Si parte. Con la nomina dei nuovi direttori generali inizia la riforma della sanità veneta disegnata dal governatore Luca Zaia nel progetto di legge 23 depositato in Consiglio regionale e focalizzata sulla riduzione delle Usl da 21 a 7 e sulla nascita dell’Azienda Zero al posto della segreteria di settore. Il tutto per un risparmio di 90 milioni di euro.
Il percorso di avvicinamento all’assetto finale comincia con 9 Usl e una squadra di manager dimezzata da 24 a 12, 11 dei quali scelti ieri da Zaia, che nel dicembre 2014 aveva già insediato Francesco Cobello alla guida dell’Azienda ospedaliera universitaria di Verona. Il presidente ha designato le guide dell’Istituto oncologico veneto, dell’Azienda ospedaliera di Padova e di 9 Usl, perché a differenze delle altre province Venezia e Vicenza ne hanno due ciascuna, non una. Resteranno in carica tre anni più due (al termine del triennio scatterà una verifica, che se positiva porterà al rinnovo) e i direttori generali delle Usl (tranne Carlo Bramezza) saranno pure commissari per un anno delle 11 Usl rimanenti.
Sono tutte riconferme, a partire dai due che restano anche nella medesima sede, cioè: Giuseppe Dal Ben, ancora a capo dell’Usl 12 di Venezia e commissario delle Usl 13 di Mirano e (di nuovo) 14 di Chioggia, e Carlo Bramezza, per il secondo mandato al timone dell’Usl 10 di San Donà. Continua a giocare in casa Adriano Rasi Caldogno, che debutta all’Usl 1 di Belluno ma farà il commissario della «sua» Usl 2 di Feltre; lascia invece Monselice per l’Usl 6 di Vicenza Giovanni Pavesi, commissario dell’Usl 5 di Arzignano; da Treviso Giorgio Roberti approda all’Usl 3 di Bassano ed è commissario dell’Usl 4 di Thiene; da Cittadella si trasferisce all’Usl 9 di Treviso Francesco Benazzi, commissario delle Usl 7 di Pieve di Soligo e 8 di Asolo; Claudio Dario passa dall’Azienda ospedaliera di Padova all’Usl 16 e al ruolo di commissario delle Usl 15 di Cittadella e 17 di Monselice; Antonio Compostella si congeda da Bassano per afferrare il volante dell’Usl 18 di Rovigo e fare da commissario all’Usl 19 di Adria, fino a ieri nelle mani di Pietro Girardi, «promosso» all’Usl 20 di Verona, la seconda più grande del Veneto dietro quella della città del Santo, e commissario della 21 di Legnago e della 22 di Bussolengo. Due le new entry: il dg dello Iov è Patrizia Simionato, finora direttore amministrativo dell’Usl 4 di Thiene e negli ultimi tre anni anche dirigente in Regione; all’Azienda ospedaliera di Padova torna invece Luciano Flor, in passato direttore sanitario della stessa struttura e poi dell’Azienda ospedaliera di Verona ma nell’ultimo mandato a capo dell’Asl di Trento, dove era appena stato riconfermato. Lui però ha preferito tornare a casa (è un medico padovano) ma non ha potuto partecipare al bando per questa tornata di nomine, perciò Zaia ha dovuto designarlo non dg ma commissario per due anni, fino cioè al prossimo concorso, che gli consentirà di trasformarlo in direttore generale.
«I manager guadagneranno 123 mila euro lordi e per il premio di rendimento (non corriposto dal 2009, ndr) deciderà il consiglio dopo l’approvazione del pdl 23 — annuncia il governatore —. Il loro contratto contiene gli obiettivi da raggiungere: l’equilibrio di bilancio, poiché i conti della sanità veneta chiudono in attivo anche nel 2015, l’abbattimento delle liste d’attesa, l’umanizzazione delle cure e gli investimenti nella tecnologia, oggi complessivamente pari a 70 milioni di euro l’anno. Sull’innovazione non possiamo arretrare, per di più essendo Regione benchmark. Ho deciso di anticipare la riforma per non perdere tempo prezioso, avendo come alternativa o la nomina di 21 dg, che avrebbe rimandato l’approdo al nuovo assetto, o la loro trasformazione in commissari per un anno, però rischiosa, perché impugnabile da Roma». I dg si riuniranno in una sorta di cda ogni lunedì mattina con Domenico Mantoan, segretario regionale della Sanità, per aggiornare costantemente l’agenda dei lavori. E quelli non riconfermati? «Rientreranno nelle candidature per le terne direttore sanitario, amministrativo e del Sociale che i manager nomineranno in tutte delle 21 Usl, comprese quelle commissariate — assicura Zaia —. In queste ultime non chiuderà niente, saranno solo tagliati gli uffici doppione. Il Veneto ha già dismesso 49 ospedali dal dopoguerra, gli attuali 68 presidi rimarranno tutti». «Il lavoro di squadra vince», nota Luca Coletto, assessore alla Sanità, mentre la collega al Sociale, Manuela Lanzarin, prepara un testo quadro su disabilità, non autosufficienza e famiglia.
Ma sulle nomine l’opposizione storce il naso («grande pasticcio, sistema destabilizzato», accusa il Pd; «si sono create province di serie A e B», incalza la lista Tosi) e le Conferenze dei sindaci delle Usl commissariate preparano il ricorso al Tar. «Perché commissariare aziende con i conti in ordine? — chiedono — La legge sul riordino delle Usl non è ancora realtà ».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 31 dicembre 2015