Le ultime notizie sulla presenza di Sars-CoV-2 in animali selvatici sottolineano l’importanza di una caratterizzazione di rischio all’interfaccia uomo-animale-uomo, al fine di prevenire la formazione di serbatoi animali di Sars-CoV-2, eventualmente all’interno di un ciclo silvestre. D’altra parte, le specie animali suscettibili costituiscono un evento sentinella della circolazione virale, specie in individui umani asintomatici, che costituiscono il tallone d’Achille della prevenzione del contagio, soprattutto in contesti epidemiologici caratterizzati da una sostenuta circolazione virale. Gli ultimi aggiornamenti dalla Danimarca danno i casi nell’uomo, quale conseguenza dell’esposizione a visoni e loro prodotti, in calo, anche se il ceppo visone risulta essere il predominante nella circolazione virale.
Il leopardo delle nevi
Un’altra specie di felino è risultata positiva al coronavirus. Questa volta si tratta del leopardo delle nevi. È la sesta specie animale confermata essere stata infettata dal virus a seguito di trasmissione uomo-animale. La conferma è arrivata venerdì scorso 11 dicembre dallo zoo di Louisville [Kentucky], e dal servizio di ispezione sanitaria degli animali e delle piante del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Tre leopardi delle nevi, due maschi e una femmina, sono risultati positivi al virus. L’infezione della femmina è stata confermata per prima. Tutti e tre i leopardi, i cui sintomi sono “lievi” e includono sibili e tosse secca, dovrebbero riprendersi completamente, ha detto il direttore dello zoo di Louisville John Walczak in una dichiarazione filmata.
I leopardi sono stati probabilmente infettati da un membro del personale asintomatico “nonostante le precauzioni prese dallo zoo”, ha detto il servizio di ispezione sanitaria degli animali e delle piante dell’USDA. I leopardi delle nevi sono una delle almeno sei specie animali a essere infettate dal coronavirus dopo uno stretto contatto con l’uomo. La segnalazione segue di qualche giorno il caso di positività nei grossi felini dello zoo di Barcellona, in Spagna.
Di fatto, i grandi felini costituiscono uno tra i tanti “eventi sentinella” circa la circolazione del virus in persone infette ma asintomatiche. L’identificazione dei soggetti asintomatici rappresenta il vero tallone d’Achille della pandemia Covid 19, laddove anche la praticabilità dei test antigenici rapidi non risulta compiutamente adeguata in termini di sensibilità diagnostica (falsi negativi), in presenza di cariche virali infettanti che orientativamente si aggirano nell’intervallo di >28< 35 Ct del test molecolare della RT-PCR – positivo.
Il visone selvatico in libertà
Sempre negli Stati Uniti, il National Veterinary Services Laboratories (NVSL) presso il Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) ha confermato SARS-CoV-2 mediante RT-PCR in tempo reale e sequenziamento in un tampone nasale raccolto da un visone selvatico in libertà campionato nello Utah. Per quanto ne sappiamo, questo è il primo animale selvatico confermato con Sars CoV-2. L’Aphis ha notificato all’OIE il rilevamento nell’ambito dello studio epidemiologico nell’area circostante l’allevamento infetto.
Tale riscontro è la conseguenza di un piano di sorveglianza attivato negli Usa nelle specie selvatiche potenzialmente recettive nei dintorni di allevamenti di visoni risultati “positivi” a Sars-CoV-2, (quali in Italia, donnola, faina, martora, tasso, come già rappresentato in un precedente redazionale). Non è specificato se il visone testato e trovato positivo sia un vero visone selvatico, o un visone “scappato” o “rilasciato” dall’allevamento intensivo in questione.
Tale notizia è di un certo rilievo in quanto è in corso la stesura dell’allegato all’Ordinanza Ministeriale “Visoni” del 26.11. 2020, la cui versione è attualmente al vaglio del Centro di referenza nazionale sulle malattie infettive nell’interfaccia uomo/animale presso l’IZS delle Venezie, Padova. Il rilievo della notizia è appunto la potenziale costituzione di serbatoi virali “selvatici”, in cui la eventuiale co-infezione di coronavirus differenti possa generare nuove “varianti” potenzialmente in grado di rompere l’immunità. A tale proposito la sequenziazione del genoma è un fattore altamente qualificante, vista anche il precedente della variante 5 danese “visone”. Al momento non risulta essere stata deposta la sequenza del virus isolato dai visoni nell’allevamento cremonese.
Aggiornamenti danesi sui focolai collegati ad allevamenti di visone.
A tale proposito, lo Statens Serum Institut (SSI) danese segnala una decrescita dei casi umani infetti da visoni, nell’ultimo aggiornamento del 14 dicembre. Secondo la nota il numero di persone recentemente infettate associate alla produzione di visoni è sceso a 28 nella settimana 48 contro 138 nella settimana 47. Alcune delle persone appena infettate non sono associate ad allevamenti di visoni infetti da Covid-19. Secondo SSI, ciò significa che potrebbe esserci Sars CoV-2 in alcuni allevamenti non soggetti a restrizioni. Oppure, il personale presso le strutture di preparazione delle pellicce potrebbe essere stato esposto a infezioni. Questo potrebbe spiegare perché ci sono stati focolai di Covid-19 in sei strutture grandi e 2 più piccole. Ma questo, ovviamente, è solo uno dei tanti possibili cause attualmente oggetto di indagine. I focolai di Covid-19 sulle otto strutture per la preparazione di pelli includono 338 persone infette e l’Agenzia danese per la sicurezza dei pazienti ha il 7 dicembre 2020 che questo numero è aumentato a 402 persone infette. Gli otto focolai sono attualmente oggetto di indagine da parte del team epidemico di SSI e si prevede che nelle prossime settimane saranno disponibili risultati di sequenza relativi ai focolai in tali strutture.
Nello Jutland settentrionale, il numero di casi rilevati di Sars CoV-2 nella società è sceso da 817 nella settimana 44 a 268 nella settimana 48. Allo stesso tempo, tuttavia, la percentuale di casi con la variante del visone è aumentata dal 17% nella settimana 44 al 31% nella settimana 47. Nella regione dello Jutland centrale, il numero di nuovi casi di SARS-CoV-2 rilevati è leggermente diminuito da 1720 nuovi casi nella settimana 47 a 1528 nella settimana 48. Di questi, le varianti di visone rappresentavano il 31% nella settimana 46 e il 32% nella settimana 47. Nella regione della Danimarca meridionale, anche il numero di casi di Sars-CoV-2 è leggermente diminuito da 1454 nuovi casi nella settimana 47 a 1296 nuovi casi nella settimana 48. Di questi, le varianti di visone di SARS-CoV-2 rappresentavano l’11% in settimana 46 e 21% nella settimana 47. “Tuttavia, la percentuale di casi di Covid-19 correlati al visone è probabilmente sottostimata nella regione, poiché ci sono stati esempi di infezione da nuovi tipi di virus che non sono strettamente correlati alla variante del visone. Non sappiamo ancora l’entità del questi tipi, perché stiamo attualmente lavorando per includerli nelle nostre analisi “, afferma Tyra Grove Krause, del SSI.
Notizie tratte da: https://promedmail.org/
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