di Filippo Tosatto. I rappresentanti dei medici di famiglia e la Regione sono in rotta di collisione e stavolta non basteranno le belle parole a disinnescare la protesta. «Basta, questa è la goccia che fa traboccare il vaso, non accettiamo più di trattare con il direttore generale della sanità, se il governatore Zaia vuole dialogare con noi, lo rimuova. Viceversa, revocheremo la nostra disponibilità a collaborare alla riforma delle cure primarie, prologo indispensabile alla riorganizzazione della rete ospedaliera».
Silvio Roberto Regis, il segretario della Fimmg del Veneto (77% di adesioni tra i medici generali) lancia l’ultimatum e rincara: «Il 14 agosto il direttore Mantoan ha firmato una circolare che calpesta gli accordi stripulati in precedenza e va contro ogni logica, a settembre valuteremo le azioni da intraprendere e dico subito che non torneremo al tavolo, abbiamo compiuto ogni sforzo possibile, siamo stati ripagati con uno schiaffo». Ma di che si tratta in concreto? Regis glissa («Questioni complicate, ne riparleremo»), tuttavia l’accenno alla vigilia di Ferragosto è rivelatore. Perché coincide con l’iniziativa di Domenico Mantoan che, per la prima volta, ha infranto una prassi, quasi un totem, riguardante i medici convenzionati che svolgono attività sindacale. Questi ultimi (sono una ventina sul territorio regionale) alternano l’opera professionale all’impegno nelle associazioni di categoria, circostanza che impone loro di ricorrere periodicamente a colleghi che li sostituiscano in ambulatorio occupandosi dei loro pazienti. Il Veneto, unica tra le regioni italiane, si accolla il pagamento a piè di lista dei sostituti (altrove sono i sindacati stessi a farsene carico) con disappunto del ministero della Salute, che ha già fatto notare l’anomalia. Tant’è. Finora il modus vivendi ha funzionato ma l’ultimo report semestrale ricevuto dalle Ulss (incaricate di saldare, materialmente, i rimborsi) ha fatto storcere il naso al manager: “picchi” di 400-900 ore di attività sindacale dichiarate tra gennaio a giugno e, soprattutto, indicazioni vaghe o nulle a sostegno delle cifre richieste. Tanto da indurre Mantoan a firmare una circolare che invita i direttori generali delle unità sanitarie a cambiare copione: d’ora in poi, ai medici-sindacalisti sarà richiesto un rendiconto essenziale – nominativo del sostituto e suo effettivo arco di impegno, date e modalità delle attività extraprofessionali svolte – e solo in presenza di tale documentazione si procederà al saldo delle spese dichiarate. Gli interessati, com’era prevedibile, non hanno affatto apprezzato la novità: se prima Domenico Mantoan era un interlocutore sgradito, ora è diventato l’avversario dichiarato. «Non desidero entrare nel dettaglio della vicenda ma si tratta di regole, non di quattrini», la sua replica volpina «dico soltanto che abbiamo applicato la stessa procedura di trasparenza che la Corte dei Conti ha sollecitato ai componenti del Consiglio regionale del Veneto. Non mi sembra un atto di lesa maestà, tanto più che la nostra disponibilità finanziaria è confermata».
Il Mattino di Padova – 19 agosto 2014