Per le Asl che pagano troppo scatteranno multe salate. Limiti anche per i ricoveri. Attenzione ai pagamenti che durano troppo. Con i ritardi cresce facendo lievitare i costi la spesa per gli interessi
Dalle siringhe alle garze, dalle protesi d’anca ai farmaci ad uso ospedaliero, dalle semplici siringhe a Tac e risonanze. Stessi prodotti ma prezzi anche dieci, dodici volte più alti di asl e ospedali che comprano low cost. A rilevarlo è l’Authority per i contratti pubblici che dopo un lavoro certosino è pronta a consegnare al governo la mappa dei prezzi impazziti. Base di partenza per risparmiare da subito un miliardo e mezzo. Che diventeranno molti di più «a regime» perché la spending review non risparmia nemmeno i ricoveri ospedalieri, tagliando i rimborsi ad ospedali pubblici e cliniche private quando la sosta in corsia va oltre i tempi massimi fissati da un provvedimento appena varato dal Ministero della salute. Entro il primo luglio prossimo, forse anche prima, l’Authority pubblicherà on line i prezzi di riferimento, ossia il limite massimo di spesa consentito per dispositivi medici e farmaci ospedalieri. A quel punto chi si discosterà da queste tariffe pagherà pegno. E stessa cosa varrà per i ricoveri, già oggi pagati a tariffa (in gergo tecnico con i Drg,) che il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha rivisto riducendo i rimborsi per le degenze che si protraggono oltre il dovuto. Una manovra avvolgente che però richiederà tempo, visto che per applicare i prezzi di riferimento bisognerà indire nuove gare d’acquisto. Ed è per questo che l’Economia punta a racimolare subito il miliardo e mezzo bloccando il “fondino” sanitario di pari importo che serve a finanziare i “progetti obiettivo”, che sono poi cose importanti, come la lotta alle malattie rare, le cure palliative o l’assistenza ai disabili. Un taglio per niente gradito a Balduzzi, che a via XX Settembre fa sapere: «quel fondo è servito e quindi non si tocca». Un alt che lascia presagire un colpo d’acceleratore sul taglio della spesa per beni e servizi. Magari iniziando a tagliare oggi dal fondo sanitario quello che le Regioni potranno risparmiare domani con i nuovi prezzi fissati dall’Authority. Che intanto, insieme all’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha svelato i numeri della giungla dei prezzi. Tabelle che mostrano differenze per uno stesso bene anche dell’800%, come gli inserti in ceramica per le protesi d’anca, che qualcuno paga 284 euro mentre c’è chi è disposto a sborsarne ben 2.575. Per non parlare degli inserti tibiali che ridanno mobilità al ginocchio, acquistati a 199 euro da una parte e a 12 volte tanto da un’altra, ossia a 2.479 euro. Certo, la rilevazione non tiene conto della qualità, mettono in guardia i tecnici. Ma che dire di una semplice siringa per insulina, che in una Asl costa tre centesimi e in un’altra 65? E differenze di prezzo fino al 365% sono state rilevate anche per i farmaci ad uso ospedaliero, identici in tutto e per tutto. Che si possa risparmiare sui 30 miliardi di spesa per beni e servizi sanitari lo ammettono anche i diretti interessati, ossia Asl e Ospedali pubblici rappresentati dalla Fiaso. «Se si arrivasse a un risparmio del 10% sarebbe un successo» prova a pronosticare il presidente Giovanni Monchiero. Che però nelle ultime decisioni del governo vede il rischio di una spinta al rialzo dei prezzi. «Da un lato infatti i decreti sul pagamento dei fornitori delle Asl non si applicheranno proprio dove i ritardi sono più insostenibili, ossia nelle regioni con piani di rientro dal deficit sanitario». «Dall’altro – prosegue – il mancato riparto dei 108 miliardi del fondo sanitario aggrava la crisi di liquidità delle Asl che è all’origine dei tempi lunghi di pagamento». «E questi – conclude – si traducono in interessi di mora e aumento dei prezzi di beni e servizi generati proprio dalla difficoltà a saldare i debiti con i fornitori».
La Stampa – 29 maggio 2012