La ragion di Stato questa volta sembra poter prevalere sul più classico ‘assalto alla diligenza’. Dopo il lunedì nero della borsa italiana e i rischi che corre l’Italia sotto l’attacco degli speculatori, maggioranza e opposizioni hanno dichiarato di limitare al massimo i possibili interventi di modifica alla manovra di pareggio, da ieri all’esame della Commissione Bilancio del Senato.
Pensioni, imposta di bollo sui dossier titoli, patto di stabilità interno dei Comuni, ticket sanitari e ammortamenti finanziari per le opere in concessione. Sono questi i temi su cui si concentreranno i correttivi di Pdl e Lega al Dl 98 e su cui potrebbe già oggi registrarsi una convergenza con le minoranze. Fermo restando l’obiettivo indicato dal Governo dei saldi invariati.
Oltre a un incontro programmato bipartisan per oggi con la possibile partecipazione del presidente del Consiglio, si lavora anche a contrarre al massimo i tempi per l’approvazione. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha convocato per le 13 la conferenza dei capigruppo per riscrivere il calendario, che inizialmente prevedeva il passaggio in commissione Bilancio per questa settimana, e in aula da martedì a giovedì della prossima.
Tempi destinati a ridursi con la possibilità che la manovra di pareggio lasci Palazzo Madama già questa settimana per passare all’esame lampo da parte della Camera. A chiedere un varo flash della manovra, tra l’altro, era stato lo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti che oggi potrebbe chiarire, recandosi a Palazzo Madama, la posizione del Governo sulle modifiche da poter recepire.
Intanto, sugli emendamenti possibili le opposizioni (Pd, Udc e Idv) hanno già dichiarato che oggi depositeranno in Commissione (il termine scade alle 18) non più di 5 emendamenti. La Lega ne proporrà non più di 20, tra cui la riduzione delle bollette energetiche con la riduzione degli incentivi alle rinnovabili. Dai responsabili, invece, potrebbe arrivare il pacchetto di modifiche più variegato: dall’anatocismo degli interessi bancari ai precari sul lavoro.
Sul fronte delle pensioni sembrano ormai tutti concordi nel proporre un allentamento del blocco che scatterà nel biennio 2012/2013 sulle rivalutazioni. Sul tappeto ci sono due soluzioni: una più ‘draconiana’ che esonera dal taglio i trattamenti fino a 5 volte il minimo (circa 2.300 euro al mese) ma azzera l’indicizzazione di quelli oltre tale soglia; l’altra, più soft, che punta a ridurre l’adeguamento progressivamente la parte di assegno eccedente le somme tra 5 e 8 volte e tra 8 e 10 volte il minimo. Per assicurare gli stessi risparmi della versione originaria (420 milioni netti il primo anno che diventano 680 nel 2013 e nel 2014) l’Esecutivo potrebbe anche intervenire sulla norma anti-badanti sganciandola dall’età dei coniugi e agganciandola all’aspettativa di vita.
Novità in vista anche per il patto di stabilità. I 10 indici di virtuosità previsti per l’esonero dai tagli del 2013 e per lo ‘sconto’ su quelli del Dl 78/2010 saranno, da un lato, arricchiti con il rispetto dei fabbisogni standard previsti dal federalismo e, dall’altro, ridotti di numero e concentrati su dati come il tasso di indebitamento o la quota di entrate proprie sulle entrate correnti.
Piena convergenza di intenti si registra inoltre sulla possibile progressività da introdurre nell’aumento dell’imposta di bollo sui depositi titoli, con la possibilità di escludere il prelievo sui titoli di Stato. Sui ticket sanitari, invece, la richiesta potrebbe essere quella di prevedere un aggancio diretto all’Isee.
Proposte di modifica bipartisan in arrivo anche sugli ammortamenti all’1% dei beni gratuitamente devolvibili alla scadenza della concessione: si punta ad abbandonare il ritocco al ribasso degli ammortamenti (dal 3,33% all’1%), cercando di far quadrare i saldi con un’altra forma di prelievo sugli stessi concessionari.