«Non ci saranno tagli alla sanità, anzi nel 2017 ci sarà un aumento. E non ci sarà alcuna tassa sulle sigarette. È finito il tempo dei Governi che usavano le tasse ai cittadini come un bancomat». Tirato in ballo da indiscrezioni su possibili tagli al Ssn da 1,5 miliardi con una tassa da 1 cent a sigaretta per finanziare con 700 milioni la spesa (oltre 2 miliardi) per i farmaci oncologici, Matteo Renzi ha smentito il desiderio del Governo di far cassa sulla salute pubblica.
Smentendo così l’ipotesi della tassa sulle sigarette sponsorizzata dalla sua ministra Beatrice Lorenzin. Che ha esultato per le parole del premier («solo gossip le indiscrezioni»), non senza sottolineare però che la tassa sul fumo è «valutata condivisibile dal punto di vista scientifico». Per aggiungere, quasi a chiedere certezze a Renzi: «Allora vuole dire che i fondi per il 2017 saranno di 113 miliardi», ha chiosato Lorenzin.
Puntuale come i temporali di fine estate, anche quest’anno “sotto” manovra esplode il caso dei tagli alla sanità. Con code polemiche dei sindacati contro i tagli e delle regioni di centrodestra: «Se arrivano altri tagli da Roma, chiudiamo gli ospedali», attacca Luca Zaia (Lega, Veneto). Mentre Giovanni Toti (Forza Italia, Liguria) ha fatto notare «che un mancato aumento sarebbe come un taglio. Vedremo la manovra». Con Enrico Rossi (Pd, Toscana) che invece rilancia: «Basta tagli, si faccia davvero lotta all’evasione».
Perché la partita, aldilà delle singole misure, è quella della consistenza della dotazione finanziaria per la sanità il prossimo anno. Dice il Def: 113 miliardi, due in più di quest’anno. Ma l’aumento promesso da Renzi («Un ministro chiede sempre 10, ma poi non è che se ottiene 1 ha avuto un taglio», le parole del premier) di quanto sarà davvero? I 2 miliardi in più scritti nel Def possono essere rivisti con la nota d’aggiornamento, tanto più con un Pil in declino. E qui c’è tutta la preoccupazione. Proprio come l’anno scorso col balletto di cifre: sono stati 2 miliardi in meno o 1 in più? «Di Renzi non ci fidiamo», ha attaccato facile il M5S.
Fatto sta che tra spesa farmaceutica, contratti, investimenti, le richieste crescono e sono forti. Mentre la spending review potrebbe assicurare risparmi in più con misure stringenti in arrivo e gli ospedali vanno a dieta con piani di rientro triennali dai deficit che valgono diversi miliardi di euro. Ma i problemi vanno crescendo, ancora sui farmaci. Ieri il Tar del Lazio (si veda www.sanita24) ha rinviato a luglio 2017 la decisione sulle effettive somme che le industrie devono versare come payback per lo sfondamento da 1,5 miliardi a loro carico della spesa farmaceutica ospedaliera 2013-2015. Il risultato è che adesso rispetto alle attese mancano all’appello quasi 300 milioni, poiché le industrie che hanno fatto ricorso hanno versato solo le somme che avevano accantonato in bilancio, inferiori a quelle pretese dall’Aifa, ora chiamata e presentare calcoli certi e affidabili. Ma ci sarebbe anche una buona notizia: riguarda l’Abruzzo, per il quale ieri il Consiglio dei ministri ha deciso l’uscita dopo nove anni dal piano di rientro dal deficit.
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 16 settembre 2016