Definite le pagelle ai manager pubblici della sanità veneta per l’anno 2013. I punteggi assegnati ai direttori generali di Ulss, Aziende ospedaliera e universitaria, Iov – tutti al di sopra della sufficienza con un andamento complessivo elevato e qualche punta di eccellenza – rappresentano la media matematica delle valutazioni espresse dalla Regione e dalle Conferenze dei sindaci di ciascun bacino di utenza
La prima ha giudicato gli esiti della gestione (dal bilancio alle liste d’attesa, dalla prevenzione all’edilizia) alla luce degli obiettivi prefissati; gli amministratori si sono pronunciati sulla puntualità nella programmazione dei servizi; il terzo soggetto istituzionale titolato ad esprimersi – la commissione sanità del Consiglio del Veneto, presieduta da Leonardo Padrin – ha deciso invece di astenersi, ritenendo che gli “esaminandi” abbiano ricevuto le direttive programmatorie a mandato già in corso.
Determinante, ai fini della graduatoria, la valutazione dei dirigenti di Palazzo Balbi, che dispongono di 75 dei 100 punti complessivi, a fronte dei 20 spettanti ai sindaci e dei 5 riservati ai commissari. Un’avvertenza: non si tratta di esercitazioni astratte perché il contratto a termine dei manager contempla esplicitamente sanzioni – fino al licenziamento – nel caso di prolungata e marcata inadempienza rispetto agli obiettivi indicati. Tant’è.
Nel dettaglio, spicca l’exploit di Giorgio Roberti (Treviso) che totalizza 94,74 punti, seguito a breve distanza da Gian Antonio Dei Tos (Pieve di Soligo) con 94,11 e Giuseppe Dal Ben (Veneziana) che ne riceve 93.16. Non stupisce la pagella lusinghiera dei manager di Marca; sono al timone di Ulss di collaudata efficienza, dai bilanci virtuosi e – in particolare nel caso solighese – capaci di centrare traguardi importanti nell’abbattimento dei tempi d’attesa dei pazienti e nell’appropriatezza delle cure che si traduce in riduzione degli sprechi diagnostici e farmaceutici. Qualche sorpresa, viceversa, può sorgere dalla terza posizione di Venezia-Mestre, unità sanitaria gravata da un pesante e storico disavanzo; in questo caso, però, è prevalso l’apprezzamento per l’opera di risanamento finanziario e di rilancio della qualità dei servizi compiuta dal tenace Dal Ben, impegnato oltretutto in una spinosa rinegoziazione dei project financing stipulati in età galaniana (primo tra tutti quello riguardante l’ospedale mestrino dell’Angelo) al fine di allentare gli oneri sulle casse pubbliche.
In coda alla classifica, per contro, troviamo i “colossi” regionali: l’Azienda ospedaliera padovana (69,13), l’ospedaliera-universitaria di Verona (68, 80), nonché l’Istituto oncologico veneto (65,75); i primi scontano un vistoso “rosso” di bilancio, l’Iov è in ritardo sulla tempistica delle prestazioni; ma la “fotografia”, lo ribadiamo, risale al 2013 e nel frattempo i manager sono cambiati; sia nella città scaligera – dove Francesco Cobello è subentrato a Sandro Caffi – che all’Oncologico, ora in gestione commissariale: a reggerlo è il direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan. Che non ha avuto parte alcuna nell’assegnazione dei punteggi ma nega che la Regione abbia adottato criteri eccessivamente generosi: «Non siamo stati di manica larga, semplicemente i dirigenti dei servizi hanno quantificato la rispondenza tra obiettivi di partenza e realizzazioni concrete. Fortunatamente sono stati compiuti passi avanti importanti e ciò è avvenuto grazie al lavoro di squadra, è giusto riconoscerne i meriti. Ma guai a dormire sugli allori».
Filippo Tosatto – La tribuna di Treviso – 20 febbraio 2015