Sale a 18 il numero di focolai confermati, ma non si può parlare di emergenza. Le più colpite sono le province di Cagliari e Nuoro, necessario potenziare la prevenzione e la formazione degli operatori sul campo
NUORO – Il sistema sanitario ha risposto in modo efficace, ma per scongiurare il pericolo di una nuova epidemia è necessario approfondire gli studi per ridurre i fattori di rischio della malattia e migliorare la formazione degli allevatori sul campo. Questo il dato emerso a Nuoro durante i lavori del convegno sul virus di Schmallenberg, organizzato dall’Istituto Zooprofilattico della Sardegna in collaborazione con la Asl 3 e l’Ordine dei Veterinari della provincia di Nuoro.
Un evento «organizzato con urgenza», ad un mese di distanza dal primo focolaio, per fare il punto sulla situazione epidemiologica e gli aspetti sanitari legati all’arrivo del virus Sbv nell’Isola. Dal primo caso, diagnosticato il 22 novembre a Tertenia (Og), il numero di focolai accertati è salito a 18, hanno detto gli esperti dell’Istituto Zooprofilattico (Izs). Le province più colpite sono quelle di Cagliari e Nuoro, con sei casi confermati e 34 sospetti, seguite dall’Ogliastra, con 3 focolai accertati e 6 sospetti. Due focolai e un focolaio rispettivamente per Olbia e Sassari, mentre non si registrano episodi di malattia a Oristano e Carbonia.
«La sanità veterinaria ha dimostrato di saper rispondere in modo efficace – ha detto in apertura il direttore generale dell’Izs, Antonello Usai – perché appena sono stati riscontrati i primi sintomi i medici, pubblici e privati, hanno lanciato subito l’allarme e i nostri laboratori hanno dato risposte diagnostiche veloci». Sulla stessa linea il dottor Giovanni Savini, virologo del Centro di Referenza Nazionale delle Malattie esotiche (Cesme) di Teramo, che ha sottolineato come l’esperienza della blue tongue abbia permesso di mettere a punto un meccanismo rapido di allerta e comunicazione a livello internazionale. Ma a fronte di un sistema di controllo che si è dimostrato all’altezza c’è ancora molto da fare per evitare i fattori di rischio che favoriscono la circolazione del virus. La malattia da Sbv, infatti, può colpire tutti i ruminanti e in Sardegna ha trovato un “terreno fertile” grazie alla presenza di una grande patrimonio ovino e un ambiente favorevole alla circolazione del virus.
Algeur.it – 22 dicembre 2012