L’incidenza degli infortuni tra lavoratori di sesso femminile rispetto al totale tra il 2016 e il 2019 è rimasta pressoché costante e pari mediamente al 36%, mentre nel 2020 è salita di ben sette punti percentuali fino al 43%, complice anche il maggior numero di contagi sul lavoro da Covid-19 delle donne rispetto agli uomini. Su 211.390 infezioni di origine professionale denunciate dall’inizio della pandemia allo scorso 31 gennaio, infatti, ben 144.353, pari a poco meno di sette contagi su 10, riguardano le lavoratrici. Lo comunica l’Inail che in vista della Giornata internazionale della donna pubblica on line il Dossier donne 2022, che analizza l’andamento al femminile di infortuni sul lavoro e malattie professionali attraverso il confronto tra i dati mensili provvisori del 2020 e 2021 e quelli consolidati del quinquennio 2016-2020, rilevati al 31 ottobre 2021. Dossier donne 2022 Inail
Per le denunce di infortuni mortali “in itinere”, cioè nel percorso tra la casa e il lavoro, nel 2020 l’incidenza tra le lavoratrici è stata di un decesso su cinque (38 su 188), rapporto che per gli uomini scende a uno su otto (190 su 1.452). Negli anni pre pandemia, prima del massiccio ricorso allo smart working in chiave anti contagio, la quota di itinere sul totale era molto più elevata per entrambi i sessi (il 50% per le donne e il 25% per gli uomini). Il “rischio strada”, però, in proporzione ha sempre causato più infortuni tra le lavoratrici rispetto ai lavoratori.
Come sottolineato nella prefazione dalle consigliere di amministrazione Teresa Armato e Francesca Maione, «un approccio consapevole al tema della sicurezza sul lavoro non può prescindere dal riconoscimento delle specifiche caratteristiche legate alle differenze di genere e, sebbene l’attenzione del Paese a riguardo sia cresciuta, risulta avere tuttora carattere parziale e disomogeneo. Negli ultimi decenni le donne hanno raggiunto notevoli traguardi nella società, ma siamo ancora lontani dagli standard dei Paesi occidentali più avanzati. La partecipazione al mondo del lavoro delle donne è fortemente condizionata dal triplice ruolo di moglie-madre-lavoratrice. La difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e lavoro rappresenta un ostacolo alle pari opportunità. I dati – spiegano a questo proposito le due consigliere – dimostrano che il ‘rischio strada’ provoca in proporzione più infortuni tra le donne perché sono maggiormente impegnate nella conciliazione tra vita professionale e vita privata, con inevitabili ripercussioni sulla frequenza degli spostamenti, sui tempi di recupero dalla stanchezza e, per alcune professionalità, anche a causa dello svolgimento di turni lavorativi notturni».
Nel 2020 l’incidenza sul totale in aumento di sette punti percentuali. Dal documento, elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, emerge che l’incidenza degli infortuni al femminile rispetto al totale tra il 2016 e il 2019 è rimasta pressoché costante e pari mediamente al 36%, mentre nel 2020 è salita di ben sette punti percentuali fino al 43%, complice anche il maggior numero di contagi sul lavoro da Covid-19 delle donne rispetto agli uomini. Su 211.390 infezioni di origine professionale denunciate dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 gennaio, infatti, ben 144.353, pari a poco meno di sette contagi su 10, riguardano le lavoratrici.
L’effetto Covid sui decessi in itinere. L’impatto delle restrizioni per il contenimento dell’emergenza sanitaria è particolarmente evidente se si concentra l’attenzione sulle denunce di infortuni mortali avvenuti in itinere, cioè nel percorso di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. Nel 2020, infatti, l’incidenza di questo tipo di incidenti tra le lavoratrici è stata pari a un decesso su cinque (38 su 188), rapporto che per gli uomini scende a uno su otto (190 su 1.452). Negli anni pre-pandemia, prima del massiccio ricorso allo smart working in chiave anti contagio, la quota di itinere sul totale era invece molto più elevata per entrambi i sessi (il 50% per le donne e il 25% per gli uomini).