Sono partite ieri le prime consultazioni sulle schede ospedaliere, che dovranno ridisegnare la programmazione in materia per i prossimi cinque anni. L’assessore alla Sanità, Luca Coletto, fino a venerdì incontrerà uno per uno gli altri undici assessori della giunta Zaia, per illustrare la bozza di partenza preparata dai tecnici e raccogliere eventuali osservazioni, critiche e richieste di modifiche da sottoporre poi all’attenzione del governatore.
Alla fine dei tre giorni di confronti individuali Coletto dovrà infatti integrare il canovaccio operativo con le esigenze della politica, discuterne con il presidente e, entro fine mese, preparare una proposta da presentare in giunta. Una volta licenziata dall’esecutivo di Palazzo Balbi questa prima «scrematura», il documento passerà al vaglio della V commissione del consiglio regionale, che secondo le disposizioni del nuovo Piano sociosanitario dovrà esprimere parere «obbligatorio e vincolante».
Ieri dunque il responsabile della salute ha sentito i primi sei colleghi, illustrando a ognuno la parte delle schede relative al territorio di loro interesse. Remo Sernagiotto (Pdl, assessore al Sociale) e Franco Manzato (Lega, Agricoltura) sono stati edotti sui cambiamenti della rete ospedaliera nel Trevigiano, Elena Donazzan (Pdl, Lavoro e Istruzione) e Roberto Ciambetti (Lega, Bilancio) hanno avuto le indicazioni sul Vicentino, Renato Chisso (Pdl, Mobilità) sul Veneziano, Isi Coppola (Pdl, Economia) sul Polesine. Top secret i contenuti della bozza ma di certo si sa, oltre al già annunciato taglio di mille letti (sui 19.125 ufficializzati al ministero della Salute), che saranno ridotti i posti nelle chirurgie generali e potenziate Week-Surgery e Day-Surgery. Oggi infatti i ricoveri di 15 giorni di un tempo vengono generalmente ridotti a 3/4 giorni e molti piccoli interventi sono stati declassati ad ambulatoriali. Altri letti per acuti saranno poi riconvertiti in riabilitazione e cronici, mentre i primariati diminuiranno. A tale proposito è allo studio la possibilità di prolungare a tutto il 2013 il blocco delle nuove nomine di apicalità, per il momento limitata al 31 dicembre prossimo. Sotto esame anche l’opzione — illustrata il 3 settembre ai sindacati dai medici che l’hanno contestata —, di contrarre del 50% i 24 milioni di euro destinati, con delibera dell’agosto 2006, all’acquisto da parte delle Usl di prestazioni aggiuntive dai propri medici dipendenti, per ridurre le liste d’attesa. Passaggio, quest’ultimo, che secondo un primo calcolo dell’Anaao Assomed (il primo sindacato degli ospedalieri) dovrebbe eliminare 200 mila ore di lavoro per i camici bianchi (che per questo surplus prendono 60 euro lordi all’ora) e 600/700 mila prestazioni a beneficio dei pazienti all’anno. E’ però ancora tutto in discussione.
Di sicuro c’è che dopo la ricognizione sulle schede ospedaliere Coletto affronterà la stessa trafila per le schede territoriali, le quali riguardano distretti, ambulatori h24 e relative aggregazioni tra medici di famiglia, ospedali di continuità e case di riposo. Su quest’ultimo fronte va detto che il Veneto conta 280 strutture per non autosufficienti, il 92% delle quali sotto i 120 letti, il 5% fino a 600 e il 3% con oltre 600. L’idea per superare tale «polverizzazione» dei servizi suggerita dagli stessi operatori alla Regione è di esortare le realtà più piccole a unirsi oppure a trasformarsi in centri diurni, con notevole risparmio di costi. Il problema sono però i sindaci e la loro tendenza a difendere i rispettivi campanili.
Corriere del Veneto – 4 ottobre 2012