Quasi 4 miliardi per sbloccare opere grandi e piccole che ne valgono 10. A patto che i cantieri aprano entro il 31 agosto del 2015, altrimenti i soldi saranno revocati. Il decreto Sblocca-Italia non riserva sorprese rispetto alla vigilia. Risorse nuove non ce ne sono.
I 4 miliardi — per la precisione 3,9 — vengono prelevati per lo più dal fondo sviluppo e coesione (circa 3 miliardi) e dal fondo revoche del ministero delle Infrastrutture (841 milioni). Il braccio di ferro con il ministro dell’Economia Padoan si è dunque concluso, come prevedibile, con la vittoria della tenuta dei conti e del rapporto deficit/Pil entro il 3%.
«L’impatto netto sulla finanza pubblica è zero», conferma Padoan. Dunque il decreto non peggiora i conti e «le spese sono a piena copertura». Grazie a fondi esistenti, appunto: il primo è l’ex fondo Fas per le aree sottoutilizzate (il Sud), il secondo contiene denari recuperati da progetti morti. Nulla di più rispetto alle tante aspettative dei settori in crisi, specie l’edilizia e il suo indotto. Tra i capitoli più sacrificati, il pacchetto casa.
La stabilizzazione degli ecobonus edilizi e per il rischio sismico è rinviata alla legge di Stabilità di ottobre. I vantaggi fiscali per chi permuta la propria abitazione con un’altra ecocompatibile sono ancora oggetto di discussione. Mentre il “buy to rent” (comprare casa per affittarla a canone concordato) è stato annunciato dal ministro Lupi, ma non si conosce ancora l’entità dello sconto e la norma è “salvo intese”, dunque può cambiare ancora nei prossimi giorni.
D’altronde un testo del provvedimento — da 50 articoli, riferisce Lupi — ancora non c’è. La sua versione in bozza sarà riscritta e snellita. «È un decreto che stimola gli investimenti pubblici e privati, mobilizzando risorse e cambiando o semplificando le norme, un fatto molto importante», ha commentato Padoan. Tra le misure più popolari, la possibilità di ristrutturare l’appartamento — abbattendo tramezzi, creando nuove stanze, ma senza cambiare la volumetria — con una semplice comunicazione al Comune, senza bisogno di autorizzazione edilizia.
«Il cittadino diventa padrone in casa propria», riassume Lupi. Nel decreto poi anche un piano straordinario di supporto e promozione al Made in Italy. Il credito di imposta al 50% e semplificazioni burocratiche per chi investe nella banda larga e ultralarga nelle “aree bianche” del Paese, quelle meno redditizie. La nomina di un commissario e tempi certi per Bagnoli. Un ruolo più ampio della Cassa depositi e prestiti a sostegno delle imprese. E poi due annunci fatti dal premier Renzi in conferenza stampa. Il primo sui fondi europei non spesi che l’Italia rischia di perdere: la responsabilità passa in capo a Palazzo Chigi (e dunque a Delrio). Il secondo sul via libera al Tap, il gasdotto che porterà gas in Europa dall’Azerbaigian, con approdo italiano in Puglia.
Cantieri e made in, sblocca-Italia al via. Confermata la proroga del bonus del 65% ma resta il nodo delle coperture
OPERE FERROVIARIE Previsti anche i poteri da commissario straordinario affidati all’ad delle Fs Elia per sbloccare Napoli-Bari e Catania-Messina
Alla fine le coperture per i 3,8 miliardi destinati al finanziamento delle infrastrutture nel decreto Sblocca-Italia sono venute fuori. Agli 841 milioni del «fondo revoche» si sommano circa 3 miliardi del Fondo sviluppo coesione (Fsc), l’ex Fas che va destinato in prevalenza al Mezzogiorno: lo stanziamento è a valere sugli anni 2016-2017, ma impegnabili subito. Anzi, i cantieri dovranno aprire entro agosto 2015, pena la revoca del finanziamento.
La mappa delle opere finanziate è notevolmente mutata rispetto a quella di un mese fa, puntando a dare ossigeno a cantieri in corso come terzo valico, Brescia-Padova, tunnel del Brennero e inserendo tra i beneficiari quattro metropolitane: per Roma (linea C), Torino (Passante ferroviario), Napoli e Firenze (la nuova metrotranvia). Nuove anche la ferrovia Lucca-Pistoia e, a Roma, il ponte fra l’Eur e il collegamento autostradale per Fiumicino.
Nel decreto legge ci sono anche i poteri da commmissario straordinario, affidati all’ad delle Fs, Michele Elia, per sbloccare le grandi opere ferroviarie Napoli-Bari e CataniaMessina che decolleranno nel novembre 2015 anziché nel 2018. Previsto un supercommissario anche per la riqualificazione dell’area di Bagnoli.
Nel decreto legge ci sarà il pacchetto delle semplificazioni edilizie con la liberalizzazione di quasi tutti i lavori in casa (comunicazione, non autorizzazione). Ci sarà il pacchetto Padoan per incentivare il finanziamento privato di infrastrutture, a partire dall’abbassamento della soglia per il credito di imposta da 200 a 50 milioni.
Fin qui le norme sicure e dettagliate del decreto sbloccaItalia. Così come sicura è l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge sugli appalti per sfoltire il codice degli appalti adeguandosi a norme e standard Ue. «Una rivoluzione», l’ha definita Matteo Renzi.
C’è poi un cospicuo pacchetto di norme del decreto legge approvate «salve intese»: ha bisogno cioè di nuovi incontri per approvare i dettagli normativi e soprattutto le coperture. In questa condizione c’è anzitutto il bonus Irpef al 65% per i lavori di risparmio energetico e per la prevenzione antisismica, che il premier Renzi vuole assolutamente confermare nel 2015 dando subito un segnale a chi vuole investire. Il ministero dell’Economia era più dell’idea di portarlo in legge di stabilità, ma il premier ha insistito e lunedì ci si rivedrà per trovare i fondi necessari a finanziarlo (dovrebbe trattarsi di 200-300 milioni). Per far passare la norma potrebbe essere ridotta a 60mila euro la spesa finanziabile (che oggi può arrivare fino a 100mila euro per certi impianti).
Stessa sorte per l’altra norma, questa voluta dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che prevede una deduzione del 20% per chi acquista da un costruttore un’abitazione nuova o pesantemente ristrutturata e si impegna a darla per otto anni in affitto a canone concordato.
È uscito dal decreto legge, invece, il primo pacchetto di misure per la quotazione in Borsa e la privatizzazione delle società partecipate dagli enti locali (trasporto e rifiuti) e per la chiusura di un migliaio di quelle in rosso. Se ne riparlerà in un decreto ad hoc: è il premier che vuole un provvedimento organico per evitare segnali frammentati su un tema decisivo per la spending review.
Nel decreto legge SbloccaItalia viene confermato invece il piano per la promozione straordinaria del made in Italy e l’attrazione degli investimenti messo a punto dal viceministro Calenda (si veda altro articolo) e il piano per l’energia. Vari i capitoli di questo che il premier ha presentato come un elemento di rottura: gli incentivi procedurali e fiscali per l’estrazione degli idrocarburi (ma qui davvero dobbiamo vedere cosa c’è oltre gli annunci), l’approvazione del Tap, la possibilità di inserire i termovalorizzatori tra le opere strategiche nazionali.
Tornando ai cantieri, una norma che aspetta ancora di essere definita meglio è quella che concede una quota dei dei 3,8 miliardi di finanziamenti e lo svincolo dal patto di stabilità ai comuni che vogliono realizzare piccole opere. Il premier ha stimato che in questo modo si potranno realizzare lavori per 600 milioni. Si tratta dei sindaci che avevano inviato le proprie segnalazioni per e-mail a Palazzo Chigi.
Lavori in casa senza chiedere permessi. Il decreto scende da 80 a 50 articoli. Basterà soltanto una comunicazione al Comune
Alla fine, dopo una mese di consultazione pubblica e le ipotesi più varie, il decreto legge «sblocca Italia» esce da Palazzo Chigi asciugato e alleggerito. La norma più importante è a costo zero, con la semplice comunicazione al Comune, al posto dell’autorizzazione, per chi decide di ristrutturare casa. Salta l’intero pacchetto sulle società partecipate dagli enti locali: sia gli incentivi alla quotazione in Borsa e quelli per le aggregazioni, sia la cancellazione delle 1.250 aziende che già adesso non sono operative. «C’erano alcune norme pronte, altre no e abbiamo deciso di affrontarle organicamente nella legge di Stabilità» dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Rinviata alla stesso provvedimento anche la proroga degli sconti fiscali sulle ristrutturazioni. Si tratta ancora, invece, sullo sconto Irpef per chi compra una casa nuova e la dà in affitto a canone concordato per otto anni: nel governo c’è chi frena perché teme che il bonus venga visto come un favore ai costruttori ma anche chi sostiene che la misura non costerebbe nulla e anzi, con il nuovo gettito portato dagli acquisti e dalla Tasi, farebbe guadagnare allo Stato 227 milioni di euro (secondo le stime degli stessi costruttori).
Dagli oltre 80 articoli che componevano le ultime bozze circolate il decreto è sceso a 50 articoli. Anche gli interventi sulle grandi opere sono stati in qualche modo asciugati, con l’aggiunta di una data di scadenza entro la quale spendere i soldi, pena la restituzione. Al di là del valore delle opere, i soldi sul piatto sono 3,89 miliardi, recuperati in parte dal Fondo revoche, cioè da opere già finanziate ma incagliate e considerate non più strategiche, il resto dal Fondo di coesione europeo per il 2014-2020. «L’impatto netto sulla finanza pubblica del decreto è zero e le risorse sono a piena copertura» dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Anzi, l’insieme degli interventi dovrebbe mettere in moto una serie di risorse private che però Padoan dice di non poter quantificare.
Nel decreto vengono stanziati 728 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga. Il rifinanziamento porta la dotazione complessiva per il 2014 a 1 miliardo e 720 milioni di euro: 320 in più rispetto all’ammontare previsto nella legge di Stabilità 2014.
Casa. Meno vincoli ai privati sui piccoli interventi
«Sono realizzabili, mediante denuncia di inizio attività, e comunicate a fine lavori con attestazione del professionista, le varianti a permessi di costruire che non configurano una variazione essenziale». Poche righe per una piccola rivoluzione: ognuno, da quando il decreto sarà in vigore (per ora non c’è nemmeno un testo definitivo) sarà padrone in casa propria, potrà cioè abbattere un muro tra due stanze senza dover chiedere preventiva autorizzazione. Basterà non modificare la cubatura e la destinazione d’uso dei vani dell’abitazione e dovrà, come sempre, richiedere «eventuali atti di assenso prescritti dalla normativa sui vincoli paesaggistici, idrogeologici, ambientali, di tutela del patrimonio storico, artistico ed archeologico e dalle altre normative di settore».
Resta da chiarire invece in che cosa consistono le norme di agevolazione fiscale per chi acquista casa e l’affitta a canone concordato, che ieri il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha confermato «nella linea di incentivazione del mercato dell’affitto e immobiliare». La formula di cui si è discusso è la deducibilità ai fini Irpef del 15% sul prezzo d’acquisto fino a una soglia di 100 mila euro. Ma la norma sarebbe stata approvata «salvo intese», quindi deve ancora ricevere il via libera sulle coperture.
Slitta invece con certezza alla legge di Stabilità la proroga degli incentivi per le ristrutturazioni edilizie. Nella legge di Stabilità il cosiddetto ecobonus, quello al 65% per la riqualificazione energetica, che doveva essere esteso agli interventi antisismici e includere non solo le case ma anche gli alberghi e le imprese. Il premier Matteo Renzi ieri si è impegnato a confermare l’ecobonus.
Crescita Banda larga e alimentare Sconto del 50% sull’hi-tech
Banda larga, export e semplificazioni. Per le imprese il governo ha messo a punto un pacchetto composito. Cominciando dal credito d’imposta del 50% per i nuovi interventi infrastrutturali, compresi in piani industriali approvati in data successiva al 30 giugno 2014, realizzati sulla rete fissa e mobile, su impianti wireless e via satellite, inclusi quelli attraverso cui viene fornito il servizio a banda ultralarga. E’ necessario che sia previsto un investimento privato non inferiore a 200 mila euro nei Comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti; a 500 mila euro per quelli tra 5 mila e 10 mila; a un milione di euro per quelli superiori a 10 mila abitanti.
Il secondo punto è un piano dello Sviluppo economico per la promozione straordinaria del Made in Italy da 130 milioni per il 2015, 50 milioni per il 2016 e 40 milioni per il 2017. A questi si aggiungono, per l’agroalimentare, 22 milioni sia nel 2015 che nel 2016, tramite il Ministero delle Politiche Agricole. Tra le novità, un marchio distintivo unico per le produzioni agricole e agroalimentari, a partire da Expo 2015 e erogazione di contributi a fondo perduto (voucher) alle piccole e medie imprese per rafforzarne le competenze tramite l’adozione di export manager . Tra le semplificazioni spicca quella contenuta nel disegno di legge delega sugli appalti che vieta il «goldplating», cioè la trasposizione della normativa comunitaria più restrittiva rispetto a quanto richiesto da quella stessa normativa. In questo modo ciò che è consentito in Europa sarà consentito anche in Italia». Cambia infine il ruolo della Cassa depositi e prestiti con regole allineate a quelle europee per lo stimolo dell’economia.
Infrastrutture Alta velocità e scali, in arrivo risorse fresche
Grandi opere, aeroporti, autostrade e piccoli cantieri. Nel decreto sono principalmente quattro le aree di intervento per ridare ossigeno al settore dei lavori pubblici e delle infrastrutture. Le grandi opere interessate dallo sblocca Italia sono l’Alta Velocità ferroviaria Napoli-Bari (4,4 miliardi di euro già stanziati) e il collegamento Palermo-Catania-Messina (5,2 miliardi). In entrambi i casi l’obiettivo è accelerare l’avvio dei cantieri, stabilendone la partenza entro novembre del 2015, circa due anni in anticipo rispetto a quanto stabilito. Il governo spera così di fare entrare in circolazione i 10 miliardi destinati a queste infrastrutture. Per agevolare l’inizio dell’operatività sarà nominato un commissario straordinario (Michele Elia, ad di Fs). La seconda area di interventi riguarda i cantieri che necessitano di essere riattivati per completare i lavori. L’esempio classico è la Salerno-Reggio Calabria. Nell’elenco ci sono il passante ferroviario di Torino (25 milioni), la ferrovia Lucca-Pistoia (220 milioni), gli interventi nelle aree metropolitane di Firenze, Roma, Napoli e Cagliari. La logica dell’esecutivo è sbloccare le opere già finanziate aggiungendo, dove necessario, le risorse che mancano, a condizione che i cantieri ripartano entro 10 mesi. Il pacchetto di queste opere beneficerà di 3,89 miliardi, di cui 840 milioni derivanti dal Fondo revoche, il resto arriverà dal Fondo di coesione. Tra i cantieri da mettere in moto figurano anche gli aeroporti di Malpensa, Venezia, Genova, Firenze e Fiumicino per un controvalore di circa 4,6 miliardi. Il provvedimento favorisce, infine, gli investimenti in infrastrutture autostradali per circa 10 miliardi. Il decreto fissa la revisione e l’allungamento delle concessioni, a fronte di una rimodulazione degli aumenti tariffari dei pedaggi.
Cultura Reperti archeologici? Decisione in quattro mesi
La «maledizione dei coccetti»: così la chiamano nella Capitale, la città che ne soffre di più. È lo stop ai lavori che arriva quando negli scavi viene trovato un reperto archeologico. Il pezzo di una colonna, un tratto di strada antica e il cantiere si ferma, spesso a tempo indeterminato. Nel decreto esaminato ieri dal consiglio dei ministri c’è una norma che prova a risolvere il problema, o almeno a fissare un tempo certo entro il quale prendere una decisione. Dice che in questi casi la scelta finale deve arrivare entro quattro mesi. Ci sono 90 giorni di tempo per presentare un progetto che valorizzi il reperto all’interno dell’opera pubblica che si sta costruendo. E poi altri 30 giorni per il parere della sovrintendenza, favorevole o contrario. Ma non è detta l’ultima parola. L’articolo in questione è stato approvato con la formula di sicurezza del «salvo intese»: c’è un accordo di massima all’interno del governo ma la questione verrà definita solo nella fase di stesura vera e propria del testo. E cioè nei prossimi giorni, con modifiche possibili fino al momento della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Durante i lavori di preparazione del decreto, il ministero dei Beni culturali aveva manifestato le sue perplessità. Non tanto sul principio, sulla necessità di garantire tempi certi per una scelta che adesso si può trascinare per anni. Ma proprio sulla quantità di tempo a disposizione, in particolare sui 90 giorni per presentare un progetto alternativo: troppo pochi, secondo gli esperti dei Beni culturali, per mettere in piedi un «piano B» che possa poi reggere all’esame della Sovrintendenza. Possibile che il principio rimanga ma che i tempi si allunghino. Ieri, intanto, la maledizione ha colpito ancora: a Palermo durante gli scavi per la costruzione di una nuova linea del tram hanno trovato uno scheletro e altri reperti del 1400. L’azienda dice che i lavori andranno avanti lo stesso. Salvo intese, anche in questo caso.
Il Corriere della Sera, Repubblica e Sole 24 Ore – 30 agosto 2014