Il ritardo monstre accumulato dalla Regione nella discussione della riforma della sanità sta bloccando i lavori del consiglio, rallentando quelli della giunta. Il clima a Palazzo Ferro Fini è tesissimo, il «canguro» sguinzagliato la scorsa settimana dal presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti, con l’intento di mandare al macero centinaia di emendamenti e vanificare la manovra ostruzionistica della minoranza, non è stato risolutivo come si pensava e nella maggioranza continua ad allargarsi il solco tra le colombe (come il capogruppo della Lega Nicola Finco) e i falchi (dall’assessore alla Sanità Luca Coletto alla capogruppo della Lista Zaia Silvia Rizzotto, passando per il forzista Massimo Giorgetti), mentre incombe il rischio di cui hanno avvertito gli uffici della Sanità che la riforma diventi tecnicamente inapplicabile, e ad alto rischio Corte dei conti, nel caso in cui entri in vigore a fine anno con la nomina dei (nove?) direttori generali sotto la spada di Damocle di un ricorso alla Corte costituzionale da parte del governo Renzi (ricorso dato per «probabilissimo»).
Per questo il governatore Luca Zaia ha deciso ieri sera di scendere in campo per la terza volta, dopo i due vertici andati a vuoto nelle scorse settimane, acconsentendo ad incontrare in serata, «a casa sua», nel municipio di San Vendemiano, i capigruppo dell’opposizione Alessandra Moretti (Pd), Jacopo Berti (M5s) e Giovanna Negro (Tosiani), oltre al relatore di minoranza Claudio Sinigaglia (Pd). La proposta avanzata da questi ultimi per uscire dallo stallo prevede l’istituzione delle 7 Usl provinciali e l’introduzione di criteri (250 mila abitanti o un flusso di almeno 10 milioni di turisti all’interno della stessa provincia) che consentirebbero di creare da subito, in via sperimentale, le Usl della Pedemontana e del Veneto Orientale e in un secondo tempo, entro il 31 marzo 2017, su richiesta dei sindaci del territorio, altre Usl. Una riduzione con l’elastico, insomma.
«Ci siamo rivolti direttamente a Zaia perché abbiamo capito di non avere interlocutori, la maggioranza è completamente sgretolata – hanno riferito i quattro alfieri della minoranza all’uscita – . Questa sera ci siamo trovati di fronte ad un governatore a sua volta spiazzato ma ora la palla passa a lui, che è il padre della riforma: deve decidere da che parte stare». Sembra che il governatore, inizialmente rigido sulle posizioni di sempre, abbia chiesto di poterci pensare su una notte, dopo un ulteriore summit con i suoi capigruppo. Il verdetto è atteso per oggi in aula.
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Tratto dal Corriere del Veneto – 29 settembre 2016