Il Sole 24 Ore, Marzio Bartoloni. Una flat tax al 15% sul lavoro extraorario di medici e infermieri per incentivarli a lavorare di più negli ospedali per abbattere le lunghe liste d’attesa che restano l’emergenza numero uno dopo lo tsunami del Covid. Ecco una delle misure che dovrebbe entrare in manovra su cui il ministero della Salute e quello dell’Economia stanno lavorando con l’obiettivo di tornare a rendere attrattivo per il personale il Servizio sanitario, da cui ogni giorno fuggono decine di camici bianchi verso il privato o all’estero. Del resto è stata la stessa premier Giorgia Meloni a ribadire che la «Sanità deve essere al centro della legge di bilancio» e che la «priorità è abbattere le liste d’attesa».
Il ministro della Salute Schillaci ha chiesto 4 miliardi e il Mef sta facendo di tutto per accontentarlo con l’asticella finale che potrebbe aggirarsi sui 3 miliardi. Ieri Schillaci al Senato ha aperto all’ipotesi avanzata dal senatore Franco Zaffini (Fdi) di ricorrere alle tasse sul gioco on line come ulteriore fonte di finanziamento del Fondo sanitario, ma questa misura potrebbe trovare spazio in un secondo momento dovendo superare anche lo scoglio di Bruxelles che frena sulle tasse di scopo.
La forte defiscalizzazione di lavoro extraorario (per i medici) e dei straordinari (per gli infermieri) si dovrebbe legare tra l’altro anche a un aumento sostanzioso del costo orario di questo impegno che per i medici varrà 80 euro lordi e 50 euro (sempre lordi) per gli infermieri, in linea con le tariffe che erano state già immaginate per il piano per il recupero delle liste d’attesa del 2021. Proprio la remunerazione del lavoro extra orario – di cui gli ospedali “abusano” per coprire i tanti buchi in corsia quando non ricorrono ai gettonisti pagati a peso d’oro – è il nodo più grande nelle trattative per il contratto (scaduto) dei medici 2019-2021 che prevedono il 20 settembre un nuovo incontro, si spera conclusivo, con i sindacati all’Aran. E con la nuova manovra che dovrà cominciare a stanziare i primi fondi per il nuovo contratto 2022-2024 (per il quale servono in tutto 2,7 miliardi).
Tra le altre misure per il personale sanitario c’è anche l’ipotesi – sempre nell’ottica di fidelizzare i sanitari agli ospedali – di potenziare l’indennità di esclusiva dei medici (quella appunto che li lega al Ssn): anche in questo caso si potrebbe procedere con la via della defiscalizzazione. Insomma l’idea è premiare con meno tasse chi “giura fedeltà” al Servizio sanitario Discorso simile per gli infermieri, dove le carenze sono anche maggiori rispetto a quelle dei medici: qui l’idea è di potenziare l’indennità di specificità che oggi vale solo circa 70 euro, meno di un quarto a esempio dell’indennità di esclusiva dei medici, e che la categoria chiede sia raddoppiata.
Schillaci ieri rispondendo a un question time al Senato in cui ha ribadito che le risorse per la manovra serviranno soprattutto per «finanziare strumenti incentivanti da destinare al personale del sistema sanitario nazionale» proprio per «l’abbattimento delle liste d’attesa» ha ricordato come «le difficoltà di reclutamento dei professionisti, in particolare di medici ed infermieri, sono determinate – ha precisato – non soltanto dai vincoli di spesa, ma anche dalla scarsa attrattività del nostro sistema per i professionisti».
Se l’asticella della manovra per la sanità si fermerà a 3 miliardi, almeno 2 saranno destinati ad aumentare il Fondo sanitario nazionale per arginare il peso dell’inflazione dove pesa anche il caro bollette degli ospedali e poi per provare a disinnescare definitivamente o parzialmente la bomba del payback sui dispositivi medici. Le aziende del biomedicale devono infatti pagare ancora entro il 30 ottobre un miliardo – su questo fronte è stato aperto anche un tavolo al Mef – per lo sforamento del tetto di spesa dal 2015 al 2018. E poi c’è da definire cosa fare con il payback per gli anni successivi dal 2019 in poi e soprattutto nel futuro. Per quest’ultimo punto l’idea è di portare gradualmente il tetto di spesa sui dispositivi medici calcolato sul Fondo sanitario dal 4,4% al 7 per cento.