Più di metà dei 353 mila medici e dentisti italiani ha tra 54 e 64 anni e il 23 per cento supera i 65. L’età in cui i piloti di aereo vanno in pensione, mentre dottori e chirurghi possono esercitare oltre i 70 anni. Qual è il loro livello di efficienza, lucidità, aggiornamento? Negli Stati Uniti per i professionisti più anziani sono previsti controlli annuali. Non da noi. Ma quando dovrebbero andare in pensione?
Quando perdi la freddezza, la vista e la mano trema, non puoi più fare il chirurgo
Gennaro Pipino*
In meno di 10 minuti di artroscopia faccio operazioni che una volta duravano 2 ore e mezzo. Ma per un lavoro del genere oggi un chirurgo deve avere nervi saldi, una vista da aquila e la sua mano non può tremare. Non c’è spazio per l’errore, è quasi un lavoro da cecchino, con un colpo devi prendere tre piccioni. È difficile pensare di poterlo fare dopo i 60 anni, impossibile dopo i 65.
Certo, anche nel nostro campo l’esperienza è preziosa, ma a 70 anni un chirurgo forse può fare tre interventi al mese, mentre un 40enne ne fa 60-70 alla settimana. Diciamo che a 65 anni sarebbe meglio se un chirurgo passasse alla docenza o si limitasse a seguire la fase clinica che precede l’intervento. E soprattutto un chirurgo anziano può diventare un prezioso tutor dei colleghi più giovani. In fondo siamo bracci meccanici: nella medicina generale la saggezza cresce con l’esperienza e la conoscenza, mentre noi chirurghi siamo manovali. Certo anche noi dobbiamo aggiomarci: per legge abbiamo l’obbligo di partecipare a una decina di congressi ogni anno per mantenere la nostra qualifica di chirurghi. Ma da giovani la voglia di apprendere è senz’altro maggiore e c’è proprio il piacere di raggiungere un livello di conoscenza sempre più alto. Cosi oltre a quelli che devo frequentare per legge, ogni anno io partecipo anche ad altri 20 o 30 congressi: anche se quelli non mi danno punteggio, perché sono li come relatore.
* 43 anni, primario ortopedia clinica Villa Regina Bologna
Vorrei smettere di lavorare quando capirò che non sono più in grado di farlo
Armando Santoro*
Alla mia età credo di poter lavorare ancora per 7-8 anni e, in teoria, nel privato potrei lavorare anche dopo i 70. In una società dove si arriva oltre gli 80 anni, e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne ha 87, mi sembra illogico mandare in pensione un medico a 65. Specie nel campo dell’oncologia, dove l’esperienza, la conoscenza della patologia e soprattutto la capacità di comunicare con il paziente si affinano nel corso degli anni.
Cosa vogliamo fare con i medici che hanno più di 65 anni: li vogliamo rottamare e buttare via con loro l’esperienza di una vita di lavoro? Non mi pare il caso. Specie per l’aiuto che possono dare ai colleghi più giovani nelle specialità mediche più complesse. Conosco molti coetanei che sono ancora pimpanti e curiosi e, come me, hanno voglia di continuare ad aggiornarsi. Oggi sono più maturo e formato di quando avevo 35 anni. L’ideale sarebbe riuscire a creare una perfetta sinergia tra vecchie e nuove generazioni: integrare l’entusiasmo dei giovani con l’esperienza e la capacità di comunicare dei senior.
L’idea dei controlli obbligatori per i medici che hanno superato una certa età, come fanno negli Stati Uniti, non mi preoccupa, specie in chirurgia. Ma bisogna tenere presente che la medicina americana è diversa e spesso è basata su contratti a termine. Quanto a me, spero di smettere di lavorare quando mi renderò conto che non sono più in grado di farlo. O quando qualcuno mi dirà che è il caso di andare in pensione.
* 62 anni, direttore Humanitas Cancer center di Milano
Panorama – 20 dicembre 2012