Giornate di lavoro sempre più ‘lunghe’ per chi opera all’interno della sanità pubblica italiana. Negli ultimi anni sta infatti crescendo la spesa per lo straordinario del personale del Servizio sanitario nazionale. Nel nostro Paese, il costo per le ore extra di medici, infermieri, biologi, psicologi, tecnici, amministrativi e altri lavoratori di ospedali e strutture sanitarie pubbliche, ammonta a circa mezzo miliardo di euro l’anno e, soprattutto in alcune regioni, sembra in continua crescita. E’ il caso della Puglia e del Lazio, dove dal 2007 al 2009 la spesa per gli straordinari è passata da 112 a 122 milioni. Ma a parte qualche eccezione (Toscana, Emilia Romagna e Sicilia) questo trend al rialzo si registra un po’ ovunque.
Da Nord a Sud, portando a una spesa complessiva di 499,8 milioni nel 2009. Solo per gli straordinari.
E’ quanto emerge dal conteggio sulla spesa relativa alle ore di straordinario fatte dal personale del Ssn, effettuata per l’Adnkronos Salute dalla Ragioneria generale dello Stato. L’analisi prende in esame la spesa degli anni 2007, 2008, 2009, suddivisa per Regioni e per categoria professionale: medici, dirigenti non medici (piscologi, biologi, farmacisti, etc.) e personale non dirigente (infermieri, portantini, ostetriche, etc.).
Analizzando i dati, quello che salta agli occhi è soprattutto il boom di straordinari che si fanno in Puglia e Lazio. Nel ‘tacco’ dello Stivale, la spesa per queste ore aggiuntive di lavoro è passata da 29,2 a 34,8 milioni, mentre nel Lazio si è saliti da 83 a 88 milioni. Anche in Abruzzo si segnala un corposo balzo della spesa: da 8,8 a 10,4 milioni. Ma, se pure in misura minore, il rialzo si è registrato anche in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Campania, Basilicata e Molise.
Meno straordinari invece, stando ai dati della Ragioneria dello Stato, per i medici e gli operatori sanitari che lavorano nelle strutture pubbliche della Toscana, dell’Emilia Romagna e della Sicilia. In Toscana, dal 2007 al 2009 la spesa è scesa da 25,8 milioni a 24,5 e in Emilia Romagna da 30 a 28,5. Ma è soprattutto in Sicilia che si è registrato un calo considerevole: si è passati dai 31,8 milioni del 2007 ai 26,4 del 2009. Leggeri ribassi anche in Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria, Umbria, Calabria e Sardegna.
Prendendo in considerazione solo gli straordinari dei medici, sempre nel periodo 2007-2009, le tre regioni con un balzo della spesa più significativo sono: Lazio (+2,1 milioni), Veneto (+1,8 milioni) e Puglia (+1,5 milioni). I cali più vistosi si registrano invece in Sicilia (-3,5 milioni) e Campania (-2 milioni). In terra campana la flessione è anche più marcata se si considera che nel 2008 il costo per le ore di straordinario dei medici era arrivato a sfiorare i 18 milioni di euro, prima di scendere ai 14,9 del 2009. Nel complesso, sempre per quanto riguarda i soli camici bianchi, la spesa totale per le ore di straordinario è passata dai 120 milioni del 2007 ai 122 del 2009.
Per quanto riguarda invece il personale del comparto (infermieri, portantini, ostetriche, tecnici e amministrativi), la spesa complessiva – dal 2007 al 2009 – è passata da 365 a 371 milioni. I rialzi più significativi in Puglia (+4,1 milioni) e nel Lazio (+2,4 milioni). Come per i medici, il risparmio più cospicuo sulla spesa per gli straordinari degli infermieri si è registrato in Sicilia (-1,7 milioni).
A spiegare il perché del corposo calo degli straordinari in Sicilia è il segretario regionale della Fp Cgil medici, Renato Costa. “Noi – spiega – veniamo fuori da un piano di rientro pesante, eravamo prossimi al fallimento e al commissariamento. E’ stato evitato il baratro grazie a una presa di coscienza collettiva, che ha portato negli ultimi due anni a una moralizzazione del sistema”.
E la stretta sulla spesa legata agli straordinari è una misura che sembra andare in questa direzione. “Se in alcune Regioni virtuose si faceva e si fa ricorso allo straordinario per coprire carenze di organico – prosegue Costa – da noi questo strumento veniva utilizzato anche o soprattutto a fini clientelari. D’altronde – conclude – il sistema sanitario siciliano era pervaso dalla mafia e dal malaffare”.
A puntare l’indice contro l’abuso del lavoro straordinario in sanità è anche il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza: “Lo straordinario – spiega – è la cartina di tornasole di una situazione sempre più drammatica nella quale si trovano a lavorare migliaia di medici ospedalieri, e non solo, costretti a turni di lavoro più frequenti per coprire le carenze di organico dovute spesso ad indiscriminati blocchi del turn over. La spesa però – aggiunge Cozza – non sempre corrisponde allo straordinario effettivamente prestato, perché le aziende tendono in modo improprio a non retribuirlo tentando di spacciarlo come orario dovuto dal dirigente per raggiungere gli obiettivi”.
Il problema della carenza di personale, denunciato dal segretario della Cgil medici sembra trovare qualche riscontro da quanto emerso nell’ultimo Annuario statistico pubblicato dal ministero della Salute, relativo all’anno 2008. Secondo il rapporto, che fa una fotografia delle strutture e del personale del Ssn, il numero dei lavoratori della sanità pubblica è in calo: dai 649.248 dipendenti del 2007 si è infatti passati ai 638.459 del 2008.
Per Cozza, però, il ricorso eccessivo al lavoro straordinario di medici e infermieri rischia di avere ripercussioni negative sia sui camici bianchi sia sui pazienti. “Troppo spesso – sottolinea – lo straordinario è la norma e assume le caratteristiche di un vero e proprio allungamento dell’orario di lavoro imposto dalle aziende al di là delle norme contrattuali. Il tutto – conclude Cozza – con condizioni di lavoro sempre più gravose e con ricadute negative sulla qualità del lavoro dei medici e sulla qualità dell’assistenza per i cittadini”.
Adnkronos Salute – 5 aprile 2011