Crisi con la Lega dopo il no agli emendamenti Coletto? Zorzato e Padrin smorzano i toni. E l´arrivo in aula del presidente Zaia è stato il segnale di “no guerra”. Maggioranza rotta in Regione dopo la bocciatura in aula, col voto anche del Pdl, degli emendamenti dell’assessore leghista Luca Coletto sul nuovo Piano sociosanitario veneto? «Su qualche emendamento dell´assessore c’è stata un po’ di tensione, ma è naturale accada su un tema come la riforma della sanità dopo 16 anni: il Consiglio regionale poi ha deciso di approvare il testo già votato in commissione proprio dalla maggioranza Lega-Pdl», getta acqua sul fuoco Marino Zorzato (Pdl), vicepresidente della Regione.
«Su quei temi c’è stato un partito, la Lega, che ha cambiato idea, ma era troppo tardi, tutto qua. Ma attenzione: quello che è passato in aula è il Piano sociosanitario della giunta Zaia e dell’assessore Coletto, sia chiaro», rimarca Leonardo Padrin, presidente della commissione “Sanità”. Insomma, sul fronte Pdl si smorza a più non posso la buriana politica nata dalle cinque votazioni in cui in aula si è separata nettamente la strada tra Lega e alleato Pdl. Si è delineata un´alleanza “montiana” Pdl-Pd-Udc? «Ma va là!», è l´immediata risposta di Zorzato.
«È stato decisivo anche il presidente Zaia in aula», fa osservare sornione Padrin, che dietro le quinte viene indicato come uno dei tre “padri” del nuovo Piano sociosanitario del Veneto proprio assieme a Zaia e al segretario della sanità Domenico Mantoan. È vero: la spaccatura c´è stata, su più votazioni, ma la Lega stessa non ha poi fatto scoppiare la bomba, lasciando l´aula o altro. Anzi: proprio dopo le clamorose votazioni il presidente Zaia si è presentato in aula, non ha nemmeno preso la parola ma se n´è stato tranquillo al suo posto a fare una votazione dopo l´altra. Un segnale eloquente di “non belligeranza”.
ORA VIENE LA SFIDA VERA. Se sul fronte politico il gioco quindi è a smorzare i toni, sul tavolo resta la svolta storica: il nuovo Piano sociosanitario è fatto, manca ormai solo la “cerimonia” del voto finale di mercoledì. Ma il risultato finale della battaglia politica è che, oltre alla Giunta, sui temi rilevanti di applicazione della riforma stessa sarà decisivo anche il voto in commissione “Sanità”. E il presidente Padrin, che in aula in veste di relatore è stato protagonista numero uno delle tre giornate di votazioni, non ha difficoltà a rivendicare lo spazio rilevante di potere che il Consiglio si è ritagliato: «Nessuno ha mai messo in dubbio il ruolo dell´assessore e dalla Giunta, ma l´applicazione di questo Piano presuppone che ci sia una coesione sociale. È meglio che decisioni che coinvolgono 5 milioni di veneti siano sintesi di un dialogo politico: quando c´è da ridefinire i servizi sanitari, quando si sono soldi in meno che arrivano da Roma, è evidente che la tenuta sociale rispetto a quello che c´è da fare è legata anche a una condivisione delle scelte stesse». Come dire: se la scelta non nasce solo dalla giunta ma anche dal confronto tra tutti i partiti in commissione, si evita il rischio di forti fratture.
LE SCHEDE PER OGNI TERRITORIO. E la prova del fuoco è dietro l´angolo, come evidenzia lo stesso Padrin. Dopo il voto di mercoledì, e con la pubblicazione del Piano, la Giunta avrà 60 giorni di tempo per approvare le cosiddette “schede” della dotazione ospedaliera e territoriale: numero e organizzazione di ospedali, reparti, distretti, reti assistenziali e strutture residenziali e semiresidenziali di ricovero intermedio. Ogni proposta però va poi sottoposta all´esame vincolante della commissione “Sanità”, che ha tre mesi di tempo per esprimersi. E ci sarà da tradurre in fatti la riduzione dei posti letto negli ospedali e la creazione di quelli per le strutture intermedie in cui ospitare chi non ha più bisogno di cure ospedaliere ma di riabilitazione o assistenza: «Lì non varranno i confini delle Ulss o delle province, ma l´accessibilità di queste strutture per i territori che ci stanno attorno», avvisa Padrin. Entro fine anno, insomma, dovrà essere ridisegnata la vera nuova “geografia” di ospedali e strutture sanitarie sul territorio veneto. Giusto in tempo per la nomina che farà Zaia (il termine è il 31 dicembre), di tutti i nuovi direttori generali delle Ulss.
La struttura della sanità veneta
STRUTTURA. Al vertice della struttura tecnica c´è in Regione il direttore generale della sanità, nominato dal Consiglio regionale su proposta del governatore. Per le Ulss venete si definisce il bacino ottimale di 2-300mila abitanti: ogni Ulss ha un direttore generale, che dura in carica però 3 anni, ed è sottoposto a una valutazio- ne annuale. Il dg nomina due dirigenti (sanitario, amministrativo) e quello a servizi sociali-territorio d´intesa con la Conferenza dei sindaci.
ORGANIZZAZIONE. Come noto ci saranno i super-ospedali di Padova e Verona, altri 3 principali “hub” (anche Vicenza), più uno bellunese e uno rodigino, e gli altri ospedali di rete “spoke” per un bacino di 200mila abitanti circa. Si abbassa a 3 per mille il numero dei posti letto per acuti, a 0,5 per mille i posti letto per riabilitazione e lungodegen- za e c´è un parametro di 1,2 posti letto ogni mille abitanti da ricavare in nuove strutture intermedie extraospedaliere, come gli ospedali di comunità, gli hospice, i centri residenziali e semiresidenziali. Le “schede” su numero e organizzazione di ospedali, reparti, distretti, reti assistenziali e strutture residenziali e semiresidenziali di ricovero intermedio saranno ora definite dalla Giunta, ma sottoposte al parere vincolante della commissione “Sanità” del Consiglio. L´incarico ai primari durerà 5 anni. I servizi informatici e di acquisto di attrezzature sanitarie ad alta tecnologia dovranno essere organizzati su scala regionale, mentre i servizi logistici, i centri di spesa (provveditorati) e la gestione amministrativa del personale dovranno essere organizzati secondo “ambiti” definiti dalla Giunta.
RISORSE. Le Ulss saranno finanziate sulla base delle quote capitarie, cioè in base al numero di abitanti, distribuzione per età e prevalenza delle principali patologie croniche nel territorio di riferimento. Deroghe per il Polesine, il Bellunese e la città di Venezia.
Il Giornale di Vicenza – 17 giugno 2012