Scaccabarozzi (Farmindustria): “Ma è impossibile recuperare i ritardi riconvertendo le fabbriche italiane. Produrre certi farmaci è molto complesso, non sono compresse di aspirina. Serve tempo se si parte da zero”
L’idea di produrre in Italia il vaccino anti-Covid per risolvere il problema dei ritardi alle forniture «è più un sogno che una realtà praticabile». Ma non è un sogno impossibile. Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria è ben conscio di opportunità e problemi. Professionalità e know-how ci sono: «La Janssen di cui sono ad produrrà il vaccino nello stabilimento di Anagni di Catalent», spiega. Ma i farmaci anti-Covid «non sono compresse di aspirina». E per portarli al mercato servono 4-6 mesi dopo aver preparato gli impianti».
Quali sono le difficoltà per produrre un vaccino?
«Non quella di trovare un accordo con chi ha il brevetto. Da AstraZeneca a J&J (casa madre di Janssen) tutti sono pronti ad appaltare il lavoro a terzi».
E allora?
«Fare un vaccino è complesso. Servono bioreattori ad hoc per ogni farmaco. Ci sono 150 processi di controllo qualità da far approvare alle autorità».
Esistono in Italia impianti in grado di partire subito?
«Sanofi, in ritardo con il suo vaccino, ha messo a disposizione la sua fabbrica di Anagni. Qualche azienda già ne fabbrica per terzi. Ma serve tempo per una produzione ex novo».
Come si spiega i ritardi di Pfizer e AstraZeneca?
«Fare vaccini non è fare penne a sfera. Basta un lotto avariato, un guasto e nascono problemi. Meglio arrivare in ritardo che mettere sul mercato prodotti inefficaci o dannosi».
L’Europa ha promesso aiuti per aumentare la produzione.
«È un’opportunità da cogliere. Centralizzare gli acquisti affidando la partita alla Ue ha salvato l’Italia.
Senza questo meccanismo ci ritroveremmo adesso con le regioni che si contendono i contratti di fornitura tra di loro».
Molti sperano nel vaccino di J&J, monodose e facile da conservare. Quando arriverà?
«I dati clinici sulla Fase 3 saranno pronti a breve. Siamo prudenti ma per darle un’idea della straordinarietà della situazione, abbiamo già iniziato a produrre il vaccino da aprile scorso anche senza ok della autorità».