Tutti promossi dalla Quinta commissione sanità, i direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere venete. Promossi, sì. Ma più di qualcuno è stato “rimandato”. E, neanche a dirlo, la materia nella quale i manager della sanità veneta sono più carenti è il recupero delle liste d’attesa.
Ieri la Commissione presieduta da Sonia Brescacin (Lega) si è espressa, valutando il lavoro fatto dai dg nel 2022, il suo voto peserà per il 20% sulla valutazione totale. Un ulteriore 20% sarà esito del voto della conferenza dei sindaci e il rimanente 60% sarà espressione della Giunta regionale, che deve ancora votare. Ma è già possibile stilare un primo bilancio, seppur parziale.
Promozione piena per i dg dell’Usl 1 Dolomiti Maria Grazia Carraro, scomparsa a marzo, dell’Usl 5 Patrizia Simionato, dell’Usl 6 Paolo Fortuna, dell’Usl 8 Giusy Bonavina, dello Iov Patrizia Benini e di Azienda Zero Roberto Toniolo. Sono tutti stati promossi con il 20 in pagella: il voto massimo.
Fanno un passo indietro rispetto all’anno scorso Giuseppe Dal Ben, dg dell’Azienda Ospedaliera di Padova, e Francesco Benazzi, a capo dell’Usl 2 trevigiana. Entrambi hanno conquistato 19 punti. Infine, mezzo punto in più per i veneziani Edgardo Contato (Usl 3) e Mauro Filippi (Usl 4). Il nodo? Le liste d’attesa. È così per le Usl 2 Trevigiana e l’Azienda Ospedaliera di Padova, che, proprio riguardo al recupero delle prestazioni di ricovero e di specialistica ambulatoriale, si attestano sotto la media regionale in due indicatori; le aziende 3 Serenissima, 4 del Veneto Orientale e 7 Pedemontana, invece, in uno.
Il motivo delle riserve è presto detto: il mancato rispetto dei tempi stabiliti dal piano per il recupero delle liste d’attesa. Quanto ai ricoveri, l’Usl 2 trevigiana è riuscita ad attuare appena il 54% del piano, l’Usl 3 veneziana il 55% e l’AO di Padova il 69%. Risultati decisamente insufficienti, considerando ad esempio il 99% dell’Usl 1 bellunese o il 100% dello Iov. Quanto alle prestazioni chirurgiche, i risultati peggiori sono stati segnati dalle due Aziende Ospedaliere Universitarie: appena il 71% di prestazioni erogate a Verona e il 79% a Padova. La situazione è decisamente migliore sul lavoro delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. E pure negli screening, fatta eccezione per il Veneto orientale, nella cui Usl è stato eseguito soltanto il 68% di quanto previsto dal piano.
È sulle liste d’attesa che si focalizza l’intervento di Anna Maria Bigon, Francesca Zottis e Chiara Luisetto, consigliere regionali del Partito Democratico, incardinate nella Quinta Commissione Sanità. «Sulla valutazione dei dg delle Usl pesa il parametro delle liste d’attesa, che non si può trascurare e attorno al quale è impossibile stabilire con esattezza la dimensione dei ritardi. Questo non offre indicatori sufficienti per valutare i dirigenti» sostengono le tre consigliere, motivando così la loro astensione dal voto, «Sono molte le situazioni in cui i cittadini che chiedono visite ed esami si sentono rispondere che le agende sono chiuse. E molti i casi in cui non sono neanche registrati i nomi dei richiedenti. Va costituito un fondo di 30 milioni per comprare pacchetti di prestazioni libero-professionali intramurarie aumentando gli importi».
La Nuova Venezia