Nei corridoi dell’ospedale di Santorso, i camici bianchi misurano con attenzione il polso della fusione. E la prognosi, per più di qualcuno, è incerta. L’incorporazione dell’ex Ulss 4 nell’azienda sanitaria bassanese, che dal primo di gennaio ha dato vita alla nuova Ulss 7 “Pedemontana”, preoccupa in effetti oltre che la cittadinanza anche gli stessi addetti ai lavori.
Il timore è rappresentato dal fatto che il polo sanitario dell’Alto Vicentino, progettato per essere un ospedale per acuti, si trasformi in quello che in gergo viene definito «un eliporto». Una struttura cioè dove vengono trasferiti i pazienti dopo aver ricevuto altrove le prestazioni sanitarie che richiedono i maggiori livelli di professionalità e tecnologia. Possibilità legata anche (ma non solo) al futuro assetto della dirigenza.
PRIMARI. Uno degli aspetti che viene guardato con attenzione all’intemo dell’ospedale di Santorso è la nomina dei primari. La riorganizzazione delle Ulss venete con la fusione delle aziende sanitarie comporterà inevitabilmente la riduzione del numero di dirigenti medici che sovrintendono ai reparti. Diverse specializzazioni presenti nelle due strutture ospedaliere dell’Ulss 7 avranno di conseguenza a breve un unico direttore. «Ad oggi però – spiega una fonte interna all’ospedale Alto Vicentino – l’impressione è che questo processo stia procedendo solo in un senso, privilegiando i vertici provenienti dall’azienda sanitaria bassanese». Un ragionamento che è valso per quanto riguarda gli incarichi amministrativi di vertice e che si teme si rifletta anche sul primariato.
INTERIM. Oltre alla direzione generale rimasta a Giorgio Roberti, anche per quanto riguarda le tre posizioni di vertice dell’Ulss 7 (i direttori sanitario, amministrativo e dei servizi sociali), l’incarico è stato assegnato a tre dirigenti dell’ex Ulss 3. Il timore è che la stessa logica sia seguita anche per i diversi posti di primario vacanti o prossimi a diventarlo all’ospedale Alto Vicentino. Si va da urologia e geriatria, alla cui direzione oggi c’è un facente funzione in attesa di nomina definitiva. I primari dei reparti di nefrologia e cardiologia, invece sono prossimi alla pensione. In altre specializzazioni, invece, i responsabili stanno cercando un posto in altre strutture. E poi c’è il caso dell’oculistica, dove la posizione di direttore è già stata assegnata “ad interim” al primario del San Bassiano.
ECCELLENZA. «Il problema non è tanto dove físicamente si trova il primario – sottolinea un medico di Santorso – Ma la ripartizione degli investimenti che si riflette sulla qualità del servizio». La sensazione che l’ospedale orsiano diventi una “sede staccata” di quello bassanese, lo renderebbe infatti in prospettiva un luogo di lavoro meno attrattivo per le grandi professionalità che vi sono già impegnate o che possono arrivare in futuro. E se la politica più volte espressa dal governatore Luca Zaia è quella di «investire sulle eccellenze», il timore è che si scelga di allocare le risorse disponibili altrove. Innescando un circolo vizioso che rischia appunto di ridurre una struttura progettata (e pagata) per ospitare un ospedale di eccellenza in quello che i medici chiamano «un eliporto».
ATTENZIONE «Come conferenza dei sindaci stiamo pressando la direzione sanitaria per verificare tutti i timori che si rincorrono in questo periodo – spiega il sindaco di Schio Valter Orsi – La logica della riduzione dei primari non è un problema di per sé. Quello che non perdiamo di vista è il livello dei servizi. Ad oggi ci sono state date ampie garanzie, ma siamo comunque pronti a fare tutto quanto è in nostro potere a livello politico per tutelare la salute dei nostri cittadini».
IL Giornale di Vicenza – 12 febbraio 2017