Il Sole 24 Ore. Il terzo question time della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato un concentrato di attacchi e scintille con gli avversari. Il duello più acceso però è stato con la segretaria del Pd Elly Schlein sulla Sanità che le ha chiesto come abbattere le liste d’attesa mettendo nel mirino il tetto di spesa sulle assunzioni di medici e infermieri con il quale il governo fa i conti e che provoca da anni carenze di organico e che fu introdotto nel 2009 quando la Meloni – ricorda la Schlein – era ministra del Governo Berlusconi. Ma cos’è questo tetto di spesa? E chi lo ha introdotto e confermato?
Le gravi carenze di personale nel Servizio sanitario
Oggi le stime più prudenti dicono che servono 20mila medici e almeno 70mila infermieri di cui la carenza è più grave. Il motivo è semplice ed è legato al “peccato originale” dellaa Sanità è cioè il tappo alle assunzioni introdotto nell’era della spending review: si tratta di un tetto che inchioda la spesa sul personale a quella del 2004 togliendo poi l’1,4 per cento. Un freno che ha asciugato inesorabilmente le fila del personale e che negli ultimi anni è drammaticamente peggiorato di fronte alla fuga di tanti dalle corsie degli ospedali a causa di turni massacranti e stipendi troppo bassi: ogni anno si contano 2mila addii di medici tra licenziamenti e prepensionamenti. Molti scelgono di lavorare nel privato o all’estero, come ricorda l’Ocse secondo il quale in tre anni hanno lasciato l’Italia 15.109 infermieri e 21.397 medici. Ma a rendere ancora più preoccupante la situazione è la prevista uscita per pensionamenti di ben 40mila medici entro il 2025: in questi anni è infatti prevista la cosiddetta gobba pensionistica, il picco cioè di uscite per limiti d’età.
Quando è stato introdotto e confermato il tetto di spesa
Durante il question time la Schlein ha ricordato come il tetto di spesa per il personale del Ssn fosse stato introdotto dalla legge finanziaria del 2010 (la legge 191/2009). Il comma 71 della manovra varata dal Governo Berlusconi quando il ministro dell’Economia era Giulio Tremonti e la Meloni era ministra per la Gioventù prevedeva infatti che il livello massimo di spesa per il personale non doveva superare quello dell’anno 2004 diminuito dell’1,4 per cento. Ma si trattava di una diposizione nuova? In realtà no perché il tetto di spesa per il personale sanitario è stato introdotto per la prima volta dalla manovra per il 2007 (la legge 27 dicembre 2006, n. 296) e cioè la finanziaria varata dal secondo governo Prodi, quando Tommaso Padoa Schioppa era ministro dell’Economia. Al comma 565 dell’articolo 1 per ridurre la spesa pubblica si stabilisce infatti che «gli enti del Servizio sanitario nazionale concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica adottando misure necessarie a garantire che le spese del personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell’IRAP, non superino per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’ 1,4 per cento».
La riconferma degli altri Governi e i ritocchi al tetto
La misura del tetto di spesa in prossimità della scadenza è stata sempre rinnovata dai governi successivi. Nel 2012, il Governo guidato da Mario Monti ha esteso la norma sul tetto di spesa per gli anni dal 2013 al 2015, con il decreto legge 95/2012 e successivamente dal governo di Matteo Renzi, con la finanziaria per il 2015 (legge 190/2014), al comma 584, ha stabilito che lo stesso vincolo del tetto di spesa sul personale del Servizio sanitario nazionale fosse esteso fino al 2020 e cioè quanto speso nel 2004, riducendo dell’1,4 per cento. In pratica la tagliola sui costi del personale sanitario sono stati introdotti e sempre confermati da Governi di tutti i colori politici: dal governo di centrosinistra di Romano Prodi a quello di centrodestra di Silvio Berlusconi fino al governo tecnico di Mario Monti e quello ancora di centrosinistra con Matteo Renzi. In realtà il tetto è stato poi ritoccato nel 2019 dal Governo giallo-verde guidato dal premier Giuseppe Conte con il decreto 35/2019 che all’articolo 11 prevedono che le Regioni non superino per il personale la spesa sostenuta nel 2018 (con la possibilità di aumenti legati alla crescita del Fondo sanitario regionale) lasciando comunque alle Regioni la possibilità di scegliere tra questo nuovo tetto o quello del 2004 se più vantaggioso.