Mentre la riforma sanitaria continua a rullare sulla pista del consiglio regionale, avanti e indietro senza alzarsi di mezzo piede, a decollare eccome sono le polemiche. Giornata di scontri incrociati ieri a Palazzo, con la giunta veneta che accusa il governo nazionale di voler attuare nuovi tagli nel comparto e l’opposizione che contro-accusa la maggioranza di voler mantenere o sopprimere le Usl a seconda delle convenienze politiche.
In tutto questo la notizia (concreta) del giorno è che l’Istituto oncologico veneto, che a Padova soffre di spazi, avrà una succursale all’ospedale di Castelfranco Veneto, che così si dividerà in due: nemmeno qui sono mancati i contrasti, ma dopo nove mesi il nodo è stato sciolto, proprio nelle ore in cui nella città del Santo veniva annunciata pure la risoluzione del caso Pediatria, che sarà trasferita in una nuova palazzina.
Di buon mattino sono rimbalzate a Venezia le indiscrezioni di stampa (poi smentite dal premier Matteo Renzi) sulla volontà del governo, alle prese con la frenata nella crescita, di calare la mannaia sulla sanità e introdurre una microtassa sulle sigarette. Prontamente sul Canal Grande hanno fatto due conti, quantificando gli effetti della scure per il Veneto in 450 milioni fra 2015 e 2016, altri 350 nel 2017 e ulteriori 500 nel 2018. Perentorio il governatore Luca Zaia: «Se passa questo ennesimo, ripeto ennesimo taglio, non sarà più sostenibile. Dovrò impugnare la penna e chiudere ospedali. Non ci sarà altro da fare. Chi ci ha portato a questo estremo ne risponderà alla gente». Sarcastico l’assessore Luca Coletto: «Se vuole essere coerente, il governo applichi i nuovi tagli alla sanità, ma abbia anche il coraggio di inserire nella sua riforma della Costituzione l’abolizione dell’articolo 32, quello che sancisce la conquista dell’universalità delle cure in Italia».
Ma la protesta verso Palazzo Chigi è intrecciata con le baruffe di Ferro Fini quando Nicola Finco, capogruppo della Lega Nord, ha rimproverato il centrosinistra per l’ostruzionismo attuato nel progetto di legge 23 su Azienda Zero e riduzione delle Usl: «Di fronte ai tagli annunciati da Roma occorre una presa di coscienza e un atto di responsabilità concreto». Immediata e piccata la replica di Alessandra Moretti, leader del Partito Democratico: «L’irresponsabilità è di Zaia e della sua maggioranza. Vorrebbero cambiare l’organizzazione della sanità senza criteri oggettivi. E il governatore (assente per congedo come gli assessori Elena Donazzan e Gianpaolo Bottacin, ndr. ) continua nella sua vergognosa latitanza dall’aula consiliare». In linea Jacopo Berti, consigliere del Movimento 5 Stelle: «Quello di Zaia è il solito giochino a scaricare le colpe lontano dalla propria tana».
Inutile dire che nemmeno la ventiseiesima seduta del consiglio regionale è servita ad arrivare al voto sul pdl 23. Per la prossima settimana il presidente Roberto Ciambetti ha disposto la convocazione per martedì e giovedì, riservando il mercoledì alle commissioni, che hanno fermi provvedimenti su Veneto Sviluppo e piano cave. Ieri due ore abbondanti sono state tolte destinate alla commissione Sanità, che con i consensi della sola maggioranza (le minoranze si sono astenute o non hanno partecipato) ha approvato la modifica delle schede ospedaliere di Iov e Castelfranco. Padova manterrà la sede dell’Irccs e 120 posti letto, mentre il nosocomio castellano ne destinerà 150 dei suoi 300 all’area oncologica (prevalentemente Chirurgie, con le relative apicalità). Soddisfatto il presidente leghista Fabrizio Boron («la testa resta a Padova, in attesa del futuro nuovo ospedale»), critico invece il dem Claudio Sinigaglia («la fretta non ha portato buoni frutti, Castelfranco avrebbe potuto ricavare altri 100 posti»). Sulla stretta finale avrebbero infatti pesato le Provinciali di domenica a Treviso, dov’è candidato presidente il sindaco castellano (e leghista) Stefano Marcon, contro il dem trevigiano Giovanni Manildo.
Il Corriere del Veneto – 16 settembre 2016