Il Corriere del Veneto. Ci sono 150 mila prestazioni in lista d’attesa da soddisfare da parte delle aziende sanitarie venete, che però sono riuscite a recuperare l’83% (cioè 374.471 accertamenti) di 450.218 tra visite, esami strumentali e interventi chirurgici rimasti in sospeso dal 12 marzo 2020 all’8 febbraio 2022, causa Covid. Scendendo nel dettaglio, risulta soddisfatto il 77% delle attese per gli interventi chirurgici: sono stati operati 35.548 dei 63.134 pazienti in agenda dal primo gennaio 2022 (il 56%), mentre 14.571, il 23%, al primo gennaio 2023 stavano ancora aspettando il loro turno e i rimanenti 13.015, il 21%, sono usciti dalle liste perché o sono andati a farsi curare a pagamento, o in altre regioni, oppure sono stati rivalutati dai chirurghi.
La specialistica ambulatoriale
Passando alla specialistica ambulatoriale, l’anno scorso il Sistema sanitario regionale ha erogato 187.992 prestazioni sulle 224.426 in sospeso. L’84%, che però la Regione conteggia come 100% perché 35.718, quindi il 16%, sono uscite dal conteggio perché gli interessati hanno scelto altre soluzioni. Fatta eccezione per 716 pazienti presi in carico con specifici protocolli ospedalieri. Per quanto riguarda la chirurgia ambulatoriale sono stati operati 34.245 dei 44.404 malati in attesa, cioè il 77%, ma altri 4636, il 10%, stanno ancora aspettando e 5522 sono usciti dalle liste d’attesa (il 12%), che quindi risultano rispettate al 90%. Conclusi infine 80.252 dei 118.255 screening a mammella, colon retto e cervice uterina, il 68%, che sale al 97% se si considera il 29% di situazioni rivalutate. «Siamo soddisfatti — dichiara Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità — anche perché la pandemia ci ha costretti a interrompere quattro volte, in due anni, l’attività specialistica programmata e a spostare personale, spazi e sale operatorie alla cura dei pazienti Covid. Tengo a sottolineare che però le prestazioni urgenti sono sempre state garantite e che gli screening non hanno raggiunto la totalità perché, soprattutto all’inizio della pandemia, tanti pazienti non se la sono sentita di andare in ospedale. Valuteremo eventuali ricadute diagnostiche sui ritardi. Il piano di recupero, finanziato con 40,9 milioni di euro dallo Stato, si è articolato nell’acquisto di prestazioni aggiuntive dal nostro personale sanitario, nel reclutamento di forze nuove a tempo determinato e dalla corresponsione di budget aggiuntivo al privato accreditato». I convenzionati nel 2022, rispetto al 2019, hanno effettuato 200mila prestazioni in più, cioè 4,8 milioni invece di 4,6.
Trend contrario nel sistema pubblico che, gravato da Covid e urgenze, ne ha garantite 16.140.000 a fronte dei 17 milioni del 2019. Da tutti questi conteggi mancano gli interventi chirurgici. Ora la Regione, che dal governo aspetta altri 40,9 milioni degli ulteriori 500 stanziati a dicembre per l’abbattimento delle liste d’attesa, sta per lanciare un secondo piano di recupero. Reso però difficoltoso da un aumento delle prescrizioni da parte di medici di famiglia e specialisti pari a un +3.713.000. Problemi di long Covid, visite rimandate dagli stessi pazienti e medicina difensiva messa in atto da camici bianchi che prescrivono esami in più, non necessari, per non andare in contrasto con gli assistiti, hanno fatto lievitare le ricette dai 24,7 milioni del 2019 ai 28.413.000 del 2022. «Cercheremo di lavorare sull’appropriatezza — annuncia l’assessore Lanzarin — e per smaltire le 150mila prestazioni in sospeso abbiamo chiesto al governo di poter mantenere il compenso di 80 euro l’ora per i medici e di 50 per gli infermieri dipendenti delle Usl disposti a coprire più turni. Inoltre confermiamo i 100 euro l’ora a beneficio di cardiologi o internisti che coprono turni al Pronto Soccorso, concediamo ai camici bianchi di lavorare per diverse Usl e ai direttori generali di acquistare prestazioni dal privato convenzionato. Soprattutto di Radiologia, Oculistica e Ortopedia, tra le specialità maggiormente richieste».
Le più virtuose
Al momento le aziende più virtuose sono l’Usl Scaligera, con il 99% di soddisfacimento delle liste d’attesa, seguita dall’Istituto oncologico veneto (97%) e dall’Usl Pedemontana (95%). In coda l’Azienda ospedaliera di Verona (67%), l’Usl Serenissima (69%) e l’Usl Euganea(70%).