emanando una leggina che riporti l’elezione del segretario alla Sanità dal consiglio alla giunta e favorendo l’accordo tra esecutivo e V commissione perchè quest’ultima esprima sulle schede ospedaliere parere obbligatorio ma non vincolante.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 7 ottobre 2012