Tempismo strategico. A 48 ore dal corteo «Camminiamo insieme per salvare l’ospedale Sant’Antonio», organizzato dal «Comitato SOS ospedale Sant’Antonio» per domani alle 16 dalla basilica del Santo a Palazzo Moroni e al Bo, i direttori generali di Usl 6 Euganea, Domenico Scibetta, e Azienda ospedaliera, Luciano Flor, hanno calato l’asso: «Il primo gennaio 2020 la titolarità del Sant’Antonio passerà dall’Usl all’Azienda ospedaliera».
Hanno corso: per l’operazione, sancita dalla Regione nelle nuove schede ospedaliere, avevano tempo fino al 31 dicembre 2020. «Oggi (ieri, ndr ) il tavolo di lavoro tecnico istituito dalle due aziende ha concluso la prima fase dei lavori avviati per definire tempi e modalità del trasferimento di titolarità — ha spiegato Scibetta —. Dal primo gennaio 2020 il complesso (8 piani, 948 dipendenti e 323 posti letto, ndr ) passa in comodato d’uso gratuito all’Azienda ospedaliera, che si assumerà la manutenzione ordinaria e straordinaria. Parlo di titolarità perché l’intera attività, ospedaliera (9070 ricoveri, 51.800 prestazioni ambulatoriali e 30.724 accessi al Pronto Soccorso nel 2018) e territoriale, resta così com’è. Nulla cambia, nulla chiude: i servizi al cittadino rimangono intoccati — ha insistito il dg —. Cambia solo la carta intestata sulle buste paga».
Ecco, sono proprio le buste paga a preoccupare i sindacati (tra l’altro l’Anaoo ha fatto ricorso al Tar chiedendo l’annullamento dell’operazione), che sottolineano: i dipendenti del Sant’Antonio guadagnano di più dei colleghi dell’Azienda ospedaliera. Ci sarà un livellamento? «La salvaguardia dell’intera attività aziendale da noi concordata comporta anche, per i dipendenti, la continuità del rapporto di lavoro e la garanzia del rispetto dei trattamenti individuali — ha precisato Scibetta —. Tradotto: sia il personale medico che quello del comparto manterranno fondi contrattuali, stipendio, mansioni e qualifiche propri. Tanto è vero che stiamo proseguendo nel conferimento di incarichi in tutta l’Usl, anche al Sant’Antonio». «Un primario rimarrà tale, così come una caposala o un caporeparto — ha aggiunto Flor —. Le persone sono le stesse: quello che fanno oggi, faranno domani. Svolgeremo le medesime attività con i medesimi operatori, anche perché non possiamo sospendere servizi, il nostro compito è garantirli. La programmazione è in capo alla Regione».
Sì, ma con la differenza di retribuzione, come la mettete? «I contratti di lavoro sono identici, ci sono però voci che differiscono perché dipendono dalla contrattazione aziendale. Stiamo calcolando le differenze e ne discuteremo con i sindacati lunedì prossimo, con l’obiettivo di arrivare ad un accordo. Ci impegniamo a mantenere la situazione in essere, anche sul versante economico». Perlomeno durante il trasferimento, perché in un secondo momento non si sa quello che accadrà.
Ricapitolando: per quanto concerne l’immobile, il primo gennaio 2020 scatterà la cessione in comodato d’uso gratuito in previsione del successivo passaggio di proprietà. Riguardo l’attività del Sant’Antonio, sarà «consegnata» dall’Usl all’Azienda ospedaliera con una cessione di ramo d’azienda, dato che le due realtà sono entrambe espressione della Regione. Ma il Pd non ci sta: «Sabato saremo in piazza per contrastare un diktat regionale incomprensibile e contro il territorio — annuncia il consigliere regionale Claudio Sinigaglia —. Sono i sindaci dell’Usl 6 a chiedere di bloccare l’operazione, che favorirà il privato perché renderà complicata l’integrazione tra ospedale e territorio».