di Filippo Tosatto. L’obiettivo triennale del ministro Beatrice Lorenzin è lodevole: realizzare 10 miliardi di risparmi nella sanità da reinvestire nel sistema del welfare per elevarne la qualità. Ma le modalità, come dire, autorizzano seri interrogativi.
Così Luca Coletto, l’assessore alla sanità del Veneto, reduce dalla Conferenza delle Regioni dove ha colto segnali per nulla tranquilizzanti circa le linee della spending governativa, non usa mezzi termini: «Nel Patto della Salute abbiamo concordato che le risorse derivanti dai tagli e dall’eliminazione degli sprechi debbono restare nella disponibilità delle Regioni virtuose e investite sul territorio, non certo essere riversate nel calderone nazionale, come avvenuto finora. Viceversa, qui si vuole aggiungere il danno alla beffa: chi ha i conti in ordine, com’è il caso del Veneto, si vedrà privato dei quattrini a beneficio di chi finora ha dissipato». E come avverrebbe tutto ciò? «Agendo sul sistema premiale, cioè sulle risorse aggiuntive che lo Stato ci ha erogato perché abbiamo rispettato i costi standard. È un accordo che ha valore di legge, quest’anno ci ha fruttato una quarantina di milioni che abbiamo destinato interamente al fondo per realizzare il nuovo ospedale di Padova. Abbiamo motivo di credere che il ministro intenda dirottare altrove i finanziamenti che ci spettano per compensare le falle che si aprono in altre parti d’Italia. Un piano mefistofelico, al quale, naturalmente, ci opporremo in tutti i modi».
L’assessore leghista, che a Roma ha la delega di coordinatore del tavolo della salute Stato-Regioni, non si limita alla difesa del “tesoretto” nostrano ma contesta in linea di principio la volontà di calare scure sul sistema sanitario: «Qualsiasi ulteriore taglio, piccolo o grande, equivarrebbe a vanificare gli effetti salutari dell’applicazione dei costi standard. La sanità è l’unico settore che li ha adottati concretamente ed è inaccettabile, anzi immorale, che i benefici conseguenti servano a sostenere altri settori spreconi, che continuano a dissipare il denaro pubblico, a tutto scapito dei servizi offerti alle categorie deboli e ai meno abbienti». Staremo a vedere.
18 marzo 2014 – Il Mattino di Padova