Su molti ospedali del Sud Italia pesa l’ipotesi di malversazione e danno erariale. Sotto il faro del Tar della Lombardia, e probabilmente anche della procura della Corte dei Conti, ci sono soprattutto aziende ospedaliere di Catanzaro, Cosenza e Roma.
Il caso è stato sollevato dal Tribunale amministrativo lombardo, che si è ritrovato a gestire 650 ricorsi di aziende di factoring che, tra il 2011 e il 2014, lamentavano i mancati pagamenti da parte delle Asl, per una cifra complessiva che potrebbe sfiorare i 50 milioni (tra capitale e interessi).
La storia è questa. Le aziende ospedaliere hanno comprato farmaci e strumenti da note case farmaceutiche del Nord Italia, tra cui la Amgen di Milano, la Roche di Monza, la Menarini di Firenze, la Astrazeneca Lab Italia di Milano. Si sono indebitate con interessi tra l’8 e il 10%. Non riuscendo a pagare, hanno quindi accumulato debiti su debiti per anni, con interessi che in molti casi sono arrivati al valore del 50% del capitale da restituire.
Le case farmaceutiche, per recuperare almeno parte della cifra e superare il braccio di ferro con la Pa, hanno ceduto il debito alle aziende di factoring. Sono quindi formalmente queste ultime a dover risolvere i contenziosi con gli ospedali, e sono loro ad essersi rivolte al Tar del loro territorio di riferimento, la Lombardia appunto (pur sapendo che ogni ritardo frutta comunque interessi).
L’iter della richiesta di restituzione del debito è stato questo: prima l’azienda ospedaliera viene sollecitata; poi arriva un decreto ingiuntivo da parte del giudice; in mancanza di soluzioni, viene nominato dal Tar un commissario “ad acta” per recuperare le risorse. Intanto passa il tempo, anche anni, e i debiti delle Asl salgono e si accumulano.
Il presidente del Tribunale amministrativo della Lombardia Angelo Del Zotti (in pensione da poche settimane) ha dovuto quindi smaltire, tra il 2017 e il 2018, l’extra lavoro rimasto accumulato negli anni, rendendosi conto di quanto stava avvenendo: debiti su debiti mal gestiti nella pancia di aziende sanitarie di Lazio, Campania, Puglia e Calabria, caratterizzate da un forte squilibrio finanziario. Un caso da sottolineare e portare all’attenzione anche della Corte dei conti, ipotizzando il reato di danno erariale e malversazione. Sotto accusa ci sarebbero i dirigenti e le aziende sanitarie stesse.
Del Zotti ha riepilogato questa storia di fronte a un pubblico di addetti ai lavori, durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2019 del Tar. Ha denunciato «l’uso illegittimo del denaro pubblico da parte di certa pubblica amministrazione» e ha ipotizzato il reato di malversazione a carico di numerosi ospedali, prevalentemente del Mezzogiorno.
Opinione condivisa anche dagli esperti del settore amministrativo. «Si tratta – spiega l’avvocato Bruno Santamaria, esperto di diritto amministrativo – di un uso illegittimo di denaro pubblico. Le società di factoring che hanno comprato i crediti delle case farmaceutiche a un valore poco più basso hanno ricavato interessi di mora medi annui dell’8,5%, fino a punte del 10%. Un buon investimento, visto che è senza rischi. Tutto legittimo dal loro punto di vista, il problema è costituito dalla gestione della Pubblica amministrazione».
Cosa è accaduto lo spiega lo stesso ex presidente del Tar: un farmaco acquistato a 100, per il ritardo nel pagamento e per tutte le spese connesse, è stato pagato in realtà 150. In qualche caso la quota interessi ha superato perfino la quota capitale da restituire, e comunque gli interessi accumulati vanno da un minimo del 30% fino a superare, in alcuni casi, il 50%. Le «pratiche speculative» hanno comportato una perdita per le casse pubbliche di molti milioni di euro, non solo per gli ingenti interessi «ma anche – come spiega l’avvocato Santamaria – per le spese legali complessive che devono rimborsare le Aziende sanitarie: oltre 650mila euro, a cui si aggiungono altri 450mila euro di spese dovute ai Commissari ad acta nominati dal Tar affinché provvedessero in sostituzione delle amministrazioni inadempienti». Le sentenze del Tribunale amministrativo saranno trasmesse alle Corti dei Conti.
Il Sole 24 Ore
Sara Monaci