Luca Zaia erige una linea del Piave intorno al “master plan” della sanità veneta. Il governatore evita la polemica diretta con Flavio Tosi, indicato come l’ispiratore del maxi-emendamento annunciato a sorpresa dall’assessore Luca Coletto, ma le sue parole suonano inequivocabili. «Il Piano socio-sanitario non ha obiettivi finanziari, mira esclusivamente ad assicurare ai veneti uno standard di cure e di prestazioni elevate. Per realizzare ciò, occorre eliminare sprechi, privilegi, doppioni, posizioni di potere. E noi lo faremo, perché questo è l’impegno che abbiamo assunto: se qualche Grande Fratello si illude di bloccarne l’approvazione, avrà una brutta sorpresa. Non è più tempo di delibere concordate a cena, la crisi in atto ci impone rigore e trasparenza, non guarderemo in faccia nessuno».
La scelta del rigore in un versante cruciale – 8,5 miliardi di spesa annua pari all’80% del bilancio regionale – è destinata a scontrarsi con resistenze radicate e trasversali. «Andremo avanti per la nostra strada, maggioranza e opposizione stanno dando prova di responsabilità, sappiamo che talvolta le scelte impopolari sono necessarie. La filosofia da seguire? Meglio un ospedale all’avanguardia che due mediocri, meglio investire in professionalità e tecnologia che alimentare i centri di spesa corrente. Ne ho discusso più volte con Coletto e con il presidente di commissione Padrin e li ho trovati concordi». In teoria tutto fila liscio, nella realtà, quando si tratterà di chiudere o ridimensionare Usl e ospedali, è facile prevedere barricate, a cominciare dalla Verona di Tosi e dalle amministrazioni leghiste coinvolte dai tagli.
«Non c’è solo il Veronese, dove comunque un intervento di razionalizzazione è già stato avviato. Io capisco che nel dna degli amministratori c’è la difesa del territorio ma con tutta franchezza aggiungo che se il mio partito mi chiedesse di compiere atti non utili al Veneto, io rifiuterei. Non credo succederà, nella Lega mi considerano una sorta di manager ed evitano le interferenze. Detto ciò, tengo a precisare che il nostro sistema sanitario è sano, sta in piedi, non rischia il collasso. Ma dobbiamo garantire la sua tenuta nel tempo prevenendo i fattori di debolezza. Il mondo è cambiato, i tempi delle vacche grasse sono finiti, la programmazione oculata non è un optional ma una condizione per sopravvivere».
Cosa significa, in concreto, gestione più trasparente? «Ad esempio, la rinuncia ad abitudini discutibili quali l’incontro con i partner di lavoro fuori dalle sede istituzionali, magari al ristorante o ai caselli autostradali. Se alludo a qualcuno? Ma no, lo ricordo prima a me stesso e poi agli altri».
Politica, lobby, aziende: chi conta davvero nella sanità del Veneto? «Il vaglio delle delibere lo faccio io. Certo, in presenza di uno strumento di ampio respiro come il Piano socio-sanitario è auspicabile, anzi necessario, un confronto con tutte le forze e le categorie coinvolte. No agli stravolgimenti ma siamo disponibili alle migliorie». Il top manager della sanità, Domenico Mantoan, è molto attento ai conti e alla funzionalità dei sistemi, assai meno alle sollecitazioni politiche. C’è chi vorrebbe rimpiazzarlo con una figura più malleabile… «Ah sì? Allora dico al dottor Mantoan di pensare soltanto a lavorare. Ha un rapporto fiduciario e solidale con il sottoscritto e con l’assessore Coletto, il suo mandato non è minimamente in discussione».
Nella foto: Domenico Mantoan al microfono, a destra Luca Zaia, a sinistra Luca Coletto
Il Mattino di Padova – La Nuova Venezia – La Tribuna di Treviso – 19 maggio 2012