di Filippo Tosatto, dal Mattino di Padova. Ottantacinque milioni in meno. Il riparto 2015 del Fondo sanitario nazionale – ovvero della “torta” destinata a finanziare la tutela della salute – riserva una sorpresa beffarda al Veneto. La tabella ministeriale, ispirata correttamente ai costi standard (stop alle furberie che fanno lievitare il costo di un pasto a ospedaliere dai 5 euro veneti ai 50 siciliani) gli assegnava virtualmente 8,839 miliardi ma il patto leonino tra le Regioni – modellato sulla spesa storica, cioè sui quattrini spesi finora – li ha ridotti a 8,784. Poca cosa? No davvero. Il taglio subito equivale, ad esempio, al costo aggiuntivo che la nostra sanità dovrà sostenere per fornire ai pazienti il farmaco innovativo contro l’epatite C. Stavolta però la Regione di Luca Zaia non può imprecare contro l’ingordigia di Roma ladrona e gli espedienti del Mezzogiorno parassitario: a infilare la testa nel sacco è stata proprio la rappresentanza veneta.
Leggi l’assessore Luca Coletto affiancato dal direttore generale Domenico Mantoan che, contro ogni previsione, ha pasticciato al tavolo romano, finendo per accettato la ripartizione “ufficiosa” (ma infine unanime e perciò vincolante) concordata tra le venti delegazioni regionali dopo un lunga giornata di discussioni.
La circostanza è tanto più sorprendente perché l’adozione dei costi standard – autentico mantra della battaglia zaiana contro gli sprechi – è stata bellamente ignorata (per il secondo anno consecutivo) nonostante il ministero di Beatrice Lorenzin, superando veti e resistenze, l’avesse fatta propria. Ne la rinuncia veneta ha avuto l’effetto “solidale” di sostenere i sistemi sanitari in maggiore difficoltà finanziaria: a beneficiarne sono state regioni come Marche e Campania che hanno chiuso i conti in attivo. Una vera beffa. Tant’è. Introvabile Coletto, muto come un pesce Mantoan, non è dato di sapere perché non ci sia stata opposizione all’accordo vistosamente svantaggioso che si andava profilando. E adesso? Le conseguenze, su un budget già intaccato dai ripetuti tagli governativi e chiamato a garantire nuove prestazioni, non sono banali. Anzitutto, è a rischio il pareggio di bilancio 2015, già sul filo dei rasoio tra spending e aggiustamenti in corsa con l’obiettivo di reperire le risorse destinate in più direzioni; ulteriori livelli di assistenza, farmaci innovativi, assunzione di medici e infermieri per garantire le pause nei turni ospedalieri dettate dall’Ue. Se l’ultimo trimestre dell’anno non chiuderà i conti sanitari in equilibrio, arriverà puntuale la diffida del ministero dell’Economia e al Veneto si prospetteranno due strade: una manovra finanziaria per compensare il disavanzo (tagliando altri investimenti già programmati) o il ricorso alla leva fiscale, con l’inasprimento – a scelta – dell’addizionale regionale Irpef, di quella Irap o del bollo auto.
Zaia ha ribadito in tutte le salse che non aumenterà la tassazione, così, se intende mantenere l’impegno, dovrà dirottare d’urgenza nel capitolo sanità gli stanziamenti promessi altrove. Chissà con che sorrisi avrà accolto i suoi emissari al ritorno dalla capitale…
Il Mattino di Padova – 22 novembre 2015