Il 21 dicembre scorso il presidente Luca Zaia, che regge le deleghe della Sanità ad interim dopo la partenza del neo sottosegretario Luca Coletto per Roma, ha portato all’attenzione della giunta – che ha approvato – il bilancio preventivo 2018 della sanità, un utile prospetto che aiuta a capire come sono amministrate le Usl e quali risultati conseguono i loro manager.
Ora, tralasciando che un «preventivo» venga approvato a fine dicembre, aspetto certo curioso, a saltare all’occhio è il passivo, talora molto pesante, registrato da alcune Usl: Venezia, su tutte, segna un rosso di ben 98 milioni di euro; poi Verona, altri 50 milioni; Padova 38 milioni (il dettaglio è nella tabella accanto). Complessivamente tra Usl, Aziende ospedaliere e Istituto Oncologico il passivo è di 267 milioni. Fortuna che, come già negli anni passati, a ripianare tutto ci pensa l’Azienda Zero guidata dal segretario dell’Area Sanità Domenico Mantoan, che con un budget a sé di ben 367 milioni permette non solo di riportare in equilibrio il sistema ma addirittura di segnare un «utile» di 100 milioni.
In passato, quando pure a fine anno furono registrati dei surplus, questi sono stati destinati a nuovi investimenti ma ora come allora le modalità di gestione suscitano dubbi a cui da voce il dem Claudio Sinigaglia: «Delle due l’una: o i direttori generali hanno fallito in pieno i loro obiettivi, registrando passivi pesantissimi, ma allora viene da chiedersi come la giunta abbia potuto promuoverli tutti “a pieni voti”, oppure la Regione riconosce implicitamente che i budget assegnati a inizio anno erano inattendibili, perché evidentemente insufficienti a far fronte alle reali esigenze delle Usl, ma allora che senso ha un sistema del genere? Perché non si garantisce fin dal principio una programmazione coerente con i soldi a disposizione? Che senso ha lasciare tutte quelle risorse ad Azienda Zero se poi tanto li deve girare alle Usl per ripianare i disavanzi? E infine: quei 100 milioni che restano in cassa a fine anno, non era meglio iniettarli nel sistema migliorando i servizi sul territorio?».
Tant’è, la scelta di Palazzo Balbi quella è e l’obiettivo è stato più volte esplicitato: tenere «in stecca» i direttori generali limitando all’osso il loro budget e costringendoli a massimizzare efficienze e produttività, ricorrendo poi al «tesoretto» dell’Azienda Zero per rimettere i conti in carreggiata in caso di deviazioni.
Sempre seguendo questo principio, la giunta ha approvato qualche giorno fa il riparto del budget 2019, che complessivamente ammonta a 8,2 miliardi (il dettaglio nella tabella) mentre resta aperta la partita sul riassetto della giunta dopo l’addio di Coletto. Assodato che le deleghe alla Sanità passeranno all’attuale assessore al Sociale Manuela Lanzarin, pare che Zaia non sia intenzionato a fare entrare in squadra nuovi assessori, lasciando tutto com’è per un anno (a marzo 2020 si torna a votare e i risparmi così ottenuti sarebbero spendibili in campagna elettorale). Il super assessorato a Lanzarin fa però arrabbiare la Lega («Forse noi non siamo degni?») specie dalle parti di Padova, dove chiedono la promozione dell’attuale presidente della commissione Sanità Fabrizio Boron, e di Verona, da dove proviene Coletto e dove vorrebbero far fare il salto ad Alessandro Montagnoli. Nella Lega parlano di uno Zaia dubbioso: va bene i risparmi – e il mal comune mezzo gaudio – ma davvero in vista della campagna elettorale ci si può mettere contro pezzi importanti del partito?
Corveneto