Dal 7 al 21 maggio il segretario regionale della Sanità Domenico Mantoan ha convocato tutti i direttori generali delle Usl venete per un’analisi di bilancio specifica ed approfondita su ciascuna realtà. Al di là dei freddi numeri, a quel punto sarà possibile stabilire chi abbia veramente lavorato con profitto, migliorando il bilancio senza sacrificare le prestazioni. L’appuntamento è quanto mai importante se si considera che a fine anno il governatore Zaia nominerà i nuovi manager della sanità. La maglia nera della sanità tocca, ancora una volta, a Venezia. E’ quanto emerge dai risultati di esercizio per il 2011 in arrivo a palazzo Balbi in queste ore (il termine ultimo per la presentazione dei bilanci è il 30 aprile).
Contro ogni previsione, che la voleva in ulteriore peggioramento, l’Usl 12 replica il risultato del 2010 con un passivo che tuttavia si conferma pesante, ovvero 103 milioni di euro, spicciolo più spicciolo meno, debito che, a questo punto, parrebbe strutturato. Ma il vero nodo che i vertici della sanità regionale saranno chiamati a sciogliere è quello dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (Aoui) che in un anno ha fatto registrare un buco di 50 milioni. L’anno scorso, l’Aoui, frutto del matrimonio tra Azienda ospedaliera e Università, pur con un’aggiustatina della Regione sui 23 milioni di debito portati in dote dall’Azienda, aveva chiuso con un passivo che sfiorava il milione e mezzo. Cifra che nel volgere di 12 mesi è letteralmente esplosa. Una falsa partenza per il nuovo polo operatorio di eccellenza che, proprio in virtù di un passivo di 50 milioni che ricade su palazzo Balbi, obbligherà la politica a una riflessione sul futuro dell’integrazione delle realtà ospedaliera e universitaria in cui la fusione, al momento, si dice sia solo formale. Quel che è certo, è che il “mastodonte” veronese non ha prodotto un volume di prestazioni all’altezza delle aspettative e delle necessità. Così, mentre a Padova tirano un sospiro di sollievo per aver schivato la grana in corsa, la Regione è chiamata a domandarsi se non sia il caso di cominciare a pensare al divorzio. Del resto, il risultato dell’Aoui è in decisa controtendenza rispetto alla direzione imboccata dalle altre Usl nell’ultimo anno e giocata su un elastico che va dal contenimento dei debiti, per alcune delle realtà più critiche, a un più sostanziale e generalizzato miglioramento dei conti.
Ad esempio, il passivo di una quarantina di milioni registrato dall’Usl 20, è il risultato di un netto recupero rispetto alla perdita di 70 milioni dell’anno precedente. Risultato agrodolce, invece, per l’Usl 16 di Padova che nel 2011 ha registrato una prestazione eccellente, recuperando da un passivo di quasi 47 milioni a -15. Un risultato di buona gestione, dicono a palazzo Balbi, ottenuto attraverso un’attenta “spending review”, ovvero seguendo le indicazioni regionali in merito al contenimento dei costi dei medici di base e della spesa farmaceutica. Merito che, purtroppo, Fortunato Rao, morto qualche mese fa, non potrà godersi.
La stessa strategia, comunque, avrebbe permesso a Belluno di bloccare il rosso sul livello del 2011 (-15 milioni) e a Rovigo di migliorare leggermente, chiudendo con un passivo di 35 milioni rispetto ai quasi 39 dell’anno prima. Sul gradino più alto del podio finisce, invece, l’Usl di Pieve di Soligo diretta da Angelo Lino Del Favero con un attivo di ben 18 milioni (l’anno scorso erano 2,5). Non a caso, il presidente del Piemonte Roberto Cota l’ha “strappato” al collega Luca Zaia, nominandolo direttore generale delle Molinette a Torino.
Complessivamente, il triangolo Treviso-Vicenza-Padova è quello che ha trascinato le Usl venete. Già note le virtù delle aziende che gravitano tra Trevigiano e Vicentino, che confermano un bilancio positivo, la sorpresa arriva dal Padovano dove Alta ed Este (rispettivamente in rosso di 8 e 3,8 milioni nel 2010), hanno chiuso in attivo
Il Mattino di Padova – La Tribuna di Treviso – La Nuova Venezia – 28 aprile 2012