Sanità del Veneto, l’obiettivo di spesa nel prossimo anno è pari a 3,106 miliardi, in crescita rispetto ai 2,991 del 2022. La Regione del Veneto intanto accende un faro sul ricorso alle cooperative per far fronte alla carenza di medici: le disposizioni per il 2023 in materia di personale, passate ieri al vaglio della commissione Sanità, prevedono infatti che saranno “oggetto di analisi e monitoraggio” anche i costi riconducibili alle “diverse forme di esternalizzazione”. Rispetto alle quali sono stati posti precisi limiti di utilizzo.
Degli 8.250 medici in servizio nelle aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto, “solo” 159 hanno accettato di svolgere turni-extra in Pronto soccorso a 100 euro all’ora. Ma le prestazioni aggiuntive restano comunque l’ultima arma con cui le Ulss possono cercare di combattere la carenza di camici bianchi: in attesa che arrivi al traguardo il concorso per 154 posti bandito da Azienda Zero, al quale peraltro hanno partecipato soltanto in 59, il passo successivo è infatti costituito dall’oneroso ricorso alle cooperative. Un fenomeno esploso in tutta Italia, su cui la Regione accende un faro: le disposizioni per il 2023 in materia di personale, passate ieri al vaglio della commissione Sanità, prevedono infatti che saranno “oggetto di analisi e monitoraggio” anche i costi riconducibili alle “diverse forme di esternalizzazione”. L’OBIETTIVO
Con l’astensione dell’opposizione, è stato espresso parere favorevole al piano illustrato dal direttore delle risorse umane Claudio Costa. Per il personale, l’obiettivo di spesa nel prossimo anno è pari a 3,106 miliardi di euro, rispetto ai 2,991 del 2022. Le assunzioni straordinarie per fronteggiare l’epidemia Covid potranno essere prorogate per tutto il 2023 e sarà allungata al 2024 la procedura di stabilizzazione dei precari. Allo stesso tempo, il provvedimento pone precisi limiti ai direttori generali nell’attivare le forniture esterne, precisando che le eventuali gare di appalto bandite per garantire la continuità assistenziale dovranno considerare come criteri prioritari di valutazione e di scelta la qualità del servizio e dell’organizzazione, nonché la sicurezza clinica offerte. “In ogni caso – puntualizza la delibera – lo strumento dell’esternalizzazione potrà essere utilizzato solo qualora gli strumenti ordinari di reclutamento siano risultati infruttuosi e per il tempo strettamente necessario a scongiurare ipotesi di interruzione di pubblico servizio”. LE TARIFFE Gli esempi sono pressoché quotidiani. L’ultimo arriva dall’Ulss 1 Dolomiti, che dopo aver inutilmente tentato la strada dei concorsi pubblici e degli avvisi interni, si è vista costretta ad affidare alla ditta Medical Line Consulting Srl il servizio di Emergenza urgenza radiologica nel distretto di Belluno, al costo di 1.380 euro al turno.
Sul tema il provvedimento della Regione ricorda che la delibera fatta approvare dall’assessore Manuela Lanzarin “ha espresso un forte indirizzo” al fatto che, “qualora fossero posti a base d’asta importi orari, questi non debbano essere superiori ai 100 euro”. Il rischio è infatti che i medici si licenzino per poi rientrare da “gettonisti”: “Risulta necessario scongiurare sia l’incremento dei costi sia un possibile incremento di dimissioni da parte di professionisti dipendenti, attratti da modalità lavorative ritenute più remunerative e flessibili”. L’ACCORDO Sul problema, diffuso a livello nazionale, è in corso un confronto tra la Conferenza delle Regioni e il ministero della Salute. Per tamponare l’emorragia di camici bianchi, Palazzo Balbi e le organizzazioni sindacali hanno siglato un accordo che prevede, nell’ambito del contratto nazionale e o con una norma regionale, l’impegno a incrementare a 100 euro l’ora la remunerazione per le prestazioni aggiuntive anche in altri reparti. “Siamo la prima Regione ad aver attivato questa possibilità”, annota Giovanni Leoni, segretario veneto del sindacato Cimo.
L’auspicio è che il lavoro-extra in settori meno stressanti dell’Emergenza urgenza risulti più appetibile, visto che secondo l’ultima rilevazione, finora per il Pronto soccorso si sono resi disponibili 11 medici nell’Ulss 1 Dolomiti, 48 nell’Ulss 3 Serenissima, 6 nell’Ulss 4 Veneto Orientale, 14 nell’Ulss 5 Polesana, 13 nell’Ulss 6 Euganea, 26 nell’Ulss 7 Pedemontana, 19 nell’Ulss 8 Berica, 23 nell’Ulss 9 Scaligera e 9 nell’Azienda ospedaliera di Verona. “Vanno apprezzati l’incremento di spesa previsto per pagare il personale del servizio sanitario regionale e l’impegno della Regione e di Azienda Zero di esperire tutte le opportunità legislative possibili per reclutare specialisti e personale sanitario”, ha commentato la leghista Sonia Brescacin, presidente della commissione Sanità.
A margine la vicepresidente dem Anna Maria Bigon ha invece lamentato la bocciatura, durante il dibattito sulla manovra, della proposta di destinare 10 milioni al supporto amministrativo dei medici di famiglia: “Una miopia molto preoccupante”.
Via libera, infine, anche al riparto dei fondi per l’assistenza ai non autosufficienti: 830,8 milioni, cioè 15 in più del 2021.
Il Gazzettino