Il processo, che vede imputati Puntin e Toniolo, è iniziato con le eccezioni presentate dalle difese. Si tornerà in aula il 23 novembre per l’incarico al perito
Sanità, denari e ipotesi di corruzione: cinque imputati, dall’amministratore dell’epoca della clinica Pederzoli di Peschiera all’ex segretario della Sanità regionale e l’accusa che pone un’ombra sulla correttezza dei comportamenti relativi a concessioni edilizie e programmazione sanitaria. Ieri mattina all’apertura del dibattimento la Regione Veneto, nella persona del governatore Luca Zaia, si è costituita parte civile. E sarà parte attiva nel procedimento. Il tribunale non ha accolto nessuna delle eccezioni di nullità presentate dalle difese (il collegio è formato da Luigi Sancassani, Paolo Stefenelli, Carlo Pietribiasi e Piero Longo, Mario Dapor), nemmeno la richiesta di patteggiamento avanzata dal difensore di Demattè (che prima del dibattimento ha risarcito il comune di Rovereto) per l’ipotesi attenuata di corruzione impropria e in aula si torna il 23 novembre, data in cui sarà affidato al perito l’incarico di trascrivere le telefonate intercettate. Ma il dibattimento, con l’audizione delle decine di testimoni citati dal pm Paolo Sachar e dalle difese, entrerà nel vivo a metà aprile.
Il processo a Giuseppe Puntin, alla moglie Bianca Salvalai, al politico trentino Fabio Demattè, all’allora direttore amministrativo della clinica privata Solatrix di Rovereto, Gianfranco Turchini, e a Franco Toniolo, dirigente della Sanità veneta ora in pensione, è iniziato con le eccezioni presentate dalle difese e relative alla nullità del decreto che dispone il giudizio a causa della «indeterminatezza del capo di imputazione» in particolare relativamente alla somma di denaro consegnata a Toniolo da Puntin «per orientare la programmazione ed evitare ! il trasferimento della Chierego Perbellini a Marzana preferendo o invece l’accorpamento al Chiarenzi di Zevio» e in secondo luogo relativamente alla contestazione mossa sempre a Puntin, alla moglie, a Turchini e a Demattè per i denari versati al politico per ottenere che la pratica che interessava l’ampliamento di Solatrix venisse evasa in tempi rapidi. E la contestazione mossa a lui e ad altre persone non identificate è di aver compiuto atti «contrari ai doveri d’ufficio».
«Una parafrasi dell’ipotesi descritta dall’articolo 319 del codice», l’osservazione dell’avvocato Luigi Sancassani che assiste Puntin e la moglie, «manca la contestazione specifica e puntuale, non so come si possa identificare il comportamento specifico. In fase di indagine sono state fornite ampie spiegazioni per quei 10mila euro, denaro che venne consegnato a Demattè che si era interessato, privatamente per l’acquisto di un terreno da destinare a parcheggio, nulla a che vedere con il consiglio comunale. Una giustifica! zione che non è stata smentita». Indeterminatezza che tuttavia il collegio non ha ravvisato, né relativamente all’ipotesi che riguarda Toniolo né per quella relativa a Demattè «per il quale l’ipotesi corruttiva può astrattamento integrare atto di corruzione salvo poi dimostrare, in concreto, il collegamento
L’Arena
10 novembre 2010