Il governo annuncia più prestazioni per tutti. Ma i soldi sono pochi e, al di là delle parole, nei fatti il servizio ai cittadini peggiora progressivamente. Con beneficio di sanità privata e assicurazioni
Sulla sanità lo Stato promette di più, ma è in grado di dare sempre meno. Lo dicono gli esperti del settore, lo sa perfino il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. E intanto gli spazi per il privato si fanno sempre più ampi a scapito dell’universalismo del Servizio sanitario nazionale. “È facile ampliare i diritti, è un po’ più difficile essere sicuri che quei diritti siano reali”. Il professor Giovanni Fattore sintetizza così il potenziale effetto boomerang del decreto di Palazzo Chigi sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (i Lea), che pure ha avuto una gestazione di ben quindici anni. E, al pari dei vaccini obbligatori, che richiedono un impiego consistente di risorse pubbliche, merce sempre più rara, rischia di rivelarsi un grande bluff rispetto al vanto ministeriale di aver reso più generosa la copertura del Servizio sanitario nazionale. Il direttore del dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico dell’Università Bocconi fa infatti notare come allungare l’elenco delle prestazioni che il Servizio sanitario può offrire non significa assicurarle a tutti.
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6 luglio 2017