di Ivan Cavicchi. Piazza Santi apostoli a Roma si riempie sempre. Il segreto, essendo lunga e stretta, è la posizione del palco: se la gente è poca basta metterlo avanti se la gente è molta basta metterlo indietro. Ieri alla manifestazione dei medici il palco era indietro anzi in fondo alla piazza e i medici erano tanti. In mezzo a loro, mille abbracci, strette di mano, battute, fotografie, innumerevoli scambi di opinione sui problemi caldi…e tante ma tante bandiere .. di ogni colore e per ogni colore un sindacato, un tipo di medico, un ruolo, una funzione e spesso un contratto diverso…quindi una categoria di categorie, una professione ma anche tante professioni, occupati ‚precari e disoccupati… convocati e mobilitati dalla federazione degli ordini (Fnomceo) il massimo organismo deputato a vigilare sulla loro ortodossia professionale. E già perché la grande questione è una professione rispetto alla quale il supplizio di S.Sebastiano appare come un picnic sotto l’albero appena appena infastidito da un paio di mosche.
Sono stanchi, delusi, arrabbiati, ma non demordono specie ora che hanno capito che dietro a tutto, cioè a contratti e a turn over bloccati da anni, a prerogative professionali duramente represse, a ruoli ridiscussi d’autorità per ragioni di risparmio , a tante forme di delegittimazione.. la loro professione rischia di cambiare in peggio.. rischia di diventare altro…sempre più simile ad una trivial machine etero guidata da linee guida, protocolli, algoritmi., tetti di spesa ‚mezzi contingentati e improbabili direttori a capo di improbabili aziende sanitarie.
Questo governo vuole dei medici senza coscienza …obbedienti e devoti come impiegati servili.… che prima di curare sappiano soprattutto risparmiare, tagliare prestazioni, tenere in fila i malati in interminabili liste di attesa …ma soprattutto legarsi le mani. Questo governo vuole dei medici appropriati ma non alle necessità dei malati ma alle proprie politiche economiche.
Il messaggio dei medici è chiaro: la sanità dei diritti universale e solidale non si tocca, la professione non è in vendita, i contratti sono un diritto ‚il lavoro se usato bene può servire ad eliminare tante diseconomie , la professione è disponibile a ridiscutersi ma non ad essere liquidata ‚serve urgentemente una riforma degli studi di medicina.
Ieri, nella piazza che si riempie sempre non c’è stato un comizio quindi nessuna relazione di fuoco, a parte un breve composto discorso introduttivo di Roberta Chersevani presidente Fnomceo, ma è stato un susseguirsi di commenti, di audiovisivi, di piccole interviste, di racconti, di punti di vista, di spot che con ironia raccontavano cose molto serie. Ieri, nella piazza che si riempie sempre, una grande categoria si è raccontata con i suoi problemi ‚i suoi dubbi, le sue contraddizioni ma anche la sua irriducibile voglia di fare e di fare bene il proprio mestiere.
Lo sciopero di 24 ore del 16 dicembre è stato confermato. Se fossi il governo eviterei di distrarmi. Questi ormai si sono rotti le scatole e a fare le mezze maniche non ci stanno.
Ivan Cavicchi – Il Manifesto – 29 novembre 2015