L’allarme della Federazione degli ordini: atteso il pensionamento in massa. I conti per il fabbisogno di medici in Italia non tornano più.
E tra il probabile e imminente pensionamento in massa di camici bianchi e una programmazione delle regioni caratterizzata da una decisa disomogeneità, il sistema sanitario nazionale rischia un vero collasso. E quanto emerge mettendo insieme due dati. Il primo: l’allarme lanciato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri che chiede di riprogrammare il sistema «alla luce della nuova gobba pensionistica». II secondo: le previsioni di fabbisogno delle amministrazioni regionali, che a breve saranno rese note dalla Conferenza stato-regioni, per la programmazione dei posti a bando per l’anno accademico 2012-2013. Una annuale programmazione da definire per legge entro il 30 aprile (quest’anno slitterà al 10 maggio) che punta sempre più a rialzo (dai circa 10 mila dello scorso anno ai 12.494 per l’anno in corso) e che mostra soprattutto un costante scollamento tra le richieste delle regioni e il potenziale formativo delle università, queste ultime costrette a far quadrare i bilanci e a stringere la cinghia. Se si mette, poi, a confronto il trend degli specialisti negli ultimi anni e la distribuzione dei contratti di formazione decisa dall’ultimo decreto per il 2011/2012 si conferma la necessità rilevata dalla Fnomceo di un progetto strategico che rimoduli e adegui fabbisogni e competenze professionali ai cambiamenti del sistema sanitario. II fabbisogno delle regioni. Secondo l’elaborazione della Conferenza delle professioni sanitarie del Miur, per le lauree in medicina servirebbero almeno 2 mila posti in più rispetto a quelli programmati dalle università. E questo, spiega il segretario Angelo Mastrillo, il fabbisogno identificato dalle regioni per il prossimo anno accademico: 12.494 posti rispetto ai poco più di diecimila messi a bando lo scorso anno, 892 per odontoiatria (26 posti in più rispetto allo scorso anno accademico) e 661 per veterinaria (81 in meno rispetto al 2011). Ma nella tabella della programmazione, a breve resa nota ufficialmente dalla Conferenza stato-regioni, salta agli occhi un dato: le regioni che hanno il maggior fabbisogno di futuri medici sono nel Centrosud. Il Lazio è in testa, infatti, con una richiesta di 1.714 posti (su 5 milioni e 600 mila abitanti) seguito da Campania e Sicilia entrambi a 1.500 posti. Si tratta della concentrazione maggiore di posti a bando richiesti per milioni di abitanti che stride con la richiesta della regione Lombardia di 1.350 posti per quasi 10 milioni di abitanti. Una sottostima che dà la dimensione della diversità dei dati tra le singole regioni e che, come aveva rilevato un documento del ministero della salute nel 2011 su «La determinazione del fabbisogno delle professioni sanitarie», sottolinea come una delle criticità da affrontare «resti .quella della disomogeneità regionale e dell’inappropriatezza nell’erogazione di ancora troppe prestazioni». I pensionamenti. Ed è proprio a partire da questi dati, ma soprattutto dei cambiamenti sulla curva dei pensionamenti che secondo Maurizio Benato, vicepresidente Fnomceo andrebbero riprogrammati i fabbisogni: «L’esodo massiccio previsto a partire dal 2015 dei costituenti la pletora medica potrebbe infatti essere anticipato, con un picco previsto tra l’anno in corso e l’inizio del prossimo, per poi rallentare fortemente. Dunque l’aumento previsto del fabbisogno di medici andrebbe rivisto alla luce di questa novità». E tenendo presente anche le variazioni sulle specializzazioni. Il calo delle specializzazioni. Igiene e medicina sociale (-7,3%), pediatria (-6,6%) e gastroenterologia (-6,3%). Ma anche chirurgia generale (- 5,5%) e ginecologia- ostetricia (-5,1%) o cardiologia (-5%).
Secondo i numeri messi in fila dalla Fnomceo, che ha elaborato in una tabella il numero dei medici suddivisi in 51 specializzazioni, se fino al 2005 c’è stata una crescita costante del numero degli specialisti che dai 269.834 del ’95 sono arrivati ai 286.141 facendo segnare in dieci anni una crescita complessiva del 5,7%, dal 2005, annoi numeri sono iniziati a calare. Così, da quello anno, in cui i medici specialisti erano 286.141 si è passati ai 274.359 del 2012, in media -4,1% negli ultimi 7 anni.
ItaliaOggi – 4 maggio 2012