Se si pensa che quest’anno il Veneto ha fatto i salti mortali per portare a pareggio il bilancio della sanità (e mancavano poco più di 100 milioni di euro) viene da chiedersi come farà a governare il sistema quando nel 2013-14 i milioni di euro in meno saranno ben 640 (160 nel 2013 e 480 nel 2014). E non si tratta solo di previsioni, ma di numeri reali che il ministro della Salute Renato Balduzzi ha snocciolato ai responsabili della sanità delle regioni. I governatori avevano stimato il fabbisogno per il Patto per la salute 2013-215 a 116 miliardi, mentre il finanziamento non supererà i 110.786. Il taglio diventa quindi matematico. Le Regioni avevano motivato l’incremento aggiornandolo al livello di finanziamento per il 2012 con il tasso di inflazione ufficiale del 2011 che tiene contro anche dell’aumento del punto percentuale dell’Iva.
Lacrime e sangue? Il presidente Luca Zaia non usa mezzi termini: «Non chiederemo mai ai nostri cittadini ulteriori sacrifici quando in Italia ci sono regioni che sperperano – sottolinea il governatore – Tutti hanno il dovere di avere la stessa sanità, ma non si può sempre chiedere a chi è più virtuoso». E minaccia di mettersi “di traverso” con qualsiasi mezzo. «Lo abbiamo già fatto in altri campi e non ci tireremo indietro – aggiunge – Si parla di un ticket di 10 euro per giornata di ricovero. Gli ospedali non sono alberghi, il Veneto ne ha chiusi e ha razionalizzato i posti letto per risparmiare. Lo facciano anche le altre regioni».
Il sistema veneto infatti ha già messo in atto una cura dimagrante da clinica svizzera e pensare di avere ancora margini da rosicchiare è quanto meno poco ottimistico.
Il ministero dal canto suo una soluzione l’avrebbe pure trovata: l’introito del ticket che oggi per le regioni è di circa il 3 per cento, dovrebbe arrivare al 5. Quindi diventerebbe necessaria l’introduzione del ticket sul ricovero di 10 euro al giorno. Proprio l’ipotesi che il Veneto rispedisce al mittente. «Follia – commenta Zaia – Già ci hanno imposto un ticket per compensare i trasferimenti mancanti e per dare 36 milioni alle regioni più povere. Adesso basta».
La partita quindi si gioca su due piani: con il Governo, dove il braccio di ferro sul “Patto per la salute” è durissimo e in sede locale dove il Piano socio sanitario dovrebbe diventare lo strumento con il quale ricalibrare il sistema.
Anche l’assessore Coletto non gira attorno al problema: percorsi da inventarsi ce ne sono pochi. «Impossibile trovare i soldi mancanti, teniamo conto che il Veneto è già senza Irpef e ha dovuto imporre i ticket – sottolinea l’assessore alla Sanità del Veneto – Le tasse i veneti le pagano e c’è già stato un prelievo dell’Irpef a livello regionale. Quindi non siamo disposti a chiedere ai cittadini ulteriori sacrifici. I soldi a livello nazionale si possono trovare, ma facendo leva sugli sprechi di altri».
Il Piano socio sanitario in discussione da qualche mese ormai, è già mirato alla razionalizzazione e al cercare nelle pieghe del sistema altre risorse: accorpamenti, acquisti in area vasta, riduzione dei posti letto, qualche sforbiciata ai doppioni. «Stiamo proponendo nel Patto della salute nazionale quanto già fatto in Veneto – continua l’assessore – Chissà che se applicato aiuti la fiscalità generale a risparmiare. Faccio solo una considerazione: il personale in Veneto è al terz’ultimo posto in Italia per numero, qualcosa questo vorrà pur significare». La Regione quindi si è schierata sul fronte del no, anche se continuerà a studiare percorsi per risparmiare. E intanto Zaia promette fuoco e fiamme
Il Gazzettino – 8 marzo 2012