di Alda Vanzan, dal Gazzettino. Le delibere della giunta di Luca Zaia in materia di sanità, a partire dal riparto, sono illegittime. Lo scrive, pur con un punto di domanda – «presunta illegittimità» – il presidente della Quinta commissione Fabrizio Boron che, in una lettera riservata personale inviata a sei persone, invita la giunta a «revocare tali provedimenti». Il motivo della «presunta illegittimità» è che le delibere in questione sono state approvate a Palazzo Balbi ma non hanno attraversato il Canal Grande: nessuno le ha mandate a Palazzo Ferro Fini perché venissero esaminate dalla commissione competente, quella, cioè, del leghista Boron. E l’Ufficio legislativo del consiglio, interpellato dallo stesso Boron, è stato chiaro nel dire che il parere della commissione deve esserci: la normativa di riferimento – ha scritto il dirigente capo del Legislativo, Carlo Giachetti – prevede espressamente il parere della Quinta commissione consiliare sul provvedimento di riparto del fondo sanitario regionale.
BUFERA – La lettera di Boron ha provocato non poco trambusto, soprattutto a livello politico. Intanto per la scelta di spedire una riservata personale a sei persone – il governatore Luca Zaia, l’assessore alla Sanità Luca Coletto, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti e per conoscenza il segretario generale della della Programmazione Ilaria Bramezza, il segretario della giunta Mario Caramel e il segretario del consiglio regionale Roberto Valente – anziché alzare il telefono o andare a parlare di persona al Balbi. Poi perché, di fatto, Boron ha fatto proprie le perplessità espresse dall’opposizione: il 31 gennaio, Claudio Sinigaglia, Pd, aveva denunciato che «le delibere sulla programmazione socio-sanitaria passano senza il parere della competente commissione» e aveva ironizzato sull’ignavia del presidente della Quinta e sugli assessori competenti: «Boron non dice una parola e lo stesso fanno Coletto e Lanzarin che lasciano passare queste deliberazioni senza proferire verbo. Speriamo che Boron – aveva concluso Sinigaglia – abbia un sussulto di dignità». L’attacco era chiaramente rivolto al direttore Domenico Mantoan, ritenuto il deus ex machina della sanità veneta.
DELIBERE DA RITIRARE – Due giorni dopo la denuncia dell’opposizione – che in commissione aveva espressamente chiesto di verificare la legittimità delle delibere di giunta numero 2165, 2174 e 2239 del 23 dicembre 2016 – Boron scrive all’Ufficio legislativo del consiglio. È il 2 febbraio. Il 9 febbraio arriva la risposta: il parere della commissione consiliare deve esserci. Quindi aveva ragione Sinigaglia? Lo stesso giorno, giovedì 9 febbraio, Boron prende carta e penna e scrive a Zaia e agli altri cinque: «La lettura del parere del Servizio Affari giuridici e legislativi, che si allega alla presente nota, conferma ampiamente i segnalati profili di illegittimità per singole parti o per la interezza delle citate deliberazioni di giunta regionale. Si invita pertanto la giunta a revocare tali provvedimenti, riadottandoli nella forma di Dgr/Cr ed inviarli al Consiglio per l’acquisizione del parere della competente commissione, al fine di evitare possibili future impugnative in sede giudiziaria». Per i non addetti ai lavori: la Dgr è la delibera di giunta, la Cr è la delibera che deve passare al vaglio della commissione.
RISCHI – Il timore di Boron, dunque, è che qualcuno impugni il riparto e gli ospedali si trovino senza soldi. I rumors, però, riferiscono di ben altre reazioni: non sarebbe stato gradito il fatto che il presidente leghista della Quinta commissione abbia sposato le tesi di Sinigaglia del Pd, senza contare il fatto che sia Boron che Sinigaglia sono padovani e a Padova si va al voto. Ma, soprattutto, sarebbero preoccupazioni infondate tant’è che il responsabile delle delibere, cioè Domenico Mantoan, non batte ciglio: «Non so niente di questo parere del Legislativo. Se nel verrò portato a conoscenza dal presidente Zaia, cui rispondo, me ne occuperò». Ma perché la giunta ha scavalcato il consiglio? «Come ha detto l’assessore Coletto, si tratta di un riparto provvisorio. Bisognava farlo subito per pagare gli stipendi. Per il riparto definitivo bisogna che il quadro sia chiaro: quanti soldi ci darà il Governo, se 8,5 o 8,3 miliardi, e quali saranno i compiti dell’Azienda Zero. A quel punto la delibera andrà ovviamente in commissione». Ma al Ferro Fini c’è già chi obietta: se il riparto lo trasmettono in autunno non serve a niente.
Il Gazzettino – 11 febbraio 2017