I conti della sanità hanno retto anche nell’anno di transizione verso la riforma dell’Azienda Zero e la nascita di solo nove Ulss su tutto il territorio regionale, al posto delle 21 che c’erano. Con un problema in più però rispetto agli anni passati: il caso di Verona, dove il deficit dell’ormai ex Ulss 20 (adesso confluita nell’unica azienda 9 “Scaligera”) è di fatto raddoppiato nel giro di soli due anni. È questo il quadro con cui la Giunta regionale durante l’estate ha chiuso i conti del bilancio sanitario 2016, l’ultimo con le classiche 21 aziende Ulss, drasticamente accorpate come noto dal 1° gennaio. Ed è un risultato davvero sudato, visto che come noto durante l’anno la Regione aveva fatto una prima proiezione con un deficit previsto di qualcosa come 660 milioni di euro. AI direttore generale Domenico Mantoan la Giunta assegnò un “piano straordinario di contenimento costi”: ne sono nate direttive stringenti per i direttori generali, qualche Ulss (come Arzignano e Alto Vicentino) è riuscita anche a spremere dai suoi conti anche riserve accantonate in passato, la Regione è riuscita a metterci qualche risorsa in più del preventivato e il bersaglio è stato centrato. «L’equilibrio di gestione del 2016 è stato raggiunto – sancisce la Giunta – grazie alle politiche di contenimento dei costi con la fissazione di limiti massimi di spesa, la redazione di piani di rientro, applicazione di misure per razionalizzare l’uso delle risorse, l’assegnazione di obiettivi e indicatori di performance ai direttori generali e infine col costante monitoraggio dell’andamento dei conti economici.
LE CIFRE Alla fine, come evidenzia il grafico, il deficit delle singole Ulss è minore di quello dell’anno precedente che si era attestato a -242 milioni, in netto peggioramento rispetto al 2014: il rosso temporaneo è di -216 milioni, grazie anche ai 3,6 milioni di utile messi faticosamente assieme dalle 12 aziende (su un totale di 25, comprese le ospedaliere e lo Iov). In passato c’erano state Uiss con copiosi utili, ma questa volta hanno sofferto tutte e al massimo si arriva a 500mila euro circa di avanzo. Le quattro vicentine (oggi accorpate nella Berica e la Pedemontana) ad esempio vedono Bassano, Arzignano e Vicenza restare in attivo per poche centinaia di migliaia di euro, mentre l’Alto Vicentino conferma il deficit di circa 18 milioni su cui pesano le rate del contratto per il nuovo ospedale di Santorso. Proprio quel -216 milioni però è il risultato brillante ottenuto dalla cura applicata nella seconda parte dell’anno, perché come sempre la Regione ha potuto mettere sul piatto il gruzzolo tenuto in serbo come Gsa-Gestione sanitaria accentrata (che adesso passa sotto la gestione dell’Azienda Zero): 233 milioni di euro che permettono di chiudere i conti in attivo di 13,7milioni. Il Ministero dell’economia non li ha riconosciuti per ora tutti, ma quello che conta è che ha stabilito che il Veneto non è in rosso.
IL CASO VERONA. Come detto, c’è un caso particolare: quello dell’ex Ulss 20 di Verona. Non è quella messa peggio: la Veneziana viaggia ancora a -57 milioni di euro, ma ha peggiorato di poco i conti rispetto al 2015. La Veronese invece ha visto il rosso salire a -39,8 milioni, quando solo due anni fa aveva chiuso a -20: è quasi il doppio. La Giunta regionale segnala nero su bianco il «risultato economico in deciso peggioramento sia rispetto all’anno precedente (era a -28) sia in riferimento a quanto programmato anche nell’ultima revisione dei conti (la Regione ipotizzava un risultato di -31 milioni). Morale: «L’Azienda Scaligera è incaricata di formalizzare entro 30 giorni una proposta di piano di rientro per il miglioramento economico con effetti a decorrere già dal 2017»: lo esaminerà il direttore generale della sanità Mantoan.
IL Giornale di Vicenza – 24 agosto 2017