Lo avevano preannunciato come probabile, lo hanno proclamato ieri ufficialmente: i medici ospedalieri entrano in sciopero il prossimo 12 dicembre per protestare contro i tagli al comparto. E per il Veneto si preannuncia una settimana di totale paralisi della sanità: il giorno dopo, infatti, inizia la tre-giorni di serrata dei dottori di famiglia in guerra con la Regione per le carenze dell’assistenza territoriale. Sempre che, nel frattempo, i timidi segnali di ripresa delle trattative non riportino le parti al tavolo. Lo stato di agitazione degli ospedalieri impegnati nel rinnovo contrattuale appare ad oggi più difficilmente revocabile. Il fronte è doppio: da una parte la contestazione al governo per il definanziamento della sanità che ha per effetti prestazioni a rischio, organici insufficienti e turni di lavoro massacranti; dall’altra lo scontro con l’esecutivo veneto per i fondi trattenuti da alcune Usl che dovevano invece finire in busta paga agli ospedalieri. E, nella vertenza, un primo risultato è stato portato a casa dai camici bianchi proprio grazie al Veneto: una sentenza della Corte d’Appello di Venezia del 23 novembre ha infatti stabilito l’obbligo per le aziende sanitarie di pagare gli straordinari ai medici dando ragione a un gruppo di dottori di Pieve di Cadore che avevano fatto causa all’Usl 1. La decisione del tribunale del lavoro è destinata ad avere ampia eco: domani verrà illustrata a Roma, in occasione della manifestazione convocata da tutte le sigle sindacali ospedaliere in vista dello sciopero di dicembre. «Si tratta di un pronunciamento importante, di rilevanza nazionale», spiega Adriano Benazzato, responsabile veneto di Anaao che ha sostenuto l’azione giudiziaria, «Il nostro orario di lavoro prevede 38 ore settimanali e invece, in media, lavoriamo 13 mesi su 12 con gli straordinari non pagati. La sentenza della Corte di Appello di Venezia-sezione Lavoro crea un precedente in materia contrattuale in quanto ha riconosciuto la legittimità della richiesta di alcuni dirigenti medici del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Pieve di Cadore, Usl 1 Dolomiti, di retribuire come ore straordinarie le ore di lavoro aggiuntive alle 38 settimanali contrattuali eseguite per coprire i turni di lavoro in Pronto Soccorso». L’Appello, con tale decisione, ha modificato la sentenza precedente del tribunale di Belluno che aveva invece respinto l’istanza di quattro medici quali chiedevano una retribuzione complessiva di oltre 60 mila euro per straordinari fatti tra il 2009 e il 2012. Secondo l’Usl i soldi non erano dovuti in quanto comunque percepiti sottoforma di retribuzione di risultato. «Nei fatti, dopo questa sentenza, diventerà più complicato per le aziende sanitarie perdurare in questi illeciti comportamenti», sostiene Benazzato che al giudice del lavoro ha denunciato tre Usl (oltre a Belluno, anche Camposampiero e quella Polesana), per la mancata distribuzione dei residui agli ospedalieri. (Sabrina Tomè)
IL MATTINO DI PADOVA – Mercoledì, 29 novembre 2017